Venne invece affascinato dai monumenti antichi e subito cominciò a dipingere rovine e chiese medioevali.
Questi dipinti in seguito influenzarono la pittura Danese.
Eckersberg dipinse i più famosi monumenti di Roma come tanti altri pittori europei avevano fatto prima di lui, ma il pittore danese gli mostrò in una luce diversa, rivolgendo la sua attenzione anche a motivi di minore importanza e che nessuno prima di lui aveva dipinto.
Il suo metodo di lavoro consisteva in una composizione pittorica ordinata e precisa.
Era un uomo obiettivo e realista e , nei suoi quadri, non c'è alcuna esaltazione romantica.
Ogni dettaglio viene riprodotto con molta accuratezza ed i suoi soggetti sono sempre illuminati da una luce forte ed inconsueta.
Eckersberg fù il primo pittore danese che ,durante il soggiorno romano, dipinse all'aperto e a questo modo aprì la strada a un diretto e profondo studio diretto della natura.
Con i suoi dipinti romani fissò il punto di partenza della pittura danese per i succesivi trent'anni.Furono proprio i suoi dipinti a indicare alla generazione successiva di pittori quali soggetti scegliere durante il soggiorno in Italia almeno fino al 1850, il periodo denominato "l'età d'oro".
Nel 1818 Eckersberg venne nominato professore all'Accademia d'Arte di Copenaghen: ebbe così la possibilità di trasmettere i suoi principi pittorici alla nuova generazione di artisti.
L'affluenza di discepoli alle sue lezioni era enorme. Per la prima volta si poteva parlare di una scuola d'arte in Danimarca o, più precisamente, a Copenaghen, dal momento che tutta la vita culturale dell'epoca era concentrata esclusivamente nella capitale.
Come i suoi predecessori, Eckersberg dava molta importanza alla figura umana, ma sotto di lui l'insegnamento si rinnovò e divenne più conforme alle esigenze del tempo.
Il nudo uscì dal mondo sublime e distante delle pitture storiche e assunse invece atteggiamenti più reali e ordinari.
Come novità, Eckersberg introdusse nei programmi didattici escursioni nei dintorni di Copenaghen per dare ai suoi allievi la possibilità di dipingere e disegnare a diretto contatto con la natura. Lo studio della natura divenne quindi una parte importante dell'insegnamento all'Accademia d'Arte, evento assolutamente inedito per quell'epoca.
Naturalmente c'erano sempre stati artisti che amavano dipingere i loro soggetti all'aperto, ma nelle accademie d'arte di tutta Europa l'insegnamento era tuttora legato ai vecchi ideali classici.
Non solo in Danimarca quindi, ma anche sul piano europeo, Eckersberg va considerato un grande innovatore. Il fiorire dell'età d'oro in Danimarca coincide con una crisi economica tra le più gravi della storia danese.
Alla fine delle guerre napoleoniche, nel 1814, il commercio estero era stagnante e il paese si trovava in una crisi economica che durò fino all'inizio del 1830.
A causa delle ristrettezze economiche, i danesi impararono a cercare le gioie e soddisfazioni della vita nelle piccole cose quotidiane.
Anche i pittori si dedicarono alla rappresentazione di avvenimenti umili, vicini alla vita di tutti i giorni, scene di vita familiare nelle case della borghesia, strade, piazze, vicoli e dintorni della città.
La famiglia divenne uno dei pilastri più importanti nella società danese dell'età d'oro, e i pittori si specializzarono nelle rappresentazioni di una idillica vita familiare: l'intimità con i figli, la tranquillità della lettura del giornale o del lavoro a maglia.
Questi erano i motivi preferiti, ma la borghesia di Copenaghen commissionava anche piccoli ritratti dei membri della famiglia.
Quasi tutti i pittori dell'epoca dipingevano anche ritratti, e alcuni di loro, come Christian Albrecht Jensen, lavoravano esclusivamente come ritrattisti.
Eckersberg incitava i suoi allievi a esercitarsi su tutto: anche un soggetto di poca importanza poteva servire a sviluppare il loro senso di osservazione e la loro abilità.
Gli allievi seguivano il suo consiglio. Non era necessario andare lontano per trovare un soggetto su cui esercitarsi: la vista dalla finestra dell'atelier del maestro, oppure il cortile dietro il palazzo di Charlottenborg, sede dell'Accademia.
Videro così la luce un'infinità di ritratti di artisti che danno oggi un'idea del modo di lavorare dei pittori dell'epoca: intenti a studiare le copie delle sculture antiche, a disegnare un modello dal vero, a dipingere al cavalletto o mentre modellano una scultura. I dipinti mostrano chiaramente che per diventare un vero artista ci vuole pazienza, precisione e molta professionalità.
Queste pitture inoltre rivelano anche come l'artista vedeva se stesso: non un artigiano, né un rivoluzionario romantico, e neppure un visionario scapigliato della generazione successiva. Gli artisti di quel periodo erano invece giovani seri e pensosi, che con la loro arte volevano raggiungere uno scopo ben preciso.
Ed erano tutti quanti maschi: l'accesso all'Accademia era loro vietato. Le donne che volevano intraprendere la carriera d'artista dovevano rivolgersi a un professore per lezioni private.
C'è un artista che più di ogni altro può considerarsi il prodotto della crisi economica e dell'orizzonte piuttosto limitato dell'epoca: Christen Kobke. Intorno al 1840 in Danimarca cominciò a diffondersi una nuova forma di pittura paesaggistica; fino ad allora solo pochi danesi la praticavano, ma una nuova situazione politica contribuì al cambiamento.
Si in viaggio era sempre l'Italia e soprattutto a Roma i giovani cercavano i soggetti che Eckersberg aveva fatto loro conoscere.
Non si limitavano, però, a dipingere solo i monumenti antichi: erano attirati in eguai misura dalla vita popolare, e molti dei loro dipinti divennero documenti di viaggio.
Un solo artista, Martinus R0rbye, scelse una meta diversa. Fu uno dei primi a recarsi in Grecia e in Turchia nel 1835, pochi anni dopo la fine della guerra d'indipendenza greca. Intorno al 1840 in Danimarca cominciò a diffondersi una nuova forma di pittura paesaggistica; fino ad allora solo pochi danesi la praticavano, ma una nuova situazione politica contribuì al cambiamento.
DIPINTI CHE ESALTANO IL PAESAGGIO A partire dal 1830, infatti, erano sorti diversi contrasti tra la popolazione filo-danese e quella filo-tedesca nei due ducati di Schleswig e Holstein, che appartenevano alla Corona danese.
Nel regno vari personaggi influenti facevano di tutto per sostenere il "danesismo".
Un certo numero di artisti, tra i quali diversi pittori, fecero proprie queste idee e cominciarono a esaltare il paesaggio danese nei loro quadri, dimostrando che poteva competere con quello dei paesi stranieri.
I giovani paesaggisti uscirono dal centro della città, si recarono in campagna e qui non trovarono la natura selvaggia, bensì il bel paesaggio agricolo coltivato.
Già da allora, infatti, non esisteva praticamente più il paesaggio incontaminato della Danimarca.
L'età d'oro della pittura danese finisce intorno al 1850, quando morirono molti pittori famosi e altri smisero di dipingere. Intanto nuovi ideali artistici prendevano forma e sostituivano quelli passati.
Christen Købke (1810 -1848) In vita ottenne soltanto dei dignitosi riconoscimenti, ma a cominciare dal diciannovesimo secolo è stato considerato come uno dei più importanti pittori danesi del suo tempo.In Danimarca il Biedermeier era consciuto come " The Golden Age" o " The Age of kobke". Figlio di un macellaio, K entrò all'Accademia di Copenhagen all'età di 21 anni. Il suo primo insegnante fù il ritrattista C. A. Lorentzen. Diviene uno scolaro di Eckersberg e continuò a lavorare nel suo studio fino al 1832 assorbendone lo stile proiettato al realismo e facendo insieme a lui molte prove dei suoi lavori più importanti , andando in giro nei dintorni di Copenhagen. Christoffer Wilhelm Eckersberg (1783-1853).