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FOTO PRESENTI 4 |
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Palizzi Giuseppe
GIUSEPPE PALIZZI, MANDRIE E BUTTERI IN MAREMMA,
1868 ca., olio su tela, 73x106. Collezione privata
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Palizzi Giuseppe
GIUSEPPE PALIZZI, CORTEO NUZIALE
, olio su tela, 80x134,5. Collezione privata.
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Palizzi Giuseppe
GIUSEPPE PALIZZI, INTERNO DELLA FORESTA DI FONTAINEBLEAU CON CARRETTO,
1850-60, olio su tela, 95x68. Napoli, Galleria dell'Accademia di Belle Arti.
Giuseppe Palizzi, Casa di campagna, 1860-70, olio su tela, 34x56. Napoli, Galleria dell'Accademia
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Palizzi Giuseppe
GIUSEPPE PALIZZI, CASA DI CAMPAGNA,
1860-70, olio su tela, 34x56. Napoli, Galleria dell'Accademia di Belle Arti.
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Nel 1844 si trasferisce a Parigi dove si aggiorna sulle tendenze della Scuola di Barbizon. Stabilisce la sua dimora nei pressi della foresta Fontainebleau, soggetto che ricorre in numerosi dipinti. L'insegnamento dei pittori di Barbizon lo porta ad approfondire la resa naturalistica della luce, studiata nell'alternanza con l'ombra, fra i rami e le foglie della foresta; un'eco di questo studio si può cogliere, ad esempio, nell'opera I due pastorelli, ospitata nella Pinacoteca Civica di Vasto. Egli continua a mantenere, tuttavia, una impostazione classica del paesaggio, attraverso l'introduzione di grandi quinte arboree che conferiscono monumentalità alla scena. Durante il soggiorno francese intrattiene una fitta corrispondenza con il fratello Filippo rimasto a Napoli, dal quale si fa inviare gli studi di animali con lo scopo di copiarli ed inserirli nei suoi paesaggi. Il connubio di soggetti paesaggistici con quelli animalistici gli arreca il favore della critica. A partire, infatti, dal 1845 comincia ad esporre regolarmente nei Salons parigini, ottenendo notevole successo. Rientra in Italia nel 1854, ma già l'anno seguente è a Parigi per partecipare all'Esposizione Universale. I dipinti di questo periodo risentono dell'influenza del realismo di Courbet nella stesura a macchie di colore e nella trattazione di tematiche sociali. L'ultima produzione rivela anche l'adozione di uno stile pittorico più sintetico che si avvale di colori bituminosi distribuiti con pennellate rapide e sommarie.
Il 'barbizonnier' Giuseppe Palizzi
È sulla scia di de Francesco che Giuseppe Palizzi si recò nel 1844 a Parigi, scegliendo la Francia come sua patria elettiva. Seri conflitti con l'ambiente ufficiale dei pittori napoletani soprattutto con Smargiassi lo indussero a compiere questo passo che avrebbe provocato una profonda svolta nella sua opera, ma nondimeno nell'arte del fratello Filippo e nell'andamento della pittura partenopea in generale.
Fin dai primi lavori francesi, Palizzi dimostrò di aver assimilato la lezione dei Barbizonniers, se si osserva per esempio il dipinto L'accampamento di zingari, forse da identificare con quel Intérieur de fôret con il quale l'artista debuttò al Salon del 1845. «La monumentalità compatta delle masse arboree; la intonazione bassa e cupa con prevalenza di verdi cipresso, terre bruciate e bitumi; la pennellata libera e densa, ma minuta ed insistente», come scrive Amalia Mezzetti, la maggiore conoscitrice dell'opera di Palizzi, sono infatti tutte caratteristiche del gruppo francese.
La foresta di Fontainebleau divenne lo scenario preferito dei quadri di Palizzi. Animata da taglialegna e pastori, da cavalieri, da greggi e armenti, la foresta non smise mai di esercitare il suo fascino sul pittore italiano che proprio lì ambientò un suo tardo Autoritratto (1870 ca.), mettendo in chiaro quale fosse il suo vero atelier.
Dove si trovasse esattamente il luogo prescelto da Palizzi ce lo indica Francesco Netti che più di vent'anni dopo avrebbe seguito l'esempio dell'amico in una lettera al padre scritta da Grez il 19 agosto 1869: «Vi scrivo, come vedete, da una campagna, ove mi trovo da cinque o sei giorni. [...] Grez è un villaggio di circa duecento abitanti, a poca distanza da Fontainebleau e a due ore e mezzo di strada ferrata da Parigi. La campagna è bellissima traversata da un piccolo fiume [le Loing], e piena di motivi e di punti pittoreschi. Essa è molto frequentata dagli Artisti. Peppino Palizzi, che mi ha indicato questo sito, vi si è fatto fabbricare uno studio e ci viene tutti gli anni. Dovevamo anzi venirci insieme, se degli affari non lo avessero ritenuto. Verrà però a raggiungermi domani o dopo domani».
Palizzi venne a contatto con tutto il mondo parigino dell'arte che contava; conobbe le opere di Delacroix, Ingres, Daumier, Corot e Courbet che esercitarono, soprattutto gli ultimi due, una tangibile influenza su di lui. L'interesse di Palizzi, infatti, in un determinato periodo della sua produzione, per la tematica sociale, che si traduce in dipinti quali Il falegname, Gli scavi a Pompei e I carbonai, rivela una indubbia attenzione per le opere di Courbet; da individuare anche nella materia pittorica più fluida e in una stesura larga e immediata.
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