Girolamo della Robbia - già attivo con alcuni invetriati alla certosa di Firenze (San Lorenzo, perduto, e Cristo portacroce, 1514), e per importanti pale d'intonazione manierista (si veda la Bella Giardiniera tratta da Raffaello alla Biblioteca Nazionale di Firenze, o la pala di San Jacopo a Gallicano) e Luca il Giovane - amici entrambi di Andrea del Sarto che volle ritrarli, insieme all'anziano Andrea della Robbia, nelle Storie di san Filippo Benizzi del Chiostrino dei voti alla Santissima Annunziata di Firenze (1509) - furono gli unici in grado di affermare il valore internazionale dell'arte di famiglia. Vasari ricorda Girolamo come uno scultore completo che «attese a lavorare di marmo e di terra e di bronzo» e che riuscì per le sue doti intrinseche di «valente uomo» a confrontarsi con l'indiscutibile talento e trarre profitto dalla «concorrenza di lacopo Sansovino, Baccio Bandinelli e altri maestri de'suoi tempi». Sulla fine del 1517 da alcuni mercanti fiorentini, forse da quello stesso Pier del Tovaglia nominato a Bordeaux nel 1520 suo procuratore, «fu condotto in Francia, dove fece molte opere per lo re Francesco [...] e per tutto quel regno, acquistandosi fama e bonissime facultà». A partire dal 1527 Girolamo - che nel 1525, forse per la morte sopraggiunta del padre, aveva fatto ritorno a Firenze e magari aveva dato mano alla stesura di alcune opere di via Guelfa, come sembrerebbe suggerire il tendere verso una riconquistata e solenne monumentalità di certa produzione comunemente riportata nell'entourage di Giovanni - riceve da Francesco I importanti incarichi per la ristrutturazione e per gli arredi di numerosi "chàteaux de plaisir", primo fra tutti il fiabesco Chàteau de Madrid, rivestito dentro e fuori da preziose decorazioni invetriate, medaglioni, cornici, fregi, colonne, pilastri, caminetti, pavimenti, in gran parte andati perduti. Dei pochi frammenti pervenutici, alcuni conservati presso il Musée de la Céramique di Sèvres, altri reimpiegati in edifici del Bois de Boulogne a Parigi o presso collezioni private, abbiamo un'idea grazie alle minuziose tavole ottocentesche colorate del Parmentier. L'ultima opera documentata di Girolamo, il "gisant" (figura giacente) di Caterina de' Medici (1565) per Saint Denis, rimasto incompiuto alla sua morte, nel 1566, si conserva al Louvre. Girolamo della Robbia - già attivo con alcuni invetriati alla certosa di Firenze (San Lorenzo, perduto, e Cristo portacroce, 1514), e per importanti pale d'intonazione manierista (si veda la Bella Giardiniera tratta da Raffaello alla Biblioteca Nazionale di Firenze, o la pala di San Jacopo a Gallicano) e Luca il Giovane - amici entrambi di Andrea del Sarto che volle ritrarli, insieme all'anziano Andrea della Robbia, nelle Storie di san Filippo Benizzi del Chiostrino dei voti alla Santissima Annunziata di Firenze (1509) - furono gli unici in grado di affermare il valore internazionale dell'arte di famiglia. Vasari ricorda Girolamo come uno scultore completo che «attese a lavorare di marmo e di terra e di bronzo» e che riuscì per le sue doti intrinseche di «valente uomo» a confrontarsi con l'indiscutibile talento e trarre profitto dalla «concorrenza di lacopo Sansovino, Baccio Bandinelli e altri maestri de'suoi tempi». Sulla fine del 1517 da alcuni mercanti fiorentini, forse da quello stesso Pier del Tovaglia nominato a Bordeaux nel 1520 suo procuratore, «fu condotto in Francia, dove fece molte opere per lo re Francesco [...] e per tutto quel regno, acquistandosi fama e bonissime facultà». A partire dal 1527 Girolamo - che nel 1525, forse per la morte sopraggiunta del padre, aveva fatto ritorno a Firenze e magari aveva dato mano alla stesura di alcune opere di via Guelfa, come sembrerebbe suggerire il tendere verso una riconquistata e solenne monumentalità di certa produzione comunemente riportata nell'entourage di Giovanni - riceve da Francesco I importanti incarichi per la ristrutturazione e per gli arredi di numerosi "chàteaux de plaisir", primo fra tutti il fiabesco Chàteau de Madrid, rivestito dentro e fuori da preziose decorazioni invetriate, medaglioni, cornici, fregi, colonne, pilastri, caminetti, pavimenti, in gran parte andati perduti. Dei pochi frammenti pervenutici, alcuni conservati presso il Musée de la Céramique di Sèvres, altri reimpiegati in edifici del Bois de Boulogne a Parigi o presso collezioni private, abbiamo un'idea grazie alle minuziose tavole ottocentesche colorate del Parmentier. L'ultima opera documentata di Girolamo, il "gisant" (figura giacente) di Caterina de' Medici (1565) per Saint Denis, rimasto incompiuto alla sua morte, nel 1566, si conserva al Louvre.
Luca Della Robbia
Ansrea Della Robbia
Giovanni Della Robbia Luca il Giovane Della Robbia
Buglioni Benedetto Buglioni Santi