|
|
FOTO PRESENTI 26 |
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD SUMMERTIME
Gift of Dora Sexton Brown 1962
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD NIGHTHAWKS
Friends of American Art Collection, 1942
Hopper rappresentò ripetutamente, nei suoi dipinti, le diverse ore del giorno, mettendo in evidenza gli effetti della luce in vari contesti umani. In questo utilizzo del tempo come espressione e riflesso di umori e stati d’animo, Hopper si ispirò probabilmente alla letteratura simbolista francese (Baudelaire, Rimbaud, Verlaine). Il maggiore fascino appartiene, ovviamente, alla notte, che diviene simbolo della solitudine delle grandi città. I falchi notturni non sono altro che i frequentatori nottambuli dei bar o dei ristoranti metropolitani, come in un racconto di Hemingway o come quello che realmente si trovava a New York, a Greenwich Avenue, all’incrocio fra due strade. La coppia seduta al bancone è l’elemento principale della scena insieme al barman, cui fa da contraltare cromatico e luministico il cliente isolato, seduto di spalle. I colori sono netti e abbaglianti, senza ombreggiature o sfumature, le geometrie e i piani dell’ambiente lineari, dritti, quasi astratti. Inconsciamente, forse, ho dipinto la solitudine di una grande città, affermava, ma era sedotto, in realtà, da quel magico gioco di colori e di piani sotto la fredda luce artificiale che inonda il locale. Gli individui sono presenti nel dipinto in quanto semplice materia immersa nell’ombra e nella luce. Al suo apparire, il quadro ispirò diversi poeti americani, innamoratisi di quella poesia del silenzio.
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD UNA STANZA A NEW YORK
Room in New York
oil on canvas, 72,5 x 90
Edward Hopper - 1932
Lincoln, University of Nebraska Sheldon Memorial A
descrizione: Lincoln, University of Nebraska Sheldon Memorial Art Gallery Hopper soffermò spesso la sua attenzione sulla rappresentazione della coppia e sull’interazione emozionale o l’assenza di questa tra due figure. Qui l’uomo legge il suo giornale mentre la donna, girata indifferentemente dal lato opposto, suona qualche tasto del pianoforte. L’osservatore, che assiste alla scena attraverso la finestra aperta, assume il ruolo del voyeur che spia dall’esterno, senza essere visto. L’assenza di comunicazione e la mancanza di azione tra i due personaggi creano un senso di astratta solitudine e di sospensione silenziosa, accresciute dal contrasto luministico tra il buio dell’esterno e la luce artificiale della stanza e dall’essenza geometrica e fredda della scena. Si intuisce che la pittura di Hopper è interessata alla vita di ogni giorno, all’esistenza dei singoli esseri, alle loro storie e all’universale fragilità degli individui. Non sembrerebbe esserci, come parte della critica ha voluto vedere, un intento di denuncia dello squallore e della desolazione dell’America.
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD AUTORITRATTO
Self-Portrait 1925-30
Collection of Whitney Museum
of American Art, New York
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD EXCURSION INTO PHILOSOPHY
1959
Andrew Cohen
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD HOTEL BY A RAILROAD
1952
Hirshhorn Museum and Sculpture Garden
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD HOTEL WINDOW
Friends of American Art Collection
Reproduction, The Art Institute of Chicago
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD
New York Office 1962
Montgomery Museum of Fine Arts, Montgomery,
Alabama, The Blount Collection
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD CITY SUNLIGHT
1954
Hirshhorn Museum and Sculpture Garden
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD HOUSE AT DUSK
1935
Virginia Museum of Fine Arts, Richmond; The John
Barton Payne Fund
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD MORNING SUN
Columbus Museum of Art
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARS PENNSYLVANNIA COAL TOWN
1947
The Butler Institute of American Art, Youngstown,
Ohio
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD THE SHERIDAN
1937
Collection of The Newark Museum; Purchased
1940, Felix Fuld Bequest Fund
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD A WOMAN IN THE SUN
1961
Collection of Whitney Museum
of American Art, New York
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD EARLY SUNDAY MORNING
1930
Collection of Whitney Museum
of American Art, New York
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD DRUG STORE
1927
Museum of Fine Arts, Boston
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD HOUSE BY THE RAILROAD
oil on canvas, 60 x 72,5
Edward Hopper - 1925
New York, Museum of Modern Art
: L’attrazione di Hopper per i treni risale alla sua adolescenza a Nyack, quando spesso li rappresentava come elementi protagonisti dei suoi schizzi e disegni. La sua fascinazione si estendeva anche alle stazioni o alle vedute fugaci e casuali prese dal treno in corsa, come questa famosa opera del 1925, che fu il primo quadro di Hopper a entrare al Museum of Modern Art di New York. È stato considerato, inoltre, un manifesto della poetica del pittore “per quelle luci intense, tagliate da ombre nettissime, tanto sperimentate nelle incisioni; per quell’edificio solitario e misterioso, unica presenza, ma neppure in primo piano; per quella possibilità di una vita all’interno che si presume solo da qualche persiana alzata; per quella sospensione del tempo che esclude ogni possibilità di azione, eppure è denso di vita”, come scrive Orietta Rossi Pinelli. Come è noto, tra l’altro, questa solitaria casa vittoriana fu di ispirazione per quella protagonista del celebre film Psycho, girato nel 1960 dal regista inglese Alfred Hitchcock, maestro del thrilling e amico di Hopper.
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD CAPTAIN UPTON'S HOUSE
1927
Collection of Steve Martin
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD TWO LIGHTS VILLAGE
1927
Fitchburg Art Museum, Massachusetts;
Bernadine
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD CAPE COD SUNSET
1934
Collection of Whitney Museum
of American Art, New York
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD TWO PURITANS
1945
Private Collection, courtesy of Ronald Feldman Fine
Arts, Inc., New York
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD SOLITARY FIGURE IN A THEATRE
1902-04
Collection of Whitney Museum
of American Art, New York
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD CITY ROOFS
1932 collezione privata
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD BLACKHEAD MONEGHAN.
1916-1919. 9 3/8 x 13 in. Whitney Museum of American Art. New York. USA.
|
Edward Hopper
HOPPER EDWARD CAROLINA
1955. 76,2 x 102 cm. The Whitney Museum of American Art. New York. USA.
|
|
|
|
Nato il 22 luglio del 1882 a Nyack, piccola cittadina sul fiume Hudson, da una colta famiglia borghese americana, Edward Hopper entra nel 1900 alla New York School of Art. La medesima scuola viene frequentata da altri che sarebbero diventati i protagonisti della scena artistica americana dei primi anni Cinquanta del Novecento: Guy Pène du Bois, Rockwell Kent, Eugene Speicher e George Bellows. Gli incontri fondamentali, però, per la formazione del giovane Edward saranno quelli con i suoi tre insegnanti della scuola: William Merrit Chase lo avrebbe incitato a studiare e a copiare ciò che osservava nei musei, Kenneth H. Miller lo avrebbe educato al gusto per una pittura pulita e nitida e per un’ordinata composizione spaziale e Robert Henri avrebbe contribuito a liberare l’arte di quel periodo dal peso delle norme accademiche, offrendo così un attivo esempio al giovane Hopper. Dopo il conseguimento del diploma e il primo impiego da illustratore pubblicitario alla C. Phillips & Company, Edward, nel 1906, compirà il suo primo viaggio in Europa, visitando Parigi, dove sperimenterà un linguaggio formale vicino a quello degli impressionisti, e proseguendo poi, nel 1907, per Londra, Berlino e Bruxelles. Tornato a New York, parteciperà a un’altra mostra di controtendenza organizzata da Henri presso l’Harmonie Club nel 1908 (un mese dopo quella del Gruppo degli Otto). Le personali scelte linguistiche di Hopper saranno messe a punto, però, soltanto nel 1909, quando deciderà di tornare a Parigi per sei mesi, dipingendo a Saint-Gemain e a Fontainebleau. La sua pittura prediligerà il gioco delle luci e delle ombre, e la descrizione di interni imparata da Degas e perfezionata durante il suo terzo e ultimo viaggio all’estero (ancora a Parigi e in Spagna) nel 1910. In Europa già si avviava il fauvismo, il cubismo e l’astrattismo, ma Hopper viene attratto per lo più da Manet, Pissarro, Monet, Sisley, Courbet, Daumier, ToulouseLautrec e il più antico Goya. Al suo ritorno in patria, Hopper, durante una vacanza a Gloucester, abbandona definitivamente le nostalgie europee e inizia a elaborare soggetti legati alla realtà americana, soprattutto immagini urbane di New York e scogliere e spiagge del New England. Nel 1913 partecipa all’Armory Show International Exhibition of Modern Art, inaugurata il 17 febbraio nell’armeria del 69° reggimento di fanteria di New York; mentre, nel 1918, sarà tra i primi membri del Whitney Studio Club, il più vitale centro per gli artisti indipendenti. Tra il 1915 e il 1923 Hopper abbandona temporaneamente la pittura per dedicarsi all’incisione, eseguendo puntesecche e acquaforti, grazie alle quali otterrà numerosi premi e riconoscimenti, anche dalla National Academy. Il successo ottenuto con una mostra di acquerelli (1923) e con un’altra di quadri (1924) contribuirà alla sua definizione di caposcuola dei realisti che dipingevano la scena americana. La sua vocazione artistica, fortemente evocativa, si rivolgerà sempre verso un realismo figurativo della visione combinato con un sentimento struggente e poetico del paesaggio, degli oggetti e delle persone. Egli dipingerà immagini urbane o rurali quasi sempre deserte, immerse in un silenzio e in uno spazio quasi metafisico, ottenute attraverso una composizione geometrizzante, una qualità fredda e tagliente della luce e un’estrema riduzione di dettagli. Nel 1933 il Museum of Modern Art di New York gli dedica la prima retrospettiva, e il Whitney Museum la seconda, nel 1950. In quei primi anni Cinquanta, Hopper parteciperà attivamente alla rivista Reality, fronte comune degli artisti legati alla figurazione e al realismo, che si contrapponevano all’Informale e alle nuove correnti astratte, venendo identificati erroneamente (nel clima della guerra fredda e della caccia alle streghe aperta da Mc Carthy) come simpatizzanti socialisti. Al di là delle numerose e possibili interpretazioni della sua pittura, Hopper sarebbe rimasto fedele alla propria visione interiore fino alla sua morte, avvenuta il 15 maggio del 1967 nello studio newyorchese.
Notizie utili "Edward Hopper", dal 27 maggio al 5 settembre 2004, Tate Modern, Level 4, Bankside, Londra, SE1 9TG. La mostra, curata da Sheena Wagstaff, si sposterà al Ludwig Museum di Colonia dal 9 ottobre prossimo al 9 gennaio 2005. La mostra, è accompagnata da due rassegne cinematografiche organizzate dal regista Todd Haynes, una sui film che Hopper ha visto e amato, l’altra sui film di registi che hanno subito la sua influenza. Orario: tutti i giorni 10-18. Venerdì e sabato fino alle 22.00. Biglietti: intero £9, ridotto £7. Informazioni: 00 44 20 7887 8008. Prenotazioni : www.tate.org.uk target="-blank"Catalogo: Tate Modern
|