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FOTO PRESENTI 20 |
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO PALAZZO PRETORIO
1865. Olio su tavola. 78 x 64 cm. Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Venezia. Italia.
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO PRIMA DELLA PROCESSIONE
1865. Olio su tela. 104 x 82 cm. Collezione privata.
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Zandomeneghi Federico
ZZANDOMENEGHI FEDERICO RITRATTO DI DIEGO MARTELLI
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO LA CUOCA
1881. Olio su tela. 76 x 48 cm. Palazzo Tè. Museo Civico. Mantova. Italia.
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO IL TETTO ROSSO
Olio su tela. 55 x 46 cm. Collezione privata.
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO PARC MONCEAU
Pastello. 52 x 83 cm. Collezione privata. Milano. Italia.
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO CAPELLI ROSSI
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO L'ALZATA MATTUTINA( LA LEVER )
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO GIOVANE DONNA ALLO SPECCHIO
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO DONNA NUDA
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO DONNA SDRAIATA
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO FANCIULLA CHE SI AGGANCIA LE SCARPETTE
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEHI FEDERICO RITRATTO DI ARTURO TOSCANINI
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO MATILDE
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO VISITA NEL CAMERINO
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO IMPRESSIONI DI ROMA
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO SUL DIVANO
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO PLACE DU TERTRE A PARIGI
Olio su tela. 46 x 39 cm. Collezione privata. Milano. Italia.
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO LE TUB
Olio su tela. 55 x 65 cm. Collezione privata. Milano. Italia.
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Zandomeneghi Federico
ZANDOMENEGHI FEDERICO LE MOULIN DE LA GALETTE
Pastello. 30 x 46 cm. Collezione privata. Milano. Italia.
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1841 Federico Zandomeneghi nasce a Venezia in giugno. Il padre Pietro e il nonno Luigi erano buoni scultori di ispirazione classico-canoviana, autori del monumento a Tiziano nella chiesa dei Frari.
1856 Quindicenne, si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove il Grigoletti e il Molmenti insegnavano secondo le norme classico-romantiche.
1859 Insofferente, da patriota qual era, della politica restrittiva austro-ungarica, con l'aiuto del Comitato segreto fugge da Venezia e viene dichiarato disertore.
1860 Parte per la Sicilia per raggiungere Garibaldi nell'impresa dei Mille con gli studenti dell'Università, essendo iscritto all'Accademia di Milano dopo l'aprile del 1860.
1862 Desideroso di riabbracciare la famiglia, ma timoroso di rientrare a Venezia, dove potrebbe essere condannato come disertore, risale l'Italia fino a Firenze, varca il Po, ma viene arrestato presso Polesella e rinchiuso nella prigione di Rovigo. Il padre ottiene, grazie all'intervento del cognato, segretario alla Prefettura di Finanza in Venezia, la libertà condizionata e lo riporta nella città natale. Dopo pochi giorni il giovane Federico fugge alla volta di Comacchio e raggiunge Firenze, dove si stabilisce. Nel clima fortemente accademico che vi trova, entra in contatto con gli esponenti della cultura pittorica macchiaiola, Signorini, Fattori, Lega, Banti, Borrani, Sernesi, il veronese Cabianca, e gli altri frequentatori del Caffè Michelangelo. A Firenze rimane cinque anni e diviene"macchiaiolo".
1866 Si arruola di nuovo con Garibaldi.
1866-1874 Viaggia tra Firenze e Venezia, con qualche soggiorno a Roma. Le sue opere di questo periodo risentono dell'intonazione realistica toscana, sempre però ammorbidita da quel delicato tonalismo che è caratteristico della pittura veneziana classico-romantica. Si tratta di una fusione tra la tecnica della macchia e il chiaroscuro veneto. Inizia a esporre sue opere nelle mostre delle più importanti città italiane.
1874 Scrive da Firenze all'amico carissimo Francesco Giolli, esprimendogli la risoluzione di partire all'indomani, 2 giugno, "alle ore dieci", per Parigi. Una partenza senza precisi scopi o programmi, per un soggiorno che, anziché per giorni, si sarebbe protratto per la vita intera. A Parigi questo è l'anno storico della nascita dell'impressionismo, con l'esposizione degli "indipendenti" nello studio del fotografo Nadar (Chez Nadar), in boulevard des Capucines, da parte dei giovani artisti antiaccademici rifiutati al Salon (Renoir, Monet, Pissarro, De Nittis, Sisley, Berthe Morisot, Boudin, Guillaumin ecc.). Zandomeneghi si stabilisce all'Hotel de Bruxelles, rue de Clichy, e si trasferisce poi in rue de la Victoire al n. 45. Prende subito parte al gruppo dei giovani artisti dissidenti, riunendosi con loro nei vari caffè di Montmartre, il più famoso dei quali è La Nouvelle Athènes, in piace Pigalle.
1878 Si stabilisce al n. 25 del Passage de l'Elysée des Beaux-Arts, a Montmartre. Di qui passerà poi al n. 7 di rue Tourlaque, nel cuore di Montmartre, dove stanno il pittore Gauzi, amico intimo di Toulouse-Lautrec, e Maria, la futura Suzanne Valadon. In questi anni intreccia una fittissima relazione epistolare con l'amico carissimo Diego Martelli, il famoso critico dei macchiaioli.
1878-79 Incontra il grande gallerista parigino Paul Durand-Ruel. Incomincia la sua partecipazione alle esposizioni degli impressionisti. La prima che ne accoglie le opere è la quarta, in avenue de l'Opera n. 28. Nel '79 manda due quadri alla Società d’ Incoraggiamento delle Belle Arti in Firenze. Le opere del periodo, pur essendo di modi impressionisti, assumono intonazioni personalissime sia nel taglio sia nella tecnica del colore, che risentirà sempre dell'origine e della tradizione veneziana. Da rilevare la profonda amicizia con Degas, col quale possiede affinità di carattere, essendo entrambi burberi e poco socievoli.
1880 Partecipa alla quinta esposizione degli impressionisti in rue des Pyramides 10.
1881 Sesta esposizione degli impressionisti, in boulevard des Capucines 35.
1886 Settima esposizione degli impressionisti in rue Lafitte n. 1. Ormai è diventato un pittore noto ed è entrato nelle grazie di Durand-Ruel. Chiama a vivere con sé la madre e Tonina, una delle sorelle.
1888 Risente delle nuove tendenze delineatesi in seno all'impressionismo ad opera di Seurat e Signac: le teorie della rigorosa divisione del colore. Zandomeneghi apprezza questi studi e, di riflesso, ne assorbe, anche se in modi alquanto temperati, i sentori. Tale procedimento divisionistico appare al suo clou nella Roussotte, pastello eseguito proprio in quest'anno. È una sorta di divisionismo non rigoroso, in cui il colore, più che scisso, appare sulla tela pettinato, tirato, filante, per poi a poco a poco addolcirsi in una scansione pollinata, atmosferica.
1893 Espone in una mostra individuale alla Galleria Durand-Ruel. Ottiene successo e il mercante lo sottopone a un lavoro incalzante. Esaurito dall'eccesso di attività, si rifugia con la sorella Tonina nella vallata di Chevreuse.
1898 In marzo, nuova esposizione individuale alla Galleria Durand-Ruel.
1906 Manda due opere all'Esposizione internazionale di Milano, ma le accoglienze sono assai fredde.
1908 In ottobre espone alla Galleria G. Rosenberg. In dicembre partecipa alla Mostra "La Comédie Humaine" alla Galleria Georges Petit, insieme a Forain, Van Dongen Raffaèlli.
1914 Vittorio Pica, suo amico ed estimatore, essendo segretario delle Biennali di Venezia, insieme ad Angelo Sommaruga gli allestisce un'esposizione individuale alla Biennale. La critica però esprime giudizi negativi: la sua pittura è troppo moderna, non piace.
1917 II 30 settembre muore il grande amico Edgard Degas. Il 31 dicembre Zandomeneghi viene trovato morto ai piedi del proprio letto.
1918 II 2 gennaio si celebrano le esequie; pochi amici, qualche modella. Viene sepolto al cimitero di Saint-Ouen. Lo studio viene smantellato; le opere sue e di altri artisti (Fattori, Lega, Signorini) sono mandate all'asta per pochi so
Zandomeneghi "peintre" dell'avanguardia impressionista
-------------------------------------------------------------------------------- Federico Zandomeneghi giunge a Parigi nel giugno del 1874 con 1o scopo di visitare il Salon il suo soggiorno si protrarrà, ininterrotto per oltre quarant'anni ed egli morirà nella capitale francese nel l917 senza mai più rivedere l'Italia. Uno dei più assidui alle nostre riunioni serali al Nouvelle Athénes - scrive Georges Rivière - era il pittore veneziano Federico Zandomeneghi (...). Egli aveva nostalgia del suo paese natale, ma non intendeva nemmeno parlare di ritornare a Venezia dove i suoi compatrioti non gli avrebbero riservato l'accoglienza trionfale che si era ripromesso partendo.
Diversamente dai connazionali BOLDINI e DE NITTIS dei quali non possiede né la verve né il facile virtuosismo, ha difficoltà a trovare il suo posto nella società artistica francese. Per niente corrivo con la moda dei quadri goupilliani tuttavia indietreggia pieno di risentimento di fronte alle opere dei "profeti dell'arte per l'arte" poiché il suo nutrito backgroud culturale forgiato sui principi del Realismo Io induce a giudicare l'esperienza impressionista assolutamente non nuova, almeno nelle motivazioni: la lotta al falso storico e alla maniera, la natura e la realtà della vita contemporanea quali fonti inesauribili d'ispirazione, principi che hanno assoluta preminenza nel dibattito aperto da Edmond Duranty intorno alla nouvelle peinture erano già stati ampiamente indagati infatti dai "progressisti" italiani che nel 1867 avevano dato vita con Diego Martelli al "Gazzettino delle Arti del Disegno". Soltanto con l'arrivo a Parigi del critico fiorentino, nella primavera del 1878, Federico Zandomeneghi riesce a vincere il "pregiudizio culturale" che gli ha fino a quel momento impedito di prender parte con convinzione alla vita dell'avanguardia parigina.
Martelli lo induce a riflettere sul carattere universale dell'impressionismo.
(Non compreso da quegli stessi amici artisti con i quali aveva diviso tante battaglie, Martelli, per niente scoraggiato, tenne a Livorno nel gennaio del 1880 la storica conferenza sugli impressionisti, che giustamente ricordata oggi come il suo più importante testo critico.
"L’impressionismo non è solamente una rivoluzione nel campo del pensiero, ma è anche una rivoluzione fisiologica dell’occhio umano" affermava a conclusione del suo lungo excursus sul percorso della moderna pittura francese"Esso è una teorica nuova che dipende da un modo diverso di percepire la sensazione della luce e di esprimere le impressioni (...). Fino ad ora si è creduto generalmente che il disegno fosse la parte più sicura, certa, positiva dell’arte. Al colore si è concessa la magia dell’impreveduto, la fortuna della fantasia. Oggi non è più così che possiamo ragionare,perocché l’analisi dimostra che la impressione reale, che danno all’occhio le cose, è una impressione di colore, e che noi non vediamo i contorni di tutte le forme, ma solamente i colori di queste forme (...). Qualunque sia il soggetto, il quadro più bello, più piacevole all’occhio, sarà sempre quello nel quale si manifesta potentissima l’impressione della luce.Tutta la grande pittura antica non è che luce, sempre e non invano cercata. La luce però percuotendo un oggetto si frange e si rifrange, ed è per causa di questa refrazione di raggi che come voi sapete si decompone e diventa colore (. .). Le operazioni del prisma seguono sempre le leggi della iridazione, ed è precisamente questa iride, questo scintillio, che gli Impressionisti hanno percepito primi fra tutti, coi loro occhi feliciI" )
Da questo momento, unico tra i suoi connazionali, Zandomeneghi realizza in gran parte le aspettative di Martelli e rende concreto il disegno critico di un rinnovamento dell'arte italiana sulla via dischiusa dalla scoperta impressionista de1a luce. Per lui l'adesione all'Impressionismo significa un radicale mutamento di stile e di poetica, senza la perdita di quella individualità linguistica che sempre lo farà riconoscere per "italiano" e che gli procura l'appellativo ironico di venetien, datogli da Degas. Su invito di quest'ultimo, nel 1879 partecipa alla quarta mostra del gruppo.
In questa sua prima apparizione (egli esporrà anche alle collettive del 1880, del l881, del 1886) Arséne Houssaye lo definisce "un moderno che diverrà un precursore".Amico di Pissarro, di Gauguin, di Cézanne, di Guillaumin, di Renoir, di Forain, Zandomeneghi trova il suo posto nella schiera dei dessinateurs, dei "realisti", quella cioè che fa capo a Degas, la cui ideologia condivide per quanto concerne la predilezione di temi tratti dalla vita urbana contemporanea, indagata attraverso il disegno, quale straordinario strumento conoscitivo. La fusione di valori stilistici con il sentimento dell'uomo, diviene prerogativa della sua arte e colloca i capolavori di questi anni -Place D'Anvers, Place du Tertre, Le Madri - in un'orbita a sé, equidistante tra l'arte di puri valori degli impressionisti maggiori e la vena narrativa dei naturalisti.
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