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FOTO PRESENTI 5 |
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Mentessi Giuseppe
MENTESSI GIUSEPPE PACE
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Mentessi Giuseppe
MENTESSI GIUSEPPE VENEZIA
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Mentessi Giuseppe
MENTESSI, GIUSEPPE ORFANE,
1896.
76x101 cm.
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Mentessi Giuseppe
MENTESSI GIUSEPPE VENEZIA, SAGRATO DELLA BASILICA DI SAN MARCO
Ferrara, Museo dell'Ottocento
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Mentessi Giuseppe
MENTESSI,GIUSEPPE ORA TRISTE
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Nato a Ferrara nel 1857 fu, insieme a Pellizza da Volpedo (autore del famoso Quarto Stato del 1901), Longoni e Morbelli, uno degli artisti fautori di un'arte rivolta soprattutto all'impegno sociale oltre che culturale. Di umili origini, orfano di padre a sei anni, grazie ai grandi sacrifici della madre, riesce a studiare all'Accademia di Parma, dove, nel 1876, riceve una medaglia d'oro per un lavoro d'invenzione scenografica. Consegue quegli studi che gli permetteranno, grazie anche all'aiuto di Gaetano Previati, di diventare, nel 1880, assistente di Luca Beltrami, all'Accademia di Belle Arti di Brera (a Milano). Qui si interessa al gruppo degli Scapigliati, segue un corso del grande scenografo verdiano Carlo Ferrario e riceve incarichi dal Teatro alla Scala. Titolare della cattedra di Paesaggio (nel 1887), Prospettiva e Scenografia (nel 1907), Mentessi insegnerà fino al 1924, ritenendo l'insegnamento una missione al servizio dell'intera umanità. È infatti a lui che dobbiamo l'istituzione all'interno dell'Accademia di corsi professionali di disegno aperti a operai, orfani, mutilati di guerra, sartine, ritenendo quindi l'arte non un privilegio di pochi ma forma essenziale di espressione, capace di essere capita e compresa da tutti, dimostrazione della vita, delle sue manifestazioni, dei sentimenti come la sofferenza, l'amore, la pietà., il dolore. Per lui l'insegnamento dell'arte doveva favorire "il completo sviluppo delle attitudini e tendenze personali dei singoli allievi e…far loro conquistare il mezzo per esprimere con sincerità e chiarezza i propri sentimenti". Sua anche un'innovazione nel metodo didattico per l'insegnamento della geometria proiettiva con l'invenzione di set prospettici (metodo del quadrettato) dove posizionare gli oggetti e copiarli dal vero. Espone alla Triennale di Brera, nel 1891, il dipinto Ora triste, raffigurazione di un funerale proletario: per questa opera fu definito dalla scrittrice Neera e dal critico Vittorio Pica il maggior pittore di sentimento in Italia, capace di riprodurre la sofferenza degli umili. È forse il primo quadro che dimostra l'accostarsi di Mentessi alle poetiche del realismo sociale, alla questione sociale, allo sviluppo urbano e a quello dell'industrializzazione, l'opera fu criticata anche per la scelta dei colori, oltre che sulla tecnica divisionista. È in questo periodo che si accosta a quegli ideali del socialismo umanitario di Filippo Turati ed inizia a frequentare anche il legale di fiducia di Turati, l'avvocato Luigi Majno e la moglie Ersilia Bronzini, suoi mecenati, con i quali condividerà non solo gli ideali ma anche tutta una vita di convivenza fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 1931. La famiglia Majno diverrà l'erede di Mentessi, e gran parte della donazione proviene da questa famiglia.
Alla Biennale di Venezia, nel 1895, presenta Panem Nostrum Quotidianum tela ispirata alle epidemie di pellagra. Lo stesso Mentessi ci racconta la nascita di questo quadro: « un dopo pranzo della scorsa estate passeggiavo fuori di porta quando in una larga campagna di granoturco … scorsi venire una contadina, con una figliuoletta già grande in collo, dalla figura malata, tristi ambedue e sofferenti … E di sopra il cielo vasto e ridente nella luce grigio-argentea morente nello squallido viola del tramonto; e intorno l'ubertosa campagna matura, trionfatrice … Il contrasto era troppo stridente: la miseria, forse la fame, in mezzo a quella insolente e sana ricchezza ! … Sentii il quadro e il titolo… ». All'Esposizione Universale di Parigi, nel 1900, con il dipinto Visione triste Mentessi viene premiato con la medaglia d'argento. Quest'opera che rappresenta la condizione contadina intesa come un doloroso calvario umano, viene definita da molti come « opera cardine del passaggio dell'artista, dalle poetiche del verismo sociale a quelle del simbolismo religioso ». Prima di arrivare al vero e proprio dipinto, presente in mostra, prestito della Galleria Nazionale d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia, l'artista esegue decine e decine di studi: teste in varie posizioni, studi di mani, donne con bambini in grembo, crocifissi, braccia d'uomo reggente una croce, uomini giacenti in terra, tutto ciò sta a testimoniare il lungo processo creativo. Altro importante dipinto presente e logo della mostra La Pace, che fu presentato alla Biennale di Venezia, nel 1907, dove fu criticato e definito da Boccioni « Mentessi orribile senile », incapace quindi di rinnovarsi vedendo nella fanciulla recante fiori in braccio, un misto di corrente preraffaellita, liberty e crepuscolare.
Di tutta la mostra, aperta fino al 5 settembre 1999, il pezzo che mi ha più colpito è uno studio (ce ne sono circa 180): L'arrestato, del 1898, chiaro riferimento alla feroce repressione dei moti di quell'anno. Lo studio di questo bellissimo volto immagine di dolore, sofferenza, fame, sgomento, rassegnazione, solitudine viene riproposta in un secondo momento nella parete di fronte: lo stesso contadino è ora in piedi, solo, ammanettato; il suo volto è cambiato, si è fatto più duro, la fronte è corrugata, gli occhi chiedono il perché di tutto ciò. Lo domanda a chi gli sta di fronte e io non posso reggere a lungo questo sguardo.
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