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FOTO PRESENTI 3 |
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Ceracchini Gisberto
CERACCHINI GISBERTO LA FAMIGLIA
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Ceracchini Gisberto
CERACCHINI GISBERTO RIPOSO
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Ceracchini Gisberto
CERACCHINI GISBERTO VENERE DORMIENTE
carboncino
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Espone per la prima volta alla I Biennale romana (1921) con un'opera accettata per iniziativa di Spadini. Intorno al 1925 prende lo studio a Villa Strohl-fern, dove rimane per tutta la vita. Ha frequenti rapporti con il gruppo di Via Cavour; è lui infatti a organizzare nel 1929 la mostra a Palazzo Doria in cui espone accanto a Mafai, Scipione e Di Cocco, e con loro espone di nuovo nella stessa sala alla I Quadriennale (1931). Longhi, in occasione della Sindacale del '29, lo definisce "il più fervido ideatore" nel manipolo degli "irrealisti", cogliendo l'aspetto peculiare della sua disposizione arcaicizzante, che comunque suscita un discreto interesse nei giovani artisti romani. Negli anni Venti e Trenta,, Ceracchini rappresenta un certo gusto della cultura del tempo, appoggiata dal Regime, per i sani valori della vita rurale E’ presente alle Sindacali del 1929, '30 e '32. Partecipa alle mostre del Novecento italiano a Milano (1926 e '29) e a Buenos Aires (1930), all'Esposizione d'arte italiana di Amsterdam (1927) e all'Esposizione internazionale di Barcellona (1929). Alla II Quadriennale (1935) allestisce un'importante personale con quindici dipinti, alcuni dei quali di grandi dimensioni, e due sculture. Contemporaneamente alla Quadriennale partecipa alla collettiva di pittura italiana organizzata da Sabatello a S. Francisco e alla rassegna parigina "L'art italien des XIX et XX siècles", al Jeu de Paume. Fra il '30 e il '40 è più volte invitato alle Biennali veneziane. Nel 1936 esegue l'affresco per il Sacrario dei caduti aretini fascisti, e anche nel dopoguerra intraprende numerose imprese decorative in varie chiese di Roma. Insegna pittura all'Accademia di Urbino
PRIMORDIALISMO PLASTICO
Il Manifesto del Primordialismo Plastico viene firmato dai pittori Emanuele Cavalli, Giuseppe Capogrossi e Roberto Melli il 31 ottobre 1933, ma è redatto da un gruppo più ampio di artisti accomunati da una ricerca pittorica improntata al Tonalismo (vedi la relativa voce). Questo movimento svolge una ruolo di primo piano nella scena artistica romana degli anni Trenta e primi anni Quaranta, coinvolgendo in varia misura l'opera di numerosi pittori tra cui Scipione, G. Ceracchini, M. Mafai, C. Cagli, F. Pirandello. L'idea del Manifesto viene elaborata in seguito all'accordo con la Galleria Bojean di Parigi, dove deve essere trasferita la mostra di Cavalli, Capogrossi e Cagli svoltasi nel 1932 alla Galleria di Roma e nel febbraio 1933 alla Galleria del Milione di Milano. Nella presentazione alla mostra parigina il critico Waldemar George conia la famosa definizione di Ecole de Rome che indica una comunanza di idee e di intenti nel gruppo di pittori. Ed infatti questi decidono di dichiararle apertamente e diffonderle attraverso un Manifesto che tuttavia, in seguito a contrasti (successivamente risolti) sorti tra loro, Cagli non sottoscrive.
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