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FOTO PRESENTI 19 |
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
MANET EDOUARD DAVANTI ALLO SPECCHIO
Edouard Manet, Davanti allo specchio, 1876
Olio su tela, 92,1x71,4 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
Thannhauser Collection, Gift, Justin K. Thannhauser, 1978
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
BONNARD PIERRE SALA DA PRANZO SUL GIARDINO
Pierre Bonnard, (Grande salle à manger sur le jardin), 1934-1935
Olio su tela, 126,8x135,3 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
Donazione, Solomon R. Guggenheim
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
WARHOL, ANDY AUTORITRATTO (
Self-Portrait), 1986
Inchiostro serigrafato su vernice polimera sintetica su tela, 269,2x269,2 cm
Solomon R. guggenheim Museum, New York
Donazione, Anne e Anthony d'Offay
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
CéZANNE,PAUL UOMO A BRACCIA CONSERTE
(Homme aux bras croisés), 1899 circa
Olio su tela, 92x72,7 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
CHAGALL,MARC IL SOLDATO BEVE
(Le Soldat boit), 1911-12
Olio su tela, 109,2x94,6 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
DELAUNAY,ROBERT FORME CIRCOLARI
(Formes circulaires), 1930
Olio su tela, 128,9x194,9 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
MONDRIAN,PIET ESTATE, DUNA IN ZELANDA
(Zomer, Duin in Zeeland), 1910 circa
Olio su tela, 134x195 cm
Salomon R. Guggenheim Museum, New York
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
ERNST,MAX IL BACIO
(Le Baiser), 1927
Olio su tela, 129x161,2 cm
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
KANDINSKY,VASILY GRUPPO IN CRINOLINA
(Reifrockgesellschaft), 1909
Olio su tela, 95,2x150,1 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
PICASSO,PABLO FERNANDE CON UNA MANTIGLIA NERA
(Fernande à la mantille noire), 1905-06
Olio su tela, 100x81 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
Thannhauser Collection, Lascito, Hilde Thannhauser
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
LéGER,FERNAND DONNA CHE TIENE UN VASO
(stadio definitivo) (Femme tenat un vase [état définitif]), 1927
Olio su tela, 146,3x97,5 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
LICHTENSTEIN,ROY RAGAZZA CON UNA LACRIMA
I (Girl with a tear I), 1977
Olio e Magna su tela, 177,8x127 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
Donazione dell'artista, in scambio
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
MATISSE, HENRI L'ITALIANA
(L'Italienne), 1916
Olio su tela, 116,7x89,5 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York. In scambio
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
RENOIR,PIERRE AUGUSTE DONNA CON PAPPAGALLO
(La Femme à la perruche), 1871
Olio su tela, 92,1x65,1 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
Thannhauser Collection, Donazione, Justin K. Thannhauser
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
MONET,CLAUDE PALAZZO DUCALE VISTO DA SAN GIORGIO MAGGIORE (
Le Palais Ducal vu de Saint-Georges Majeur), 1908
Olio su tela, 65x100,5 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
Thannhauser Collection, Lascito, Hilde Thannhauser
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
LéGER, FERNAND I FUMATORI
(Les Fumeurs), dicembre 1911-gennaio 1912
Olio su tela, 129,2x96,5 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
Donazione, Solomon R. Guggenheim
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
POLLOCK,JACKSON CIRCONCISIONE
(Circumcision), gennaio 1946
Olio su tela, 142,3x168 cm
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
SEURAT GEORGES , CONTADINA SEDUTA SULL'ERBA (
Paysanne assise dans l'herbe), 1883
Olio su tela, 38,1x46,2 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
Donazione, Solomon R. Guggenheim
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Capolavori del Guggenheim.Il grande collezionismo da Renoir e Warhol
TANGUY,YVES IL SOLE NEL SUO PORTAGIOIE
(Le soleil dans son écrin), 1937
Olio su tela, 115,4x88,1 cm
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
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di LAURA LARCAN
Roma - Fu tutta una questione di gusti. Diversi, quasi opposti, ma lucidi, illuminati e lungimiranti. In fondo, i Guggenheim, dallo zio Solomon alla nipote Peggy, possono essere considerati i Giustiniani del Novecento, animati com'erano - dai primi anni venti alla fine dei Settanta - da soldi e pura passione per l'arte, ambizioso mecenatismo e maniacale collezionismo, gusti avant-guard e fiuto impeccabile. Come gli illustri predecessori italiani, ebbero l'acutezza d'ingegno di guardare al contemporaneo, al loro presente, per scovare talenti inediti a cui stringere la mano, comprare opere e, magari, con cui andare a letto. Se i Giustiniani navigavano tra i Caravaggio e i Carracci, ammaliati dalle conquiste del realismo e del classicismo, i Guggenheim si lasciarono sedurre da Kandinskij e Pollock, Mondrian ed Ernst, divisi tra entusiasmo per l'astrattismo ed euforia per il surrealismo. Più saggi e accorti dei Giustiniani però, i Guggenheim riuscirono a non disperdere il patrimonio d'arte e ad incastonarlo in prestigiosi musei. Il primo a New York, l'"imbuto a spirale" di Frank Lloyd Wright sulla Quinta Avenue, il Palazzo Venier dei Leoni sul canal Grande di Venezia, che accoglie i resti di Peggy e dei suoi quindici adorati cani, la seconda sede della Grande Mela, inaugurata nel 1992 a SoHo sotto la cura di Arata Isozaki e, cinque anni dopo, lo spettacolare Guggenheim Museum di Bilbao, che assicura consacrazione internazionale a uno dei più originali e controversi architetti contemporanei, Frank O. Gehry.
Certo, all'inizio, le scelte collezionistiche di famiglia erano più rattrappite: alle pareti della loro suite al Plaza Hotel di New York erano appesi quadri di antichi maestri, tele della scuola francese di Barbizon, paesaggi americani e arte primitiva. Poi sono arrivati i Picasso, i Renoir, Miró, Kandinsky, Monet, Pollock, Cézanne, Mondrian, Léger, Rothko, Ernst, Klee. Merito, dunque, del filantropo americano Solomon R. Guggenheim, che costruì la sua personale collezione grazie all'agguerrita consulente europea Hilla Rebay, e che arricchì nel 1948 con l'acquisizione della collezione del mercante tedesco Nierendorf, di circa 730 pezzi, tra cui opere di Paul Klee, Kandinsky, Alexander Calder, Chagall, Pablo Picasso e gli espressionisti tedeschi. Merito della brillante nipote - mangiatrice d'uomini d'arte - Peggy Guggenheim, che costruì anche lei una sua personalissima collezione su consiglio di Duchamp, Beckett e Cocteau. E, ancora, merito dell'eminente gallerista Justin K. Thannhauser che porterà in dote capolavori dell'impressionismo e del primo Novecento.
La storia di due collezioni, di zio e nipote, quella di due lasciti importanti, la storia della Fondazione Solomon R. Guggenheim, nata nel '37 e che oggi amministra tutto il patrimonio musealizzato, storie di uomini e di donne soprattutto, di gusti e di artisti, di capolavori fiutati col metaldetector dell'estro, dell'anticonformismo e dei soldi cash, sfilano nella grande mostra "Capolavori del Guggenheim. Il grande collezionismo da Renoir a Warhol", ospitata dal 3 marzo al 5 giugno 2005 alle Scuderie del Quirinale, che porta a Roma più di ottanta opere dai diversi musei Guggenheim di New York, Bilbao e Venezia, e per la prima volta esposti insieme. Ed è uno spettacolo. C'è tanta storia dell'arte contemporanea, a coprire cronologicamente tutti gli scalpitanti saggi di avanguardie, dagli anni Settanta dell'Ottocento, quando l'Impressionismo macinava rivoluzioni e scandali fin de siècle, agli anni Settanta del Novecento, quando la Pop Art seminava manciate di proseliti.
Fioccano opere famose come il "Palazzo Ducale" di Claude Monet, una veduta lagunare increspata di luce e riflessi acquatici concepita durante il soggiorno veneziano del francese e approdata alla collezione di Solomon attraverso il lascito Thannhauser. Così come targati Thannhauser sono il "Paesaggio con neve" di Vincent van Gogh, la "Donna con pappagallo" di Renoir, la "Donna in abito da sera" e "Davanti allo specchio" di Manet, l'ispirato scenario "Nei dintorni di Jas de Bouffan" di Cézanne, esemplari di un Picasso extra cubismo con la poetica "Fernande con una mantiglia nera" e la più tarda "Donna dai capelli gialli", opera manifesto della mostra. Emigrato dalla Germania, negli anni di ascesa di Hitler, negli Stati Uniti, Thannhauser fu uno dei più importanti mercanti di arte francese moderna. Ancora giovane, Justin K. Thannhauser ereditò dal padre Heinrich la Moderne Galerie a Monaco di Baviera, la stessa galleria che nel 1911 aveva ospitato la prima mostra del Blaue Reiter di Kandinskij & Co. E nella sua residenza a Manhattan, nella 67° Strada sistemò la sua collezione, che nel '63 diede in prestito al Guggenheim Museum e nel '76, alla sua morte, venne legalmente donata alla Fondazione. Ci sono chicche come "L'Italiana" del 1916 di Henri Matisse, suggestiva opera acquisita negli anni Ottanta dal Guggenheim Museum di New York grazie ad uno scambio con il Moma, operazione che ha colmato una dolente lacuna nella collezione principe. E ci sono le opere di Solomon. Come il "Soldato beve" di Chagall, in cui l'artista ricorda i soldati russi che partivano per la guerra russo-giapponese o il Kandinsky di "Diversi cerchi" che Solomon acquisterà nel 1937 insieme a molte altre opere dalla svendita nazista di "arte degenerata", ma anche opere pienamente figurative come la "Sala da pranzo sul giardino" di Bonnard, o "Gli artiglieri" di Rousseau o l'"Uomo a braccia conserte" di Cézanne, la splendida "Contadina seduta nell'erba" di Seurat, come il visionario "Violino e tavolozza" di Georges Braque, "I fumatori" di Fernand Léger. Solomon nasce nel 1861 a Filadelfia da una famiglia di origine svizzera. Padre e nonno avevano creato una fortuna con l'industria mineraria. Sposato con Irene Rothschild, inizia ad acquistare opere d'arte, ma tutto cambia quando Irene commissiona il ritratto del marito alla giovane pittrice Hilla Rebay, baronessa Rebay von Ehrenwiesen, giunta a New York con il sogno di convincere i grandi mecenati a credere nell'arte non-oggettiva, non-figurativa, spiritualmente astratta, e che nel '27, divenne la consulente-musa di Solomon, e la tempestosa guida allo shoppind d'arte.
D'altra parte Solomon seguiva i consigli di Hilla Rebay, perché ne ammirava le qualità di negoziatrice nell'acquisto di opere d'arte: insieme compravano direttamente dagli artisti, quando possibile, per evitare di pagare quelli che consideravano "prezzi gonfiati dai venditori". Era chiamata la "sacerdotessa" dello "spirituale nell'arte", si batteva decisa per un'arte astratta, non figurativa e non oggettiva, un'arte come fonte di nutrimento per lo spirito. Sembrava influenzata dalle idee del teosofo austriaco Rudolf Steiner e il suo artista prediletto non poteva che essere Kandinskij. Le sue teorie artistiche incontravano perfettamente i gusti della baronessa, tanto che divenne l'eroe della prima fase del collezionismo di Solomon Guggenheim, il cavallo di punta della scuderia di artisti che affollò le sale espositive del Museum of Non-Objective Art di New York, il primo braccio operativo della Fondazione Guggenheim, nata ufficialmente nel '37, dal '39 al '51. Storici ed emblematici divennero, a partire dal 1929 i viaggi in Europa, per Solomon e Hilla, a visitare gli studi di molti artisti, tra cui Kandinsky, Robert Delaunay, Albert Gleizes, Piet Mondrian e László Moholy-Nagy. Una fotografia in bianco e nero del 1930 ritrae un terzetto di illustri personaggi. Vasily Kandinsky, sorridente, cede il fianco all'estasiata baronessa Hilla Rebay, che a sua volta s'appoggia ad un impeccabile e contenuto Solomon R. Guggenheim. Sono a Dessau e alle loro spalle s'intravede la struttura del Bauhaus, la scuola d'arte e mestieri dove l'artista russo insegnava. Lì, Solomon acquistò circa 150 opere del grande maestro russo, tra cui "Composizione 8", il capolavoro di forme geometriche e colore del 1923. Non solo. Tra le opere che Hilla fece acquistare per la propria collezione si ritrova anche "Composizione n. 1" di Mondrian, comperato dall'artista nel 1930 "per me stessa, perché non piacerà a nessuno", scrisse all'epoca, "un dipinto a olio con 4 linee irregolari. Lo adoro, ma è per tenere il lupo lontano dalla porta di un uomo fantastico che l'ho comperato".
E poi, ci sono le opere di Peggy. Lei, nipote di Solomon, figlia di quel Benjamin morto affondato col Titanic, fu collezionista dalle idee completamente diverse da Hilla Rebay, la baronessa tedesca, musa di Solomon, sostenitrice dell'arte non figurativa. Era stato Samuel Beckett a insistere che si interessasse all'arte contemporanea perché era una "cosa viva", ed era stato Marcel Duchamp a introdurla nell'ambiente artistico e ad insegnarle "la differenza tra arte astratta e arte surrealista". E lo spirituale di Peggy non poteva che essere quello dei surrealisti, che proponevano una liberazione della psiche attraverso l'abbandono incondizionato alle pulsioni dell'inconscio. Da vera surrealista fece scelte politically uncorrect. "Io ero l'autentica donna emancipata - scriveva - facevo tutto, ero tutto; ero assolutamente libera dal punto di vista finanziario, emotivo, intellettuale e sessuale". Sconvolse la madre, tra gli altri, convivendo con una serie di amanti e si concede storie con artisti surrealisti come E. L. T. Mesens e Yves Tanguy (una relazione che sfocia in un matrimonio di breve durata celebrato a New York, dove arrivano il 14 luglio 1941), e con lo storico dell'arte e artista Roland Penrose. Sposò Max Ernst, da cui divorzierà nel '43, visse tra Parigi e Londra fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando lasciò l'Europa alla volta di New York, dove aprì la sua galleria, che nel '47 tradì per stabilirsi a Venezia - anche perché in Inghilterra i suoi cani sarebbero dovuti sottostare alla quarantena - dove comprò Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande nel 1949 e vi rimase fino alla morte, avvenuta nel 1979, all'età di 81anni. La collezione venne aperta al pubblico nel 1951, e a partire dal 1979 la sua gestione è stata affidata alla Fondazione Solomon R. Guggenheim. Tra il '39 e il '40, apparentemente ignara della guerra, fa incetta di lavori, col proposito di "acquistare un quadro al giorno". "Il giorno in cui Hitler fece il suo ingresso in Norvegia - scrive nel suo diario - entrai nello studio di Léger e comprai uno splendido quadro del 1919 per mille dollari. Non digerì mai il fatto che pensassi a comprare quadri proprio quel giorno". Di questo periodo si, ci sono "Velocità astratta+ rumore" di Balla, forse parte di un trittico di cui si sono perse le tracce, o "Il sole nel suo portagioie" di Tanguy in cui si fondono le linee di demarcazione fra cielo e terra in un paesaggio lunare, ma anche "Il bacio" del marito Max Ernst in cui si ritrovano richiami alla Madonna e Sant'Anna di Leonardo che Freud - uno degli autori fondamentali per i surrealisti - aveva analizzato in chiave psicosessuale.
Ma Peggy sarà la grande pioniera della New York School, culla dell'Action Painting, dell'espressionismo astratto, del surrealismo morfico. Nell'ottobre 1942 apre Art of This Century, un museo-galleria sulla West 57th street, concepita dall'architetto visionario Frederick Kiesler. Suoi pupilli sono Mark Rothko o Robert Motherwell, William Baziotes, David Hare, Hans Hofmann, Clyfford Still, ma soprattutto Jackson Pollock - al quale passa uno stipendio - l'autore che più di ogni altro Peggy proteggerà in questo periodo. La promozione del genio di Pollock fu la sua "impresa più onorevole". E perla della mostra capitolina è il famoso "Grigiore d'Oceano", uno dei suoi ultimi grandi lavori, in cui degli occhi allucinati fuoriescono dal magma pittorico e di cui Pollock ebbe a dire "quando si dipinge con il subconscio è inevitabile che emergano delle figure". "Da allora in poi, finché io lasciai l'America, e cioé dal 1943 al 1947", scrisse anni dopo Peggy Guggenheim "mi dedicai a lui. Pollock era un tipo difficile. Ma aveva anche un lato angelico. Era come un animale in gabbia che non avrebbe mai dovuto lasciare il Wyoming, dov'era nato".
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