Sperimenta anche la scultura che gli serve per comprendere il senso del volume e della luce. Il mestiere lo apprende nella bottega dell'affrescatore liberty Giulio Bargellini. Qui si lega
d'amicizia con Guglielmo Janni, pittore di grande e raffinata cultura che lo incoraggia sulla strada della pittura. Nel 1928 Janni gli regala una copia del volume scritto da Roberto Longhi, Piero della Francesca (1927), la cui arte diventa ben presto l'essenza stessa della sua pittura tonale.
A quest'epoca il suo stile appare già solido ed essenziale nell'impianto compositivo(Autoritratto, 1929, Ritratto del fratello con manichino, 1927, Via Margutta, 1929).Rimane semmai un certo impressionismo dovuto a una passione per Antonio Mancini e una attenzione al dinamismo spaziale e cromatico di Ferruccio Ferrazzi.
Tra il 1928 e il 1930 soggiorna ripetutamente nei dintorni di Parma (città d'origine della famiglia paterna), dove studia Andrea Mantegna, Parmigianino e Correggio, e a Milano per compiere il servizio militare nel corpo dei Bersaglieri. Nel 1931, frequentando la Scuola Libera delNudo conosce il giovane scultore marchigiano Pericle Fazzini, che diventa il suo migliore amico: insieme affittano uno studio. Agli inizi degli anni Trenta fa partedella nuova generazionartistica che, con Corrado Cagli,Renato Guttuso, Pericle Fazzini, Afro e Mirko Basaldella, gravita intorno alla Galleria di Dario Sabatello. Il giovane gallerista punta molto su di lui: gli organizza nel 1933 la prima personale, in cui riscuote un discreto successo di critica e nel 1935 lo inserisce nella "Exhibition of Contemporary Italian Painting" che, itinerante negli Stati Uniti, include artisti come Giorgio de Chirico, Gino Severini, Giorgio Morandi e Mario Sironi. Da questo momento prende parte a tutte le più importanti esposizioni in Italia e all'estero. Nel 1933 realizza una pittura murale in un interno della "Casa di Campagna per un uomo di studio", realizzata da alcuni architetti romani,tra cui Luigi Moretti, per la V Triennale di Milano.
La famiglia Castellucci
La sua ricerca si traduce tecnicamente in larghe stesure cromatiche, che irradiano luce datiinterno e si giustappongono in tonalità sul rosa, verde,viola, rosso e azzurro. La matappaiono eria risulta così profondamente vibrante e gli spazi fluidi e pastosi. Le figure sono stilizzate e allungate in eleganti e sensuali pose antipsicologiche e atemporali. Nel 1935 alla
Il culmine della sua stagione tonale è costituito dalla personale nel 1936 nella Galleria
della Cometa, fondata a Roma da Anna Laetitia Pecci Blunt, tra i suoi collezionisti. Nel 1937 e nel 1938 è in Olanda, Francia, Belgio e Svizzera dove prende visione della pittura di Gustave Courbet, Eugène Delacroix, Rembrandt e Jan Vermeer ed osserva altre realtà. Nel
1938 alla XXI Biennale di Venezia avviene il suo esordio realista, che concorre ad aprire una nuova fase stilistica Giuditta e Oloferneall'interno della Scuola romana. D'ora in poi, , il realismo è la sua "morale". Tormento, violenza e solitudine, traspaiono ln immagini crudelmente quotidiane. Nascono così gli intensi Autoritratti , ritratti di soldati, processioni religiose, attese senza tempo nei postriboli,ampliessi vissuti come lotta, risse. Nel 1943 vince il terzo premio per la pittura alla IV Quadriennale di Roma con uno dei suoi capolavori, Giuditta e Oloferne . Nel 1946 alla Galleria di Roma tiene la prima personale con la nuova produzione, della quale fanno parte opere come Danae, 1943, Autoritratto,1943, Trombettiere (Bersagliere), 1946, Predica, 1944,Composizione (Postribolo), 1945, Piazza Navona, 1941.
Nel 1956 alla XXVIII Biennale di Venezia, Roberto Longhi lo definisce ilmaggiore realista italiano vivente, riconfermando questa consacrazione storica nella presentazione alla personaledel 1964, che allestisce a Roma nella Galleria La Pesa. Le opere quasi tutte realizzate tra il 1957 e il 196 presentano una nuova fase realista in cui il conflitto tra
"romantico" e "classico" appare placato e risolto, come dimostra Mattutino (1960 circa). Nel 1983 D. Durbè, M.Fagiolo e V. Rivosecchi raccolgono in un volume le sue incisioni. Gli stessi critici nel 1984 alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna curano un'antologica sulla sua pittura, mentre nel 1989 Ziveri vince il Premio Viareggio-Repaci