Il nudo e i luoghi della sua rivelazione dovevano divenire il suo tema per eccellenza. Fu debitore rispettivamente di De Chirico e di Magritte per il senso di uno spazio inquietante
a forza di evidenza luminosa, e della collocazione incongrua delle figure; ma dal 1937 (i Nodi rosa: ora ad Anversa), l’essenziale della sua arte era ormai stabilito. In una cornice rigorosamente definita, ove il giardino, la città del Nord, la rovina o l’edificio antico (il primo viaggio in Italia ebbe luogo nel 1938) compongono abilmente i propri motivi, donne nude quanto mai veridiche sembrano attendere che il maschio le faccia uscire dall’apparente
letargo; questi, spesso presente nel quadro e completamente vestito, le ignora totalmente o le esamina con atteggiamenti da vecchio entomologo, secondo un tipo di dotto ripreso da Jules Verne (il Congresso, 1941: coll.dello stato belga). Il riconoscimento degli altri si esprime,
come ultima risorsa, solo in una relazione sessuale per metà esplicita, ma raramente con la nettezza della Visita (1939: Bruxelles, coll. priv.), dove un giovane interamente nudo penetra in una stanza in mezzo alla quale una donna nuda seduta, afferrandosi i seni, lo attende. D
abusò di tali contrasti, tutto sommato facili, tra personaggi nudi e vestiti, di cui in Belgio aveva già tratto piú virulenti effetti Van den Berghe (serie di guazzi sul tema della Donna, 1925); cosí pure nelle composizioni religiose (Crocifissioni, Deposizione nel epolcro, 1951: Bruxelles, coll.
dello stato belga), egli delega a scheletri, che soppiantano le figure, il compito di emozionare lo spettatore con la loro sola presenza. Le opere, invece, che rappresentano la
stazione ferroviaria notturna, antiquata e provinciale, dove non osa entrare una fanciulletta sconcertata, hanno assai maggiore virtú poetica (Treni della sera, 1957:Bruxelles, mrba). Apparentato al surrealismo per l’erotismo latente e la maniera secca e accademica ai naïfs per il senso dei valori cromatici e per l’esattezza, D si colloca piuttosto, come Balthus, nella vasta corrente del «realismo magico», che fra le due guerre gettò un ponte tra il
fantastico surrealista e un itinerario piú misurato e vicino alla realtà. I dipinti murali, di stile neoclassico, realizzati presso Gilbert Périer a Bruxelles nel 1954, sono tra le migliori
creazioni dell’artista e Saffo (1957: Bruxelles, coll. priv.) rientra nella stessa poetica. Il pittore è rappresentato in musei belgi, nonché a Londra (Tate Gall.), a Parigi(mnam) e a New York (moma); nel 1982 un museo Paul Delvaux è stato aperto a Saint-Idesbald.
Paul DelvauxPaul Delvaux (Antheit, le 23 septembre 1897 - Furnes le 20 juillet 1994) est un peintre belge.
Peintre post-impressionniste, expressionniste puis surréaliste.
Subissant l'ascendant de sa mère, Paul Delvaux est élevé dans la crainte du monde féminin.
Après des études à l'Académie royale des Beaux-Arts de Bruxelles, il réalise des tableaux post-impressionnistes, puis expressionnistes influencés, notamment, par James Ensor. Cependant, à chacun des changements d'inspiration, Paul Delvaux détruit ses tableaux (1920-24).
C'est en découvrant un tableau de Giorgio De Chirico « Mélancolie et mystère d'une rue », que Delvaux a la "révélation" du surréalisme (1934). Sans jamais adhérer au mouvement, il commence, avec « Femmes en dentelle », une série d'œuvres d'une unité si profonde que n'importe lequel de ses tableaux se reconnait au premier coup d'œil.
Il expose ses œuvres à l'exposition des surréalistes de Paris en 1938.
Sa peinture très caractéristique est faite de paysages figés peints de manière hyper-réaliste où évoluent des femmes nues, de jeunes éphèbes. Un autre univers favori de Paul Delvaux est le chemin de fer (« Trains du soir »). Il fut même nommé chef de gare à Louvain-la-Neuve.
Il a peint également de grandes compositions murales comme celle du Casino-Kursal d'Ostende, du Palais des Congrès de Bruxelles, de l'Institut de Zoologie à Liège.
Paul Delvaux a reçu une faveur nobiliaire du roi des Belges mais il n'y donna pas suite.
Le village de Saint-Idesbald dans la commune flamande de Coxyde, sur la côte belge où il a vécu longuement depuis 1945, lui a consacré un musée depuis 1982.