Infatti lo si può identificare col «muto» che abitava in questa
città nel 1607, presso il pittore Pieter Isaacsz, già allievo
di Cornelis Ketel e di Hans von Aachen e autore di ritratti
di corporazione (1596 e 1599: Amsterdam, Rijksmuseum).
Tuttavia, l’arte di A non venne in alcun modo influenzata
da Isaacsz e sembra piuttosto improntata all’ambiente
di Amsterdam di Gillis van Coninxloo e di emigrati
fiamminghi come Vinckboons e altri paesaggisti vicini a
Bruegel de Velours. Da tali pittori deriva infatti la formula, cara a A, dei paesaggi invernali con orizzonte alto di stile assai arcaico, animati da una folla di piccoli personaggi vivaci e multicolori che attestano ancora un sentimento decorativo e manierista del paesaggio e del colore; il gioco lineare e gratuito dei rami degli alberi, scuri su fondo chiaro, tanto simile a quello usato da un Joos de Momper o da un Gysbert Lytens, conferma quest’atmosfera. A riserva un’attenzione nuova alla descrizione realistica delle sue folle, riduce
gli alberi a puro gioco di quinte, osserva con rigore le norme della prospettiva scemante e si serve delle macchie vivaci di colore dei costumi soltanto per meglio sottolineare
il partito monocromo unificante delle sue Vedute inver-nali, ove i valori cromatici della neve bianca, del ghiaccio grigio-verde e del cielo chiaro svolgono, in definitiva, il ruolo
principale. Si colgono cosí in germe in A, come nel suo contemporaneo
Esaias van de Velde, i due grandi orientamenti
della pittura olandese: la scena di genere e il paesaggio. I
dipinti di A sono abbastanza numerosi, ma poco variano nel
soggetto; quelli datati si distribuiscono dal 1601 al 1632, e
vennero per la maggior parte realizzati a Kampen, ove l’artista
era tornato prima del 1613. Buoni esempi del suo stile
si trovano in musei di Rotterdam, L’Aja, Amsterdam, Londra
e Colonia.