Giovedì 2 febbraio 2006
Rovigo si trasforma con questa mostra in un ponte tra due scuole pittoriche, quella veneziana e quella ferrarese, che hanno vissuto per secoli di reciproci scambi culturali ed artistici grazie alla posizione propriamente di confine della città rodigina, stretta tra due regioni e tra due fiumi, il Po e l’Adige.
La combinazione avviene di sicuro sulle tele presentate, che evidenziano in un percorso cronologico i secoli d’oro della pittura veneziana, quelli dal Quattrocento dei Vivarini al Settecento dei Tiepolo, posti in relazione ai coevi risultati della pittura estense e del Polesine.
Palazzo Roverella, attribuito a
Biagio Rossetti, (architetto del Palazzo dei Diamanti di Ferrara), ospita oltre 150 opere, molte provenienti dalla locale Accademia dei Concordi, fondata dai nobili di Rovigo nel 1580, la cui importante pinacoteca troverà spazio permanente proprio nel quattrocentesco palazzo recentemente restaurato. Nata dalla collaborazione tra il Comune di Rovigo, la Fondazione Cariparo e L’Accademia dei Concordi, l’esposizione è curata da Alessia Vedovi e coordinata da Vittorio Sgarbi, tra l'altro proprietario di diverse opere esposte.
Molti i nomi di grande prestigio tra cui
Giovanni Bellini con la stupenda tavola del
Cristo Portacroce, appartenente all’Accademia rodigina,
Tintoretto,
Palma il Giovane,
Mazzoni,
Pietro Longhi,
Luca Carlevarijs per Venezia.
Giuseppe e la moglie di Putifarre, di
Girolamo Forabosco (Venezia, 1605 – Padova, 1679) tratta un episodio biblico fortunato nel Seicento, qui reso con una celata sensualità: Giuseppe è mostrato con evidenti sembianze femminili e il voluto
non-finito di parte dei panneggi è di libertà gustosamente moderna.
Della Fondazione Cavallini-Sgarbi di Ferrara è il
San Giuseppe di
Giambattista Piazzetta (Venezia 1683 – 1754) piccolo olio su tavola in cui i magistrali contrasti chiaroscurali, compendio della pittura tenebrosa veneziana, fanno emergere da un contorno nerissimo i
bassorilievi dei volti intimamente stretti nella luce.
Garofano,
Mazzolino,
Dosso Dossi,
Girolamo da Carpi,
Sebastiano Filippi, lo
Scarsellino alcuni tra i ferraresi; la
Sibilla di
Carlo Bonomi (Ferrara, 1569 – 1632), è una tela a sviluppo orizzontale in origine parte decorativa di un antico oratorio ferrarese, esemplare lezione di autentico Manierismo dalle posizioni plastiche accentuate e dai colori pungenti.
Spiccano tra le opere religiose, quattro esuberanti nature morte di fiori e frutta di
Elisabetta Marchioni (attiva a Rovigo tra il XVII e il XVIII secolo) condotte con dovizia di particolari senza nulla togliere all’abile spontaneità della pennellata.
L’ itinerario comprende ed invita a visitare La Chiesa di San Francesco e il grandioso tempio seicentesco della Beata Vergine del Soccorso, detta la Rotonda, costruita da
Francesco Zamberlan, allievo del Palladio.
Meraviglia del barocco è l’interno rivestito in tre ordini da 34 grandi teleri celebrativi dei tanti miracoli avvenuti a Rovigo per intercessione mariana, eseguiti da maestri della pittura veneta del XVII secolo come
Francesco Maffei,
Pietro Liberi,
Pietro della Vecchia e
Andrea Zanchi.