|
|
FOTO PRESENTI 7 |
|
Tommasi Adolfo
ADOLFO TOMMASI LA DILIGENZA A CASTIGLIONCELLO
Firmato in basso a destra: Adolfo Tommasi
Galleria d'arte Parronchi, Firenze
Alla data del 1880 Adolfo Tommasi mostra di aver già compiuto una prima fondamentale riflessione sulle problematiche atmosferiche congiunte alla veduta dal vero. Tale riflessione, emersa nell'episodio ufficiale di Dopo la brina (1880), viene anticipata dagli studi esposti alla Promotrice fiorentina dell'anno precedente, notati favorevolmente da Signorini, in particolare un "bozzettino...molto, ma molto pieno di luce, di rilievo, d'intonazione" e Autunno, dove "il cielo ha una luminosa profondità" (Signorini 1879). La maturazione della condotta luminosa consente all'artista di misurarsi con il registro più complesso della veduta costiera, nell'ambito della quale il motivo del litorale tirrenico visto in scorcio, oltre a costituire un banco di prova per altri artisti toscani, prima di tutti Luigi Gioli, impegna a tal punto Adolfo, da vederlo intento allo stesso motivo, in termini ancora più programmatici, in Littorale toscano, esposto a Firenze nel 1887. In quest'occasione l'artista si propone di animare la strada litoranea con l'introduzione di un motivo pittoresco, quello della carrozza, che contribuisce al fascino cromatico della scena, oltre che alla misurazione del succedersi dei piani in profondità e quindi alla suggestione dell'effetto prospettico.
|
Tommasi Adolfo
VEDUTA DELL'ISOLA DEL TINO
Adolfo Tommasi
vista dalla Palmaria 1922
olio su tela, cm 36x47
Iscritto, firmato e datato sul retro:Dono dell'autore Adolfo Tommasi a Carlo Senese Santoponte in occasione delle sue nozze con Elisa Filicchi 22 maggio 1922
Collezione privata
Dalle memorie di Adolfo Tommasi si apprende come nel 1920 egli si recasse al Varignano, dietro invito di suo genero, allora Capitano di Vascello, Giulio Menini, destinato al Comando di quella località, dove l'artista realizzò alcune vedute delle isole del Golfo di La Spezia, la Palmaria, il Tino e il Tinello, insieme a Portovenere; tornato quindi in quella stessa località nel 1921 e nel 1922, realizzò diverse marine, tra cui Veduta dell'isola del Tino dalla Palmaria "dalla parte opposta a quella che guarda Portovenere". Sempre dalle memorie si ricava il percorso degli itinerari costieri dell'artista a questa data, tra cui un soggiorno a Riomaggiore, che comprova l'adesione, di fronte a tale panorama, alla lezione signoriniana, senza contare che egli stesso ricorda di aver dichiarato agli abitanti del paese che era "in parte suo scolaro". La rinnovata applicazione di Tommasi alla marina nel corso degli anni Venti risponde all'esigenza, comune a tanti altri artisti toscani, di un ritorno alla tradizione, in particolare alle conquiste luminose del Signorini di Riomaggiore, tanto che nello stesso 1922, egli si presenta alla Primaverile fiorentina con tre dipinti, tra cui due marine, Vele Adriatiche e Sole autunnale (citato nelle memorie con il titolo Dietro la Villa Freccia all'Ardenza), imponendosi come "uno degli ultimi e autentici rappresentanti di quel macchiaiolismo che ebbe i suoi primi assertori in Signorini, Fattori, Lega, Abbati" (Vivarelli 1922, p. 215), oltre che per la sua capacità di rinnovarsi e di apprezzare le ricerche dei più giovani, come dimostra la sua appartenenza al "Gruppo Labronico". Nella personale dell'artista allestita da "Bottega d'Arte" di Livorno nel 1926, la serie delle marine emerge per la sua indiscutibile novità, grazie anche all'ammirazione dell'amico poeta Guido Menasci, che indugia su questa veduta del Tino: "Festa di luce, segreto indefinibile, ecco le sensazioni che danno queste marine del Tommasi", soprattutto quando "come nel Tino visto dalla Palmaria, la roccia si staglia cupa sulla porpora lucida di un tramonto" (Menasci 1926).
|
Tommasi Adolfo
LA BRINA 1879ITAVOLA
, cm 33x21firmat e datato m basso a sinistra: Adolfo Tommasi 187coll. privata In stretta relazione con I cavoli brinati esposti alla Promotrice di Torino ne costituisce una variante, per l'accentuazione del taglio trasversale e il ribaltamento in primo piano dei due cavoli, la cui invadenza ottica diventa stavolta ancora più decisiva. L'abbinamento degli ocra e dei verdi ripropone l'abilità di Adolfo nel sapersi orientare sul terreno della "giustezza nei rapporti dei toni", secondo le teorie elaborate da Martelli partendo dalla lettura di Zola su Manet, nel corso della sua conferenza sugli Impressionisti del 1879. Si tratta di un abbinamento risolto nei termini di una sensibilità attenta alla accordature naturali, nell'ambito di un pleinarismo sistematico, in cui la variazione dei toni funziona da tramite per la definizione dell'effetto di profondità prospettica. Tale condotta pittorica, trasferita nell'ambito di un'opera programmatica quale I cavoli brinati, catalizza la polemica tra artisti critici, tra cui Adriano Cecioni e Telemaco Signorini da una parte, e letterati critici, tra cui Enrico Panzacchi e Ferdinando Martini dall'altra, intorno alla questione del soggetto, mentre sulle pagine di "L'Illustrazione Italiana" del 1880, Luigi Chirtani riconduce l'intonazione cromatica della scuola toscana a una sorta di epidemia artistica ascrivibile alla cosiddetta "diafanite" di Adolfo Tommasi, pur intravedendo in quest'ultimo il campione di "una pittura che sa, che sente, che ama" (Chirtani 1880, p. 86). ===i== L'evidenza stereoscopica dei cavoli in primo piano chiarisce i termini di una consuetudine pleinaristica ascrivibile al soggiorno nella campagna toscana, secondo la testimonianza offertaci da Antonio Antony de Witt in un articolo del 1933, dove riferisce delle escursioni domenicali dell'artista in compagnia di Fattori, Signorini e Lega: "Era ancora giovanissimo quando fece vedere ai suoi amici d'arte e di vita un bozzetto, eseguito a San Gervasio:rappresentava un cavolo. Ne ebbe tali consensi, che si decise, dietro loro insistenza, a sviluppare quel tema in un quadro più grande, rappresentante un intero campo di cavoli" (Antony de Witt 1933). Tale accenno biografico contribuisce a delineare le coordinate effettive della relazione intercorsa tra Lega e Adolfo Tommasi ancor prima del soggiorno a Bellariva, se è vero che de Witt, allievo di quest'ultimo, rimane un testimone attendibile delle vicende biografìche relative al consesso artistico nelle campagne toscane tra la fine degli anni Settanta e gli anni Novanta. (F.C.)
|
Tommasi Adolfo
MATTINATA AL TORRENTE AFRICO
|
Tommasi Adolfo
MATTINA AL TORRENTE AFRICO
|
Tommasi Adolfo
PAESE CON LA NEVE (
1883)
olio su tela, cnm 26x54 firmato in basso a destra: Adolfo Tommasi Collezione privata
La grande disinvoltura con cui Adolfo riesce ad affrontare "una varietà di verdi, una vivacità di azzurri o una tonalità di grigio cupo e triste, a seconda che ei voglia" (De Gubernatis 1899, p. 516), trova nel confronto tra questo dipinto e il precedente una suggestiva testimonianza. Il motivo del paesaggio innevato, coperto da un cielo plumbeo, offre ampio spazio alle variazioni tonali, in questo caso giocate sulle diversi gradazioni dei grigi e dei bianchi, secondo "una giustezza nei rapporti dei toni" in grado di dare all'opera "una grande verità ed un incantesimo straordinario" (Martelli 1879) Databile intorno al 1883, possiamo supporre si tratti del quadro presentato alla Promotrice fiorentina di quell'anno con il titolo Neve di marzo, esposto insieme ad altri quadri caratterizzati da una forte attenzione per le mutazioni stagionali - Dicembre, Un giorno di scirocco a Peretola - l'osservazione puntuale delle quali permette all'artista di fissare le infinite variazioni di luce e colori dei paesaggi ritratti dal vero. (E. L.)
|
Tommasi Adolfo
IL FISCHIO DEL TRENO
, (1883) cm 66,5 x 50
|
|
|
|
|