Bezzuoli Giuseppe
GIUSEPPE BEZZUOLI, L'ENTRATA DI CARLO VIII A FIRENZE,
1827
È questa sicuramente l'opera più nota nella produzione di Giuseppe Bezzuoli. Essa ricorda un episodio storico di grande significato simbolico per la storia italiana: la venuta in Italia del re di Francia Carlo VIII con l'intento di conquistare il regno di Napoli. Questo episodio rappresenta, in pratica, l'inizio delle campagne di conquiste operate dalle potenze europee (in particolare Francia e Spagna) dei territori italiani, e quindi il declino non solo degli stati signorili italiani formatisi nel Trecento e Quattrocento, ma anche di una possibile unificazione della penisola in un unico regno nazionale. Dopo la fine degli Svevi con la morte di Manfredi, l'arrivo in Italia di Carlo VIII segna un ulteriore passaggio determinante per la situazione italiana agli inizi dell'Ottocento, separata in più stati sottomessi a potenze straniere. Anche quest'opera quindi ha chiari significati risorgimentali, rientrando nel clima romantico del tempo, anche se lo stile pittorico del Bezzuoli rimane comunque ancorato ad un solido impianto neoclassico.
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Bezzuoli Giuseppe
GIUSEPPE BEZZUOLI, IL RITROVAMENTO DEL CORPO DI MANFREDI,
1838
Questo quadro, realizzato nel 1838, è attualmente conservato al Museo del Sannio di Benevento. Il quadro, benché sia di soggetto romantico, conserva una solida costruzione neoclassica derivando la sua composizione da un famoso quadro del pittore Benjamin West La morte del generale Wolfe del 1770.
Il suo soggetto è un episodio chiave della storia medievale italiana e riguarda la sconfitta degli svevi da parte degli angioini. Nell’Italia meridionale, subito dopo il Mille, si era formato, grazie ai Normanni, per la prima volta uno stato unitario che comprendeva i territori prima occupati da longobardi, bizantini ed arabi. L’ultima discendente dei normanni, Costanza d’Altavilla, andò in moglie all’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico VI. Il figlio di Enrico VI e di Costanza d’Altavilla fu Federico II di Svevia che, nella sua persona unì la corona di imperatore del Sacro Romano Impero e di re del Regno di Napoli. In tal modo agli inizi del XIII secolo si stava realizzando l’unità d’Italia grazie a Federico II il cui intento era però contrastato dal papa che temeva di perdere il suo potere temporale sui territori di Roma e dintorni. Alla morte di Federico II il progetto politico di unificare l’Italia in un solo stato fu perseguito dal suo figlio naturale Manfredi di Svevia.
Il papa Clemente IV, di origine francese, dopo aver scomunicato Manfredi, investì, in virtù della sua superiore autorità morale, il fratello del re di Francia, Carlo d’Angiò, della corona del Regno di Napoli. Questa mossa politica fu un invito per Carlo d’Angiò a venire in Italia e sconfiggere Manfredi per prenderne il regno meridionale. L’angioino giunse in Italia nel 1265, ed arrivò allo scontro decisivo con le truppe di Manfredi il giorno 22 febbraio del 1266 sotto le mura di Benevento. Manfredi fu sconfitto e Carlo d’Angiò conquistò il regno meridionale. In tal modo il papato era riuscito ad evitare l’unità d’Italia. Questo episodio della sconfitta di Manfredi acquista dunque un preciso significato simbolico. La sua morte, con la complicità del papato, è stato un sacrificio che l’Italia ha pagato con la sua mancata unificazione. Questo episodio, quindi, era ben adatto a suscitare sentimenti patriottici negli italiani.
Bezzuoli, rifacendosi ai versi danteschi della Divina Commedia, rappresenta l’episodio del ritrovamento del corpo di Manfredi ("biondo e di gentile aspetto", come lo definisce Dante). Sulla sinistra un soldato a cavallo, simbolo dell’angioino vittorioso, abbassa la testa per rendere onore al vinto. Sulla destra un porporato, anche egli a cavallo visto di spalle, con il dito alzato indica che Manfredi, essendo scomunicato, non può essere sepolto in terra consacrata ma le sue ossa devono essere disperse fuori dal regno. Il porporato era il vescovo di Cosenza, legato pontificio presso Carlo d’Angiò. La città che si vede sullo sfondo è Beneve
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