Kiev, Mosca, San Pietroburgo: la nascita, la formazione, lo sviluppo creativo.
Kazimir Malevic (Kiev 1878 - San Pietroburgo 1935) è un'artista russo assolutamente permeato dal misticismo e dalla cultura della sua terra d'origine. Nell'autunno del 1904, dopo aver ottenuto l'indipendenza economica grazie a un lavoro come disegnatore tecnico nell'amministrazione pubblica, si trasferisce a Mosca. Qui viene a contatto con gli artisti del gruppo degli "Ambulanti" e conosce l'impressionismo francese, visitando le collezioni di Sergej Šcukin e di Ivan Morozov. La mostra "Rosa Azzurra" del 1907 gli dà la possibilità di approfondire il suo interesse per il simbolismo. Il fare pittorico degli esordi sarà influenzato da queste due correnti; dopo il 1910, invece, saranno Matisse e i fauves a incidere in profondità nella sua produzione. I prodromi del Suprematismo si possono individuare nella creazione dell'opera teatrale Vittoria sul sole, durante il soggiorno estivo in Finlandia, nel 1913. È del 1914-15 la prima opera suprematista Quadrato nero, esposta alla mostra "0,10" nella galleria privata Dobycina di San Pietroburgo. Da questa data la sua scoperta si evolve nelle fasi del suprematismo colorato del 1915 e in quello bianco del 1918. A Vitebsk, fino al 1922, Malevic insegna nella scuola di Marc Chagall, continuando l'attività didattica a San Pietroburgo insieme al gruppo UNOVIS. In questi anni, con El Lissitskij, crea i primi corpi tridimensionali che chiama Architekton. Le opere dell'ultimo periodo testimoniano il compromesso del pittore con la nuova realtà politica, senza perdere, però, in efficacia espressiva
.
La prima passione del collezionista Sergej Šcukin è la pittura impressionista. Anche Malevic approfitta della sua lungimiranza e acutezza critica che permette al pubblico russo di conoscere quest'arte dai risvolti allora impensabili. Tra gli artisti francesi, il pittore ucraino ai suoi esordi sarà influenzato soprattutto da Claude Monet. La sua è una folgorazione simile a quella vissuta da Wassily Kandinsky di fronte ai Covoni dell'artista parigino. Nel 1930 Malevic scrive: "Davanti a me, tra gli alberi, vi era una casa appena intonacata di bianco. Era un giorno d'estate. Il cielo era blu cobalto. Un lato della casa era in ombra, l'altro illuminato dal sole. Per la prima volta ho percepito il riflesso chiaro del cielo azzurro, i suoi toni puri e trasparenti. Da quel momento ho cominciato a dipingere colori chiari, solari. Da quel momento sono diventato un impressionista". Guardando Meli in fiore
, si è inevitabilmente catapultati in una realtà fatta di "sovrumani silenzi e profondissima quiete" dal sapore leopardiano. La perfetta armonia cromatica creata dal pittore mediante l'uso del rosa, dell'azzurro e del bianco stesi a macchie sovrapposte concede all'osservatore un istante di autentico abbandono nella magica dimensione della natura.
Dopo secoli in cui l'arte si era posta l'obbiettivo di riprodurre il visibile, di rappresentare oggettivamente il reale, è lecito chiedersi come sia stato possibile giungere all'astrazione. Stupisce soprattutto il parallelismo cronologico tra esperienze pittoriche che fioriscono in realtà culturali diverse. Il Suprematismo di Kazimir Malevic è una delle espressioni di questo sconvolgente e rivoluzionario modo di fare pittura. L'astrattismo dell'artista ucraino non ha, però, la sinfonicità del suo conterraneo Kandinsky, né la durezza e severità di Piet Mondrian. Malevic scopre l'astrazione dopo aver sperimentato la pittura impressionista, fauve e cubo-futurista. L'opera qui riprodotta
testimonia la sua vicinanza ai ritratti di Henri Matisse. I colori, impregnati di materia densa, luminosa e squillante, sono stesi sulla tela evitando mescolanze o sfumature chiaroscurali, preservati nella loro purezza. La superficie bidimensionale e piatta che ne scaturisce esalta la ieratica frontalità della figura. Sotto questo profilo, Malevic si confronta con la tradizione delle icone russe; in questo caso, il richiamo all'Archeiopoietos ("Salvatore non dipinto da mano umana") del XII secolo appare evidente. Una leggenda cristiana racconta del re Abgarus che venne a sapere dei miracoli di Gesù. Non potendo raggiungerlo, mandò da lui un pittore per farlo ritrarre; ma egli, abbagliato dal volto di Cristo, non riuscì a realizzare l'opera. Gesù, allora, prese la veste dell'artista e vi impresse la sua immagine.
Nel 1915 Malevic scrive: "Tutta la pittura esistita fino a oggi, prima del suprematismo, la scultura, la letteratura e la musica sono state schiave delle forme della natura; esse attendono la propria liberazione e la possibilità di parlare la propria lingua". In questo stesso anno l'artista espone per la prima volta trentanove opere suprematiste, che fino ad allora aveva tenute nascoste temendo la concorrenza soprattutto di Vladimir Tatlin, fondatore del movimento costruttivista e autore del Monumento della Terza Internazionale. Un'opinione ormai solidificata della critica pone nel 1915 gli inizi del suprematismo colorato. L'opera qui riprodotta è il primo esempio di questa fase pittorica. Su un fondo bianco
, una figura geometrica irregolarmente quadrata sembra galleggiare senza gravità, muovendosi verso lo spettatore che rimane abbagliato dall'intensità cromatica del suo rosso. È stato scritto che "la porpora rappresenta la potenza bizantina, il rosso il sangue dei martiri, l'aquila zarista ha l'insegna purpurea del suo rango, la rivoluzione è rosso sangue, il comunismo rosso". Non è difficile comprendere come sia stato possibile considerare l'opera un presentimento artistico della Rivoluzione d'ottobre.
Già nel 1912-13 Malevic realizza una Testa di giovane contadina utilizzando un processo di scomposizione cubista, probabilmente suggerito dalla sovrapposizione delle pieghe degli scialli delle donne ucraine.
L'opera qui riprodotta testimonia un periodo creativo completamente diverso, ma è frutto di una medesima suggestione: il mondo rurale della Vecchia Russia. Negli ultimi anni, insieme ai ritratti che recuperano la tradizione pittorica rinascimentale, Malevic realizza molte opere accomunate dallo stesso soggetto, preso a prestito dalla realtà contadina che lo circonda. Il regime dittatoriale stalinista impedisce ai pittori di esprimersi liberamente; l'arte diventa uno strumento di propaganda, viene privilegiata la tendenza pittorica del "realismo socialista", fortemente impregnata del conservatorismo accademico. Testa di contadino, in cui il pittore cancella i lineamenti del volto, esprimendo nella vuotezza espressiva la dimensione di paralisi e di censura del sistema artistico, fa intuire le ragioni per le quali, dopo il 1935, le opere di Malevic non fossero esposte in Russia. Fino al 1962 esse scompariranno nei depositi per essere poi, reinserite ufficialmente.
(Fotografie 13)