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FOTO PRESENTI 5 |
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Collezione Toscanini
LEGA LA LETTURA
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Collezione Toscanini
GRUBUCY AUTORITRATTO
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Collezione Toscanini
BOCCIONI AUTORITRATTO
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Collezione Toscanini
SIGNORINI LE AGITATE
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Collezione Toscanini
CRUBICY DE DRAGON L'ULTIMA BATTUTA
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«Il denaro? [...] Le mie passioni sono tre: i quadri, quelli, s'intende, che piacciono a me, le lettere di Leopardi, le lettere di Mozart». Con queste parole, nel 1931, Arturo Toscanini (Parma, 1867 - Riverdale, New York 1957), una delle più importanti bacchette del XX secolo, dava ragione della propria personalissima passione per il bello. Una passione che la Biblioteca di via Senato a Milano, in collaborazione con l'istituto Matteucci di Viareggio e l'associazione Amici della Scala, ha voluto ricordare, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte del maestro, con una singolare monografica dal titolo Toscanini tra note e colori, nella quale si tratteggia un ritratto meno noto, più intimo, del celebre direttore d'orchestra emiliano, attraverso documenti, fotografie, spartiti, oggetti personali e una trentina di dipinti della sua collezione.
«La musica e la pittura sono sorelle e, direi, anche sorelle gemelle [...] la mia stessa bacchetta è un allegorico pennello che rotea nell'aria ed esprime quei colori che l'esecuzione tradurrà in suoni», scriveva, sempre nel 1931, Toscanini in una delle tante lettere - molte delle quali conservate al Mart di Trento e Rovereto -, che Elisabetta Palminteri Matteucci, curatrice della mostra milanese, ha studiato per ricostruire l'intera collezione del maestro. Una collezione, purtroppo andata dispersa alla morte del suo proprietario, che, secondo le recenti ricerche documentarie, era composta da oltre centocinquanta opere, tra dipinti e sculture: una straordinaria campionatura della pittura lombarda a cavallo tra l'Otto e il Novecento con autori come Pompeo Mariani, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, Giovanni Segantini e Arturo Tosi, cui vanno aggiunti artisti delle scuole macchiaiola e napoletana del calibro di Silvestro Lega, Telemaco Signorini e Antonio Mancini.
Ad affinare la sensibilità collezionistica di Arturo Toscanini fu l'amico Vittore Grubicy De Dragon, mercante e pittore, critico e mentore della «nuova scuola» di Giovanni Fattori, Giovanni Boldini e Giovanni Segantini. L'esposizione mette in luce la profondità e particolarità di questo rapporto, l'affinità elettiva dei due artisti e la comune concezione dell'arte che, in anni in cui si andavano diffondendo le avanguardie, rimaneva legata a uno spiritualismo di sapore ottocentesco, ben rappresentato da correnti pittoriche come il divisionismo e il simbolismo. Grubicy fu, dunque, per Toscanini, un vero e proprio punto di riferimento, con il quale condividere gli stessi ideali artistici e lo stesso approccio affettivo verso le opere d'arte. Gli scritti di John Ruskin, in particolare, incentrati sull'essenzialità del bello, rappresentarono per entrambi un'imprescindibile chiave di lettura per l'arte moderna, vista come concetto assoluto privo di compromessi.
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