A Ila fine della Prima Guerra Mondiale molti dei protagonisti delle esperienze più recenti dell'avanguardia,
Dada su tutte, si ritrovano a Parigi.
Francis Picabia, Tristan Tzara, Man Ray,
Marcel Duchamp, Max Ernst, i protagonisti del movimento più radicalmente rivoluzionario che l'arte abbia prodotto, sono coloro ai quali guardano con ammirazione alcuni giovani intellettuali intraprendenti, tra i quali fanno spicco André Breton e Philippe Soupault. I due si dedicano a esperimenti di scrittura automatica alla maniera dadaista e già nel 1920 pubblicano un libro, Les champs magnétiques, che ne offre ampia dimostrazione. È la fondazione di una rivista a far da epicentro al nuovo clima artistico. "Littérature", che Breton e Soupault realizzano con Louis Aragon, è il laboratorio nel quale maturano le esperienze dalle quali nascerà, di lì a poco, il Surrealismo.
Il progetto è ancora quello di un'arte totale, ovvero di un atteggiamento artistico diffuso che nutre tutte le manifestazioni disciplinari, dalla poesia alla musica, dal teatro alla pittura, in modo da sminuire le singole tecniche e i singoli linguaggi in favore di una creatività tutta legata agli umori dell'individuo e che, di volta in volta, sceglie gli strumenti più opportuni per esprimersi.
Non casualmente il termine ha origine a proposito di un'opera "totale" per eccellenza: Guillaume Apollinaire usa il termine "sur-réalisme" nel programma di sala di Para de, complesso spettacolo andato in scena il 17 maggio 1917 al teatro dello Chatelet con testo di Jean Cocteau, musica di Erik Satie, scene e costumi di Pablo Picasso e coreografie di Léonide Massine.
"Littérature" promuove e organizza delle soirées che, sull'esempio delle serate futuriste e di quelle del Cabaret Voltaire che nel 1916 diede origine al Dada zurighese, vedono alternarsi letture e interventi spettacolari di autori di formazione letteraria come Breton, Soupault, Aragon, Ribemont-Dessaignes, Éluard, Dermée, Birot, Radiguet, Cocteau, esecuzioni di musicisti come Satie, Auric, Pou' lenc, Milhaud, e l'esposizione di opere di Gris, de Chirico,
Léger, Picabia, Lipchitz.
Dada è, per Breton, uno "stato d'animo", un modo di essere capace di generare processi creativi. A Parigi i giovani emuli guardano, più che all'arte, all'happening, alla poesia, alle molte forme di spettacolarizzazione di quell'atteggiamento iconoclasta e dissolutorio. Inoltre, secondo la nuova tradizione avanguardistica inaugurata da
Fauves e cubisti, molto forte è la tentazione di organizzare il tutto in un vero e proprio movimento coordinato, cosa che Dada non ha mai voluto essere.
Momento scatenante della nascita del Surrealismo è l'incontro fra Tzara e Breton, entrambi figure poliedriche alla Marinetti, scrittori, uomini di spettacolo, organizzatori culturali, libellisti, animati da violenti istinti predicatori e profetici, incarnazioni di quella figura del saltimbanco, della maschera, che non è solo tema pittorico dell'arte novecentesca ma emblema stesso dell'uomo d'avanguardia, sradicato, deviante, ludicamente critico verso il sistema di valori della società. Tra il 1920 e il 1925 si susseguono le serate dadaisteggianti, le conferenze, le manifestazioni di disturbo in seno a occasioni ufficiali (il far notizia, il montare agli onori della cronaca, è una strategia ispirata dal Futurismo),
André Breton, captando le mutazioni avvenute nella ricerca artistica, inizia a teorizzare Le surréalisme et la peinture, che prende forma in una mostra alla galleria Pierre con Arp, de Chirico, Ernst, Klee, Masson, Miro, Picasso, Man Ray e Pierre Roy.
B reton non fa che fotografare una situazione che nel mondo dell'arte stava peraltro delineandosi in modo autonomo. Anche in campo artistico, tuttavia, egli stabilisce e impone un'ortodossia. Da guardiano di tale ortodossia, egli nel 1926 può bollare come segno di compromissione mondana il lavoro di scenografia di Ernst e Miro per i Ballets Russes, in quanto opera impuramente contaminata da destinazione pratica e mondana. Per altro verso, con il proselitismo attuato nei confronti di nomi nuovi come E.L.T. Mesens, René Magritte, Yves Tanguy, Paul Delvaux, Salvador Dalf, Maurice Henry, egli si attende una diffusione a macchia d'olio del Surrealismo, com'era stato per il Futurismo e come di fatto accadrà nel corso degli anni Trenta. In questa prospettiva apre anche i battenti nel 1926 la Galerie Surréaiiste, luogo di mostre e manifestazioni. Da questo momento, il Surrealismo è una realtà che il mondo dell'arte riconosce e rispetta.
Sogno, zone oscure della coscienza, automatismo psichico, allucinazione, e insieme continuo incontrarsi e scontrarsi di segno e parola, di parola e cosa, di segno e cosa. Negli anni Venti il Surrealismo dispiega pienamente, dal punto di vista delle manifestazioni artistiche, un'opera di espansione vastissima dell'area delle possibilità espressive, sia in senso stilistico sia in senso antistilistico, ma
soprattutto sul piano degli intenti intellettuali. Duchamp e de Chirico sono i poli scelti e indicati come estremi di queste esplorazioni: il primo in quanto dissolutore implacabile di convenzioni e formule, capace d'imprimere energia di senso nuova e diversa a ogni segno della realtà dell'esistenza; il secondo, in quanto capace di distillare straniamenti visivi e mentali attraverso un uso sapiente dei codici più storici della pittura: la capacità della pittura di rappresentare analiticamente ciò che si vede viene volta da de Chirico all'irrappresentabile, all'ineffabile.
Nasce così, contemporaneamente, una serie mutevole di deroghe dalle buone regole dell'arte e dell'estetica, e insieme una sorta di applicazione così pedissequa e intransigente delle medesime regole storiche da risolversi in una sorta di eccesso paradossale, che non si arresta neppure di fronte alle frontiere del kitsch. Sono modi apparentemente contraddittori, ma più d'un artista amministra le possibilità di entrambi con esiti straordinari.
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E il caso di due surrealisti della prima ora, Ernst e MirO.