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La vicenda artistica di Paola Consolo è intensa e breve come lo è stata la sua stessa vita. Da sua madre, Eugenia Consolo poetessa e scrittrice, eredita il talento artistico e a soli 17 anni è presentata dall'insigne scultore Medardo Rosso alla Prima mostra del Novecento italiano tenutasi al palazzo della Permanente di Milano. Nel 1926 compie un viaggio a Tunisi - luogo che anche nel decennio precedente ha suscitato la curiosità di artisti come August Macke e Paul Klee - dove subisce il fascino dei caldi colori delle terre esotiche, che trasferisce nelle sue tele. Il legame col Novecento si fa sempre più stretto, non solo per la parentela con la Sarfatti di cui è nipote ma anche in seguito al matrimonio con l'architetto e pittore del gruppo, Gigiotti Zanini conosciuto in quegli anni e sposato nel 1931. Insieme al gruppo espone infatti oltre alle prime due mostre del '26 e del '29 a Milano, anche a Parigi e a Nizza nel '29 e a Basilea nel '30. Nell'Autoritratto del 1932 (FIG.1) si ritrovano le caratteristiche tipiche della poetica novecentista, come la figura dipinta centralmente con rigoroso plasticismo, attenuato soltanto dalle mani affusolate e da un certo linearismo grafico. L'espressione severa e pensosa, la sobrietà delle linee e il tono pacato dei colori, accentuano ancora di più quella dimensione distaccata e neoplatonica tipica dell'arte del Novecento. La carriera della Consolo viene stroncata dalla morte prematura nel 1933, mentre dà alla luce la prima figlia. Nel 1934 a Milano le viene dedicata un'importante mostra e nel 1948 alla Biennale di Venezia viene presentata da Diego Valeri una sua retrospettiva.
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