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FOTO PRESENTI 6 |
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De Grada Raffaele (1885-1957)
DE GRADA, SOBBORGHI DI MILANO, 1930
Olio su tela, 82 × 68 cm, Collezione privata
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De Grada Raffaele (1885-1957)
DE GRADA ALBERI
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De Grada Raffaele (1885-1957)
DE GRADA BETULLE IN BRIANZA
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De Grada Raffaele (1885-1957)
DE GRADA IL MULINO A SANTA CHIARA, 1927
olio su tela, 90x75 cm firmato e datato in basso a s. Dono di Dino Cardarelli
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De Grada Raffaele (1885-1957)
DE GRADA SAN GEMIGNANO
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De Grada Raffaele (1885-1957)
DE GRADA PAESE DEòòA NEVE
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Raffaele De Grada nasce a Milano
nel marzo del 1885. Dopo un'infanzia movimentata a causa degli spostamenti della
famiglia inizia la sua carriera artistica a Zurigo. Il padre Antonio, anch'egli
pittore, si era infatti trasferito definitivamente in Svizzera nel 1889,
ricevendo molti incarichi come decoratore di palazzi pubblici. Il giovanissimo
De Grada aiuta il padre nei lavori di decorazione e frequenta l'Accademia di
Dresda per i primi due anni di corso, trasferendosi poi a quella di Karlsruhe,
molto più vicina a Zurigo. Pur lavorando in Svizzera l'artista ama trascorrere
lunghi periodi estivi in Italia centrale, dove conosce Magda Ceccarelli, che
diventerà sua moglie. I soggiorni in Italia sono sempre più frequenti sino al
trasferimento, dopo la I guerra mondiale, a San Gimignano e poi a Firenze, nel
1921. In Italia De Grada approfondisce il suo interesse paesaggistico, che
gli ha fornito buon esito nelle gallerie di Zurigo, muovendosi però verso nuove
soluzioni. Il pittore cerca ora di ricostruire l'immagine del paesaggio sulla
base di un impianto più moderno, quasi geometrico e di matrice cézanniana, ma
sempre legato "alla natura e allo stato d'animo", come suggerisce l'artista
stesso. A partire dagli anni '20 De Grada ottiene sempre maggior
riconoscimento. Partecipa alla Biennale veneziana del '22, a quella romana
dell'anno successivo e poi alle Quadriennali. Stimato e apprezzato da molti
artisti del gruppo del Novecento viene considerato egli stesso un
novecentista. Nel 1925 ha infatti un ruolo attivo nell'organizzazione della
sezione toscana della Prima mostra del Novecento italiano, su incarico di
Sironi, Salietti, Funi e Wildt. Ultima fase di sviluppo della sua ricerca
artistica è legata al trasferimento a Milano, nel '29, dove resterà sino alla
morte nel 1957. Nel periodo della maturità viene segnalato dalla critica come
uno dei migliori paesaggisti moderni. I temi preferiti restano la città di
Milano e i suoi dintorni, come nell'opera Sobborghi di Milano, la Brianza
e la sempre amata Toscana. All'interesse per una pittura figurativa che si
confronta in modo sempre più diretto con i maestri ideali Cézanne e Corot, si
somma il desiderio dell'artista di apprendere una cultura letteraria e storica
in grado di completare la sua formazione artistica, in una visione globale e
unitaria del sapere.
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