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FOTO PRESENTI 25 |
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La borghesia allo specchio
ALFRED ROL LE RETOUR DU BAL
1886, olio su tela, cm 205 x 122 cm, Musée des Beaux Arts de Nantes
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La borghesia allo specchio
DE NITTIS GIUSEPPE LA DOMENICA A LONDRA
1872, olio su tela, cm 120 x 80, collezione privata
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La borghesia allo specchio
COSTANTINO SERENO I CONTI SIMONETTI E I FIGLI
1871, olio su tela , cm190 x 130, collezione privata , Milano,
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La borghesia allo specchio
GIOVANNI GIANI ULTIMA FOGLIA
olio su tela ,cm 98,5 x 65, 1910, Museo Revoltella, Trieste
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La borghesia allo specchio
ISIDORO GRUNHUT RITRATTO DEL CONTE NANI MOCENIGO
1888, olio su tela, cm 72 x 57, collezione privata
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La borghesia allo specchio
PAOLO TROUBETZKOY RITRATTO DI CARLO LAMBERTI
1912, olio su tela, cm 53,8 x 41,7, Fondazione Raccolta d’Arte Lamberti, Codogno (Lo)
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La borghesia allo specchio
GIACOMO FAVRETTO LO STUDIO DEL PITTORE
1874-76, olio su tela , cm35 x 26,collezione privata
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La borghesia allo specchio
GIUSEPPE DE NITTIS SULLA NEVE
1875, olio su tela, cm 43x32,5, collezione privata
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La borghesia allo specchio
GIACOMO GROSSO LA FEMME
1895, olio su tela ,cm 295 x 160, Museo Civico e Pinacoteca di Asti
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La borghesia allo specchio
PAUL BAUDRY PORTRAIT DE MME LOUIS CéZARD
1886, olio su tela , cm80x 64, Musée des Beaux Arts de Nantes.
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La borghesia allo specchio
GIORGIO BELLONI LE ROSE
1883, olio su tela, cm 180x200, Fondazione Lamberti, Codogno (Lo)
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La borghesia allo specchio
FéLIX VALOTTON PORTRAIT DE MME VALOTTON
1905, olio su tela, cm 89 x 116, Musée des Beaux Arts de Bordeaux
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La borghesia allo specchio
ULISSE CAPUTO L’ORA DEL THé
1914, olio su tela, cm 95,5 x 73, Galleria Clas Art, Lodi
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La borghesia allo specchio
GIOVANNI BOLDINI LA VISITA DOMENICALE
1882-1884, olio su tavola, cm37 x 27, collezione privata
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La borghesia allo specchio
AUGUSTE TOULMOUCHE LE BILLET ( DOUX)
1883, olio su tela, cm66 x 45, Musée des Beaux Arts de Nantes
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La borghesia allo specchio
GIOVANNI ZANGRANDO IL PASSEGGIO SANT’ANDREA A TRIESTE
1898, olio su tela, cm 90 x 97,5,collezione privata
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La borghesia allo specchio
JEAN LOUIS HAMON LA JEUNE MèRE
1863, olio su tela, cm 73 x 92, Musée des Beaux Arts de Nantes
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La borghesia allo specchio
ISIDORO GRUNHUT LA BAMBOLA
1891, olio su tela, cm50 x 76, Civico Museo Revoltella, Trieste
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La borghesia allo specchio
DANIELE RANZONI RITRATTO DI BAMBINO
1877 ca, aquerello su carta , cm 22 x 23, collezione privata
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La borghesia allo specchio
LUIGI CONCONI RAGAZZI IN GIARDINO
1879, olio su tela , cm164 x126, collezione privata
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La borghesia allo specchio
PIETRO CHIESA BIMBA CON GATTO
1910 ca, tecnica mista su carta, cm35 x 50, collezione privata,
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La borghesia allo specchio
TRANQUILLO CREMONA RIPASSANDO LA LEZIONE
1876/77, acquerello toccato a guazzo su cartoncino, cm 50,8 x 30,1, Raccolta d’Arte Lamberti, Codogno (Lo)
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La borghesia allo specchio
ODOARDO BORRANI LA CONVERSAZIONE SULLA TERRAZZA
1873, 46 x 25 cm, collezione privata
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La borghesia allo specchio
SILVESTRO LEGA LA VISITA IN VILLA
olio su tavola cm32 x 79c,firmato e datato in basso a sinistra “S.Lega 1864”,
collezione privata
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La borghesia allo specchio
UMBERTO VERUDA IL TERZETTO
1892, olio su tela, cm 130 x 128, Pinacoteca del Lloyd Adriatico, Trieste
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Il periodo tra l’Unificazione d’Italia e l’avvento del Fascismo ha corrisposto in Europa all’egemonia della borghesia. Tra i privilegi faticosamente conquistati e che spesso diventavano obblighi si delineava prepotente, per i rampanti del momento, la necessità di plasmare arte e cultura per mettersi in scena. Malato d’insicurezze ma dotato di pragmatismo, questo mondo, assoggettato a regole ferree, che la tirannia del dover apparire impediva spesso di rimettere in discussione, ha creato una nuova cultura visiva. Committente in grado di sostituirsi alle vecchie temute istituzioni, il borghese è stato scrutato con indulgenza, partecipazione o ferocia da pittori e scultori: spesso “outsiders”, gli artisti erano corteggiati o tollerati secondo quanto potevano essere ritenuti utili. Il bisogno d’auto-celebrazione che portava i nuovi ricchi a far sfoggio di modi comportamentali ispirati ad un’eleganza aristocratica, ridimensionata ad usum familiae, ha generato non soltanto una certa letteratura ed una ricchissima iconografia pittorica ma, a partire della seconda metà dell’Ottocento, un fenomeno finora non sufficientemente studiato: la diffusione, senza precedenti, dell’immagine, celebrativa di quel mondo mitizzato. Questa diffusione si è resa possibile grazie allo sviluppo d’innovative tecniche di riproduzione: attraverso le incisioni, le stampe che riproducevano i dipinti, i manifesti, la fotografia ed infine il cinema, i modi di vita che erano stati appannaggio di pochi entravano a fare parte dell’inconscio collettivo.
In questa rivoluzione del costume e dell’arte, l’Italia è stata protagonista. La borghesia italiana, sempre più stratificata, è stata partecipe con lo scorrere dei decenni dell’evoluzione sociale internazionale. Lo sviluppo industriale del paese è dipeso da un’immigrazione imprenditoriale, francese all’inizio e poi svizzera, inglese e tedesca, dopo che la politica protezionista dei governi liberali aveva forzato il rientro in patria dei capitali dei primi. Parigi e Londra erano gli epicentri del nuovo mondo: in queste due piazze in cui si giocavano le sorti del mercato internazionale dell’arte contemporanea, i pittori italiani erano egregiamente rappresentati e contribuivano a creare stili di rappresentazione che diventavano legge. Di conseguenza le classi borghesi italiane hanno partecipato da spettatrici o da protagoniste a quest’universalizzarsi dei modi di vita dell’alta società europea, a causa sia della presenza imprenditoriale straniera sul territorio nazionale, sia di quella, stagionale, dei potenti del momento che confluivano nelle stazioni balneari o termali della penisola. Esistevano vere e proprie colonie di raffinati cultori del Bel Paese come quella che, prima del crack del 1880, soggiornava sul Lago Maggiore. A Ghiffa, durante gli anni settanta, la villa del principe Troubetzkoy, padre dello scultore Paolo e del noto ritrattista Pierre, era polo d’attrazione per l’alta borghesia e aristocrazia internazionale e punto di ritrovo per gli Scapigliati lombardi, capitanati da Daniele Ranzoni. Sentimentalmente legato alla moglie del principe, una cantante lirica americana, il Ranzoni ha immortalato quel piccolo mondo, che ha reso quasi proustiano nei suoi elegiaci ritratti, i cui fasti non dovevano resistere oltre il suo ritorno d’Inghilterra (1882). Momento magico per la scapigliatura, il decennio degli anni ’70 corrisponde alla stagione migliore della permanenza di De Nittis a Parigi e al soggiorno londinese (1871-1882) di James Tissot, uno dei più geniali creatori d’immagini della vita borghese e del “demi-monde”.
La mostra vuole dare l’opportunità di capire questo complesso fenomeno sociologico, attraverso l’esame delle molteplici fonti: ritrattistica e pittura di genere, stampe che ne diffondono le immagini, acqueforti, xilografie, litografie, fotografie, bronzetti, incisioni, libri. La scelta delle opere, prevalentemente italiane e in certi casi inedite, è giocata sul confronto con la grande pittura europea (Bouguereau, Zuloaga, Tissot, Stevens, Valotton, Bonnard), resa possibile grazie alla generosa partecipazione dei musei nazionali francesi (il Musèe d’Orsay i Musei di Belle Arti di Lione, Nancy, Bordeaux, Campiègnes, Besançon e Nantes). La rassegna segue criteri iconografici e si sviluppa per soggetti: ritratti, intimisti e di società, interni borghesi con figure, bambini (i giochi, al parco, la lezione, dalla balia, ecc), scene intimiste, spettacoli e luoghi pubblici, la domesticità, i ricevimenti, i salons, i concerti privati, gli sports, i luoghi di villeggiatura, le cerimonie religiose. Un’esposizione incentrata sulle espressioni italiane con un indispensabile confronto con l’iconografia europea, grazie alla partecipazione d’alcuni musei e collezionisti francesi. Significativa è la collaborazione con il Museo Goupil di Bordeaux con il prestito di 69 stampe. E’ stata infatti la Maison Goupil, avvalendosi dell’ingegno di un ingegnere italiano, Michele Manzi, a sviluppare quelle innovative tecniche di stampa fotomeccanica che hanno permesso la diffusione, su larga scala, di riproduzioni d’innegabile fascino e lo sviluppo di un gusto che va dall’eleganza al “kitsch”. Goupil & Cie non era soltanto una galleria dedita al commercio di dipinti ed oggetti d’arte; era soprattutto una casa editrice, alla cui politica editoriale si deve quell’interessante cambiamento nel modo di concepire l’opera d’arte, ovvero la trasformazione del dipinto in immagine. Un’intera sala è dedicata alle loro “photogravures” e stampe. Da questa presentazione, realizzata per la prima volta in Italia, si potrà capire come, a partire del Secondo Impero, il dipinto di genere sia esistito, quasi esclusivamente, per essere riprodotto.
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