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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Mafai Mario
MONOGRAFIE » Artisti dalla M alla R

 
   
FOTO PRESENTI 8
 
Mafai  Mario Fantasia,
Mafai Mario
MAFAI MARIO FANTASIA,
1942 ca. Dimensioni: cm. 112x142 Tecnica: olio su tela Collezione: Collezione privata
Mafai Mario Natura morta di fiori,
Mafai Mario
MAFAI MARIO NATURA MORTA DI FIORI,
Titolo: 1942 Dimensioni: cm. 61x65 Tecnica: olio su tela Collezione: Verona, Galleria Comunale d’Arte Moderna
Mafai  Mario Nudo in riposo,
Mafai Mario
MAFAI MARIO NUDO IN RIPOSO,
1933. Dimensioni: cm. 98 x 145 Tecnica: olio su tavola Collezione: Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea Il magistrale nudo di Mafai è anche un omaggio alla pittura di Antonietta: alle tonalità accese di rosso, agli arabeschi, agli incarnati frementi di vita. Mafai lo completa anche con i segni della personale iconografia di Antonietta: il garofano, la veste appena levata. Un quadro che si legge meglio attraverso certe pagine di diario, come questa, del 1928: "Deve essere aperto lo scrigno, deserto l'altare. La bella donna distesa è stata colpita alla schiena. Poteva morire ma la punta del pennello è scivolata sulla tela impermeabile di colore come un pugnale su una corazza lucida di acciaio".
Mafai Mario Strada con casa rossa,
Mafai Mario
MAFAI MARIO STRADA CON CASA ROSSA,
1928 Dimensioni: cm. 38x38,5 Tecnica: olio su tela Collezione: Collezione privata
Mafai Mario Studente innamorato
Mafai Mario
MAFAI MARIO STUDENTE INNAMORATO
Mafai Mario Trinità dei monti
Mafai Mario
MAFAI MARIO TRINITà DEI MONTI
Mafai Mario Tramonto sul Lungotevere,
Mafai Mario
MAFAI MARIO TRAMONTO SUL LUNGOTEVERE,
1929 Dimensioni: cm. 42x52 Tecnica: olio su tavola Collezione: Collezione privata " E' determinante per l'arte di Scipione e Mafai, e degli altri "romani" (che spesso sono 'romani' soltanto per adozione intellettiva e per sensibilità acquisita o patimenti), la presenza della città? Un sentimento espressivo realizza un paesaggio; un paesaggio fa da maieuta a un sentimento: le vie per cui ciò avviene sono però impossibili da ricostruire. La preistoria di qualsiasi opera d'arte, o del formarsi di un artista, in modo quanto si voglia incondito, è evento critico e questa critica si esercita su tutto, su altra arte, sulla vita e la natura; ma è critica sottocutanea il più delle volte, o silenziosa, inconscia."
Mafai Mario Autoritratto,
Mafai Mario
MAFAI MARIO AUTORITRATTO,
1927-28 Dimensioni: cm 47x33 Tecnica: olio su tela Collezione: Roma, collezione privata
   



Il padre è notaio, la madre dirige la Pensione "Salus" a Piazza Indipendenza. Il giovane Mafai abbandona gli studi regolari intorno al 1917 per dedicarsi alla pittura. Nel 1924 stringe amicizia con Gino Bonichi (Scipione) e insieme frequentano la Scuola libera del nudo all'Accademia di Belle Arti.
Nel 1925 si lega alla Raphaël da poco giunta da Parigi, dalla quale avrà tre figlie, Miriam (1926), Simona (1928) e Giulia (1930).
Nel 1927 Mafai e Antonietta vanno ad abitare nella casa-studio in Via Cavour, frequentata anche da Scipione e Mazzacurati. Nello stesso anno Mafai esordisce nella "Mostra di studi e bozzetti" organizzata dall’Associazione Artistica Nazionale in Via Margutta. Nel 1928 espone alla XCIV Mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti.
In questo periodo Mafai frequenta insieme a Scipione la Biblioteca di Storia dell’Arte di Palazzo Venezia, stringe rapporti di amicizia con Ungaretti, de Libero, Sinisgalli, Beccaria, Falqui.
Nel 1929 espone, con Scipione e altri, al "Convegno" di giovani pittori a Palazzo Doria. C.E. Oppo appoggia il gruppo dei giovani romani e scrive dell’antimpressionismo di Mafai, che espone paesaggi e ritratti, richiamando i nomi di Utrillo, Derain, Vlaminck. Di lì a poco Longhi, recensendo la I Sindacale del Lazio, conia per il terzetto Mafai- Scipione- Raphaël la fortunata definizione "Scuola di Via Cavour".
Ai primi del 1930 parte con la moglie per Parigi, ma nel novembre è di nuovo a Roma per una personale, con Scipione, alla Galleria di Roma diretta da P.M. Bardi. E' una fase di transizione; i tenebrosi impasti che gli derivano dalle suggestioni museali cedono a un rinnovato interesse per la luce. Nel 1931 espone alla I Quadriennale di Roma, che farà conoscere la sua opera, con quella di altri esponenti della Scuola romana, in una mostra itinerante negli Stati Uniti (1931-32); esordisce alla XVIII Biennale di Venezia (1932).
Gli anni 1933-34 lo vedono impegnato in un intenso lavoro, che produrrà alcune fra le sue opere maggiori, Donne che distendono al sole (1933), Nudo in riposo (1933, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), Lezione di piano (1934) e la serie dei Fiori. Nel 1935 la II Quadriennale accoglie una sua personale con 29 dipinti, che sancisce la sua posizione e gli frutta un premio di 25.000 lire. Nello stesso anno si inaugura a San Francisco la "Exhibition of Contemporary Italian Painting", mostra itinerante organizzata da Sabatello, che rappresenta la recente svolta in senso tonale della pittura romana. Il successo è ribadito dalla personale alla Galleria della Cometa (1937), dove compaiono fra l'altro alcune delle sue celebri Demolizioni, raffinate meditazioni coloristiche che traggono spunto dagli sventramenti in atto nel centro storico. Alla XXI Biennale di Venezia (1938) ha una sala insieme a Ziveri. Nel 1939 si trasferisce con la famiglia a Genova, per sottrarre Antonietta alle discriminazioni razziali; gli sono vicini i collezionisti e amici Jesi e Della Ragione, incontra Manzù, Guttuso, Birolli, si lega di amicizia con Sbarbaro. Alla seconda mostra milanese di "Corrente" alla Galleria Grande (1939) espone le prime Fantasie, grovigli di nudi in conflitto o grottesche mascherate, dove i più vari riferimenti (Goya, Géricault, Grosz) si affollano in una concitata atmosfera di terrore che preannuncia la guerra. Nel 1940 tiene un'importante personale alla Galleria Barbaroux di Milano; vince il Premio Bergamo con Modelli nello studio (1940, Milano, Pinacoteca di Brera). Nel 1941 ha una personale a Genova con Marino Marini. Nel 1943 ritorna a Roma e nel '44 è tra i principali espositori della mostra "Arte contro la barbarie" promossa da "L'Unità" alla Galleria di Roma, dove presenta le Fantasie.
Aderisce al P.C.I. e nel '48, in una lettera a "Rinascita", s'impegna, con altri, per un'arte contro il formalismo senza contenuti. Nello stesso anno la XXIV Biennale di Venezia ospita un'importante personale, che raccoglie opere dal 1938 al '47. Da quel momento è un susseguirsi di mostre e premi (ricorderemo quello alla VII Quadriennale del '55). La Biennale del '58 accoglie 15 tele sul tema del Mercato, che abbandonano stretti riferimenti alla realtà nel prevalere di pure tessiture cromatiche. Gli esiti ulteriori di questa ricerca non figurativa sono esposti in una serie di mostre, alla Galleria La Tartaruga di Roma (1959), alla Galleria Blu di Milano e alla Bussola di Torino (1960), alla VI Biennale di San Paolo del Brasile (1961). 
E' l'ultimo periodo: dal raffinato cromatismo di Ricordi inutili (1958), Rinascere (1959), Ciò che rimane (1960) si conclude con le spoglie e drammatiche Corde del 1960-63. In un primo bilancio dell'arte italiana fra le due guerre Mafai ha un posto di rilievo nella mostra storica sulla Scuola romana curata da Castelfranco e Durbè alla Quadriennale del '59. Tiene la sua ultima personale alla Galleria L'Attico di Roma nel 1964; in una nota in catalogo il pittore sottolinea la coerenza interna del suo lavoro, che, in un arco di oltre quarant'anni, lo ha portato a scelte innovatrici non per ansia di novità o frettoloso adeguamento, ma per esplorare, oltre l'essere, il possibile.





 
 
 

 


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