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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Campriani Alceste(Terni, 1848 - Lucca, 1933)
MONOGRAFIE » Artisti dalla A alla F

 
   
FOTO PRESENTI 3
 
Campriani Alceste  Campagna al tramonto con tacchini.
Campriani Alceste(Terni, 1848 - Lucca, 1933)
CAMPRIANI ALCESTE CAMPAGNA AL TRAMONTO CON TACCHINI.
Olio su tela, 62x107 cm.
Alceste Campriani Veduta della Certosa di San Martino e di Castel Sant'Elmo
Campriani Alceste(Terni, 1848 - Lucca, 1933)
ALCESTE CAMPRIANI VEDUTA DELLA CERTOSA DI SAN MARTINO E DI CASTEL SANT'ELMO
Olio su tela, 13,3 x 31 cm Firmato in basso a sinistra: "A. Campriani". Sul retro timbro a secco della galleria Gnosi di Napoli. Roma, collezione privata. provenienza: mercato. Questo dipinto risale al periodo in cui Campriani aderì alle teorie sulla pittura di macchia sperimentate dal gruppo di Portici (Rossano, De Gregorio, De Nittis) e dal primo Dalbono nella seconda metà degli anni sessanta. "L'orecchio di Campriani non era sordo alle parole di Cecioni, messaggero a Napoli dei macchiaioli fiorentini e dei porticesi a Firenze. Che il Campriani fosse tutt'altro che insensibile al verbo dei macchiaioli è dimostrato non soltanto dalle sue relazioni epistolari con Telemaco Signorini, ma anche da alcuni studi fra il 1872 e il 1875, prima ancora della cotta per la pittura di Fortuny. Un bozzetto, "Sosta a Foggia", datato al 1873, è condotto con una pennellata rapida, di macchia, con mura bianche, cavalli, uomini, fronde, come avrebbe potuto concepirlo uno del Caffè Michelangiolo dipingendo nel sobborgo di Piagentina. In altri quadri la consonanza con alcuni accenti di Signorini o di Fattori è evidente" (Papini 1950, p. xix). La pittura costruita attraverso macchie di colore e di luce, infatti, andava incontro alla propensione naturale del Campriani per la resa fotografica del paesaggio. é in questa luce che si deve leggere il dipinto qui esposto, una veduta nitida delle costruzioni trecentesche di Napoli, il Castel Sant'Elmo e la Certosa di San Martino; fortezza e certosa, coppia di opposti in cui culmina la collina del Vomero. Il taglio compositivo orizzontale è accentuato dalla netta divisione della tela in due metà, quasi uguali, cielo e terra più costruito, separate da una linea dell'orizzonte particolarmente ribassata. In primo piano si erge una collinetta che con finta casualità entra nel pieno dell'immagine determinandone l'unica zona d'ombra. La luce solare, calda e diffusa, vena di rosa le nuvole mentre il panorama, spoglio di persone, si legge, come un assolo, con impressionante lucidità. Superata la fase più propriamente macchiaiola, una volta conosciuta la produzione di Mariano Fortuny, che affascinò molti artisti di scuola napoletana e non solo, Campriani mutò il suo orientamento verso una pittura abbacinante, a proposito della quale, in occasione dell'Esposizione nazionale di Torino del 1880, dove presentò tre dipinti, si scrisse: "Nei suoi tre quadri c'è un diavol“o di colori, una effervescenza di vita che li rendono indimenticabili" (Fontana 1880, p. 180).
Campriani alceste   Veduta primaverile
Campriani Alceste(Terni, 1848 - Lucca, 1933)
CAMPRIANI ALCESTE VEDUTA PRIMAVERILE
   
Nativo di Terni, seguì il padre a Napoli, dove questi era stato mandato in esilio dal governo pontificio per aver aderito ai moti unitari. Lì frequentò il Regio Istituto di Belle Arti (1862-1869), e strinse amicizia con Giuseppe De Nittis. Questi, al suo ritorno da Parigi, lo presentò al mercante Goupil, con il quale Campriani stipulò un contratto fino al 1884, riuscendo in tal modo a estendere il suo mercato in Europa e nelle Americhe. Al saggio di scuola "Capodimonte" [cat. 83] del 1865 (Napoli, Accademia di Belle Arti), che mostra un primo legame con le idee palizziane sulla natura, fa seguito una maggiore intesa con gli artisti della Scuola di Resina e con la pittura di macchia, verso la quale era naturalmente orientato. La pittura costruita attraverso macchie di colore e di luce, infatti, era coerente con la sua propensione alla resa fotografica del paesaggio. Solo più tardi, dopo il 1880, innesterà sulla base macchiaiola una visione di matrice fortuniana. Campriani fu regolarmente presente sia nelle mostre della Società Promotrice di Belle Arti di Napoli, sia in quelle nazionali e internazionali. Delle opere esposte alle Promotrici ricordiamo "Delle guerre gli errori meditate", nel 1867; "Effetto di neve" e "Impressione di una pioggia", nel 1871. Dopo una pausa di qualche anno, l'artista tornò regolarmente alle mostre della Promotrice: nel 1883 ("La caccia in riva al mare"), nel 1885, anno in cui fece parte del giurì artistico; nel 1886 ("Una partita a bocce"), nel 1888 ("Zi Saverio", all'epoca di proprietà della Provincia di Napoli); nel 1890, nel 1891, nel 1893 ("Hyde-Park"), e nel 1896 ("Tra Foggia e Manfredonia" e "Sul Golfo di Napoli"). Alle vedute di Napoli e delle zone limitrofe aggiunse quelle veneziane e dei paesaggi svizzeri, e ancora scorci di Parigi e di Londra. I dipinti mandati alle mostre nazionali di Torino (1880) e Milano (1881) confermarono il suo successo. Partecipò anche alle mostre di Roma (1883) e Torino (1884), alle Esposizioni riunite di Milano del 1894 e alla Mostra nazionale di Torino del 1898. Il dipinto "Scirocco sulla costiera di Amalfi", già presentato prima alla III Esposizione internazionale di Vienna del 1894, fu acquistato in occasione della I Mostra internazionale di Venezia del 1895 dal ministero Pubblica Istruzione per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. A fine secolo Campriani collaborò alla decorazione della birreria Gambrinus e del Palazzo della Borsa a Napoli, per il quale realizzò le allegorie della "Pace" e della "Nautica". Partecipò inoltre con tre lavori ("Il Satiro", "Ponte di Rialto - Venezia", "Tramonto sul mare") alla Mostra di Milano del 1906. Presso l'Accademia di Belle Arti di Lucca svolse la sua attività di docente dal 1891 al 1921; nel 1911 fu incaricato anche della direzione [i.v.]



  Mercato nazionale ed in particolare nell'Italia meridionale. Acquerelli 4-5.000 euro ; da 5.000 a7.500 euro le tavolette ottocentesche ; Da 15.000 a 20.000 euro le opere caratteristiche di grande importanza  del periodo Goupil  , che in alcuni casi possono raggiungere i 50.000. i dipinti tardi realizzati negli anni toscani  non hanno alta quotzione tra i 3.000 ed i 9.000 euro.




 
 
 

 


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