Per l’esposizione sono state selezionate le opere più significative della produzione dell’artista (200 dipinti e circa 20 opere su carta), tra cui molti inediti: opere che attraverso il suo occhio attento e acuto sono capaci di restituire lo spirito e l’atmosfera dei luoghi da lui rappresentati, sottolineando la peculiarità di questo artista, di essere “meridionale al sud, francese a Parigi e londinese a Londra”. Così diceva di lui il critico italiano Vittorio Pica nel suo saggio “Giuseppe De Nittis, l’uomo e l’artista” del 1914, per evidenziare l’universalità e l’europeismo ante-litteram della sua arte.
Il nucleo principale della mostra proviene dal Museo Pinacoteca Comunale G. De Nittis di Barletta, che possiede la più ampia e prestigiosa collezione dedicata all’artista. A questa si aggiungono altre importanti opere provenienti da Musei e collezioni private italiane ed estere.
La mostra si apre con l’“Autoritratto”
(1883) di De Nittis, che vuol essere un invito ad entrare nella sua casa così come nella sua opera, e prosegue articolata in diverse sezioni, elaborando un percorso completo e esaustivo della sua attività.
- De Nittis: impressionista pugliese. Questa prima sezione, costituita da dipinti per lo più con soggetto paesaggistico, si apre con le opere che De Nittis realizza quando è ancora a Napoli e guida il gruppo della Scuola di Resina: qui è fortissima l’influenza della Scuola di Posillipo indugiante a nostalgie descrittive (L’Ofantino, Casale nei dintorni di Napoli).
Segue un gruppo di opere, che in passato appartenevano alla famosa collezione Sommaruga, dove già si evidenzia l’evoluzione della sua pittura verso connotazioni più sintetiche (Alberi con effetti di nubi, Paesaggio rosa, Sole nascente).
Accanto a questi paesaggi, vengono posti i dipinti che De Nittis realizza quando è ormai in Francia, dove già si rileva la profonda attinenza con gli studi che in quel periodo venivano compiuti dagli impressionisti francesi (Campo di biche, Uscita dal bosco, Ora tranquilla).
Infine vengono proposte le famose e suggestive vedute del Vesuvio fatte durante il suo soggiorno a Napoli nel 1872, che ritraggono la montagna in tutte le sue più svariate forme e luci, e che ispirarono a Vittorio Pica l’accostamento al giapponese Okusai: (Eruzione del Vesuvio, Dalle asperità vesuviane, “Pendici del Vesuvio). Su questo tema, verrà proposto l’accostamento di un gruppo di studi inediti provenienti dal CIMAC di Milano e alcune tavole provienienti dall’ex collezione Sommaruga.
Eruzione del Vesuvio
- Il viaggio da Barletta a Parigi. Il viaggio è una condizione costante nella vita di De Nittis: da Barletta, giovanissimo, parte alla volta di Napoli per iniziare gli studi all’Istituto di Belle Arti. Da Napoli va a Firenze, Roma e Torino fino ad approdare a Parigi che gli dà fama ed agiatezza. Pur stabilendosi nella Grande Ville non dimentica l’Italia, in particolare il sud e la sua città natale, di cui avrà nostalgia trasformandolo così in una sorta di pendolare dell’arte.
Infine, dopo Parigi e la rottura con il mercante Goupil, il bisogno di procurarsi nuovi mercati e committenze lo porta a Londra dando inizio a un’altra stagione di viaggi frequenti tra l’Italia e l’Europa.
De Nittis da attento verista non perde l’occasione di rappresentare il tema del “il viaggio” attraverso efficaci raffigurazioni. Molto frequente nella sua produzione è inoltre il soggetto della “strada”.
La traversata degli Appennini ,
esposta alla quarta Promotrice di Napoli nel 1866, apre questa sezione dando inizio idealmente al viaggio che De Nittis compie da Barletta a Parigi.
Da Parigi a Londra. Nel 1874 De Nittis effettua il suo primo viaggio a Londra in cerca di nuovi committenti e nuovi mercati.
Questa sezione è dedicata a Parigi - in particolare alla vita mondana parigina, che lo consacra pittore della vita moderna, - e contemporaneamente ai viaggi e ai soggiorni a Londra, dove intrattiene importanti contatti e rapporti di lavoro.
Un primo nucleo è incentrato su Parigi, sulla costruzione della nuova città che sta nascendo e che rivoluziona totalmente l’aspetto che aveva solo pochi anni prima
(Place de la Pyramide e Lungo la Senna).
Un secondo nucleo è composto dagli studi e dai dipinti sulle Corse di cavalli viste come luogo della modernità.
Un terzo nucleo infine presenta i dipinti dedicati a Londra. Anche qui il pittore pone l’accento sulla diversità della capitale inglese e sulla trasformazione urbanistica a cui viene sottoposta. Di particolare novità sono i dipinti che ritraggono i grandi ponti, antesignani per l’epoca, della capitale inglese, e che ci rivelano un altro aspetto del suo poliedrico occhio artistico.
- Les femmes parisiennes. Questa sezione presenta le opere che hanno meritato a De Nittis la fama di “peintre des parisiennes”, dove viene ritratta la figura femminile in un interno o in momenti di vita sociale. La sua modella è la moglie Léontine, che dipinge in ogni posa e sotto varie luci, con insistenza e compiacenza: in casa, per la via, in treno, in vettura, in barca, in giardino, a tavola, nello studio, sull’amaca. Sempre uguale a se stessa, fragile, elegante, con un piccolo viso altero di una persona che sa ciò che vuole. L’opera più significativa di questi ritratti è il capolavoro Giornata d’inverno, seguito da Passeggiata invernale e da Figura di donna.
Accanto a questi dipinti, la sezione presenta un gruppo di ritratti femminili che sottolineano il concetto di eleganza della donna parigina di fine secolo come Sulla seggiola, La signora col Cane,
Che freddo, Donna con l’Ulster.
Elemento di curiosità è un gruppo di dipinti che hanno per soggetto donne di colore, tra cui l’inedito Ritratto di ragazza di colore, ma anche Donna di colore, Giornata di sole sulla Senna.
Sempre curioso verso i personaggi e la gente che animavano la grande città moderna, De Nittis è attento osservatore degli aspetti cosmopoliti e internazionali delle due città (come per esempio la figura dell’indiano nel dipinto Piccadilly).
- Le Japonisme. A Parigi come in altre città europee, durante la seconda metà dell'Ottocento, la quantità di prodotti artistici giapponesi aumenta velocemente assumendo proporzioni sempre maggiori. Ciò è determinato soprattutto dalla scelta del governo giapponese di far conoscere la propria arte attraverso la partecipazione alle Esposizioni Universali, dove venivano presentati manufatti di alta qualità.
De Nittis giunge a conoscere l’arte giapponese attraverso l'amicizia con gli amatori più appassionati d'arte giapponese, tra cui Edmond de Goncourt, Philippe Burty e con artisti quali Edouard Manet (1832-1883) e Edgar Degas (1834-1917), profondamente sedotti dall'estetica giapponese.
Questo gli permette di conoscere ed osservare direttamente quest’arte e di diventarne, mosso da un coinvolgimento sempre maggiore, un raffinato collezionista.
Nell'inventario dei beni posseduti dall'artista, redatto poco meno di un mese dopo la sua morte, figura un numero elevato di oggetti artistici giapponesi (vasi e sculture di bronzo, pannelli di legno intagliati, lampade, ecc.) oltre a una ricca serie di pitture (“kakemono”, paraventi, ecc.).
Molti artisti a quell’epoca si fanno sedurre ed influenzare dall’arte giapponese e nell'ambito degli studi relativi a questo influsso esercitato sugli artisti occidentali della seconda metà del XIX secolo, il caso di Giuseppe De Nittis rappresenta un esempio di estrema importanza.
Questa sezione presenta opere, delle quali la maggior parte sono custodite presso il Museo-Pinacoteca Comunale di Barletta, datate tra il 1873 e il 1884, ed acquerelli di proprietà di Palazzo Pitti a Firenze, che permettono di dimostrare la diretta ispirazione dell'artista a modelli decorativi, a supporti e a materiali solitamente adottati nella pittura giapponese.
Si tratta di una serie di dipinti ad olio quali Effetto di neve, Corsa in slitta, la cui impaginazione è sintomatica di una personale meditazione su alcune caratteristiche fondamentali della pittura giapponese come per esempio l'asimmetria, la sintesi o «l'utilità» attribuita alla nozione di vuoto.
Una serie di tempere e di acquerelli eseguiti su carta o su seta riprendono in alcuni casi il formato del ventaglio e sono direttamente ispirati a tecniche specifiche (“kiri-kane”) o utilizzando materiali frequenti (inchiostro di China) nella pittura giapponese (Foglie di vite, Crisantemi e bambù, Notturno capriccioso, Natura morta, Ritorno dalle corse Gatto, Pioppi nell'acqua).
- I disegni e la grafica. De Nittis era uno sperimentatore: la necessità di confrontarsi con le diverse tecniche, quali l’olio, l’acquerello, il pastello, non l’ha trattenuto dallo sperimentare la grafica, dove meglio che con qualunque altra tecnica è possibile vedere la sua vicinanza all’esperienza impressionista.
La sezione presenta esemplari che provengono dal corpus di grafica del Museo Pinacoteca Comunale G. De Nittis di Barletta, dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi e all’Istituto Nazionale della Grafica di Roma. Accanto a queste opere sarà presentato un gruppo di disegni inediti.
Inoltre la mostra sarà corredata da una sezione documentaria ricca di documenti, lettere e foto di cui alcune inedite. Tra le curiosità sarà esposto il registro del “Salotto dei De Nittis”, che Léontine teneva accuratamente a testimonianza dei loro conviviali, dal quale si rileva l’importanza e il successo che questo salotto riscuoteva nella Parigi di fine secolo.
La mostra è curata da Renato Miracco, con la collaborazione di un comitato scientifico costituito in gran parte da studiosi esperti della pittura dell’800, con particolare attenzione verso questo nostro grande artista: Giuseppe Berta, Raffaele De Grada, Piero Dini, Gabriele Mazzotta, Christine Farese Sperken, Salvatore Abita, Emanuela Angiuli, Fabrizio Vona, Stefano Fugazza, Giuliano Matteucci, Manuela Moscatiello, Vincenza Lomonaco, Antonio Paolucci, Maria Grazia Piceni Testi, Daniela Sacerdoti, Ippolito Edmondo Ferrario.
Accompagnerà la rassegna un catalogo edito da Mazzotta, con saggi di Raffaele De Grada, Renato Miracco, Christine Farese Sperken, Manuela Moscatiello, Piero Dini, Maria Grazia Piceni, Giuseppe Berta, Antonio Paolucci; le schede critiche saranno curate da Christine Farese Sperken, Manuela Moscatiello, Ippolito Edmondo Ferrario, Stefano Fugazza ; Emanuela Angiuli curerà una biografia ragionata dell’artista.
Approfondimento : Monografia Giuseppe De Nittis