Durante il prossimo periodo natalizio, l’Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta sono onorati di presentare nelle Sale dei Putti e del Capitolo del Chiostro di Sant’Agostino Bremer, esposizione personale di Riccardo Bremer, noto artista pietrasantese. La mostra, che si terrà dall’18 dicembre 2004 al 16 gennaio 2005 e verrà corredata da elegante catalogo, s’inaugurerà con la partecipazione dell’artista, sabato 18 dicembre 2004 alle ore 16,30.
Così presenta l’esposizione l’Assessore Simoni: "Quante volte, di fronte ad opere per noi inintelligibili, ci poniamo la domanda "Dove sta andando l’arte?!". Sconcertati ci rifugiamo nella nostra ‘ignoranza’, e orniamo con la mente ai tempi del Liceo, ai vituperati classici, un tempo fonte di sofferenze, perché temi di interrogazioni e ora ‘porti sicuri’ in cui approdare e lasciarsi cullare. Per me Riccardo Bremer è un porto sicuro, sollievo per la mia anima e per il mio intelletto. In scultura e pittura, il figurativismo è considerato la tendenza a rappresentare gli oggetti, i paesaggi e le persone in modo fedele alla realtà. Bremer, artista che da sempre vive ed opera a Pietrasanta, non solo traspone egregiamente la realtà sulla tela o la traduce abilmente in bronzo, ma vi infonde altresì una profonda analisi introspettiva del soggetto, che non è mera interpretazione, bensì un’investigazione accurata del caso in merito. La definizione del segno, il dosaggio dei colori, il ‘peso’ del pennello, l’amalgama dei toni: sono tutti elementi che sapientemente calibrati dall’artista scaturiscono poi in creazioni senza tempo, che si esprimono naturalmente attraverso la ‘parola artistica’ dell’autore. Riccardo Bremer ha avuto molti mentori illustri che l’hanno sempre accompagnato nel suo excursus artistico. A partire dai grandi Maestri del Rinascimento fino alla fortunata mano di Pietro Annigoni, dove la struttura fondamentale dell’opera è stata il disegno a cui poi il colore forniva l’adeguata veste. E così nel caso del Nostro, che nei suoi originali dipinti attesta un’eredità artistico-culturale di grande rilievo, senza far menzione delle sculture, che sulla scia del Parri, interagiscono vivacemente con lo spettatore e l’ambiente circostante. Questo è il motivo di mia particolare soddisfazione nell’ospitare nelle pregevoli Sale del Chiostro di Sant’Agostino un sì valido artista, il cui estro ci fa ricordare la ‘bella arte’ che ormai credevamo perduta e che solo raramente riesce a far capolino tra le miriadi di tendenze contemporanee."
Riccardo Bremer nasce ad Avenza presso Carrara nel 1947. Studia da geometra ma inizia a dipingere e a modellare la creta già nel 1960. Il suo primo ritratto scultoreo è dell’anno seguente: il bisnonno Carlo. La sua prima esposizione personale la tiene a Lerici nel 1977 alla Galleria "La Cattedrale". Il bilancio delle mostre dal 1976 al 2000 è di 18 collettive e altrettante personali, fra le quali si ricordano le seguenti: 1976 - Galleria "La Ghibellina", Firenze; 1983 – Tempo sensibile, Centro Culturale, Novara; Sala delle esposizioni, Tonfano, Marina di Pietrasanta, Lucca; Bezirksparkasse Dillenburg, Dillenburg (Germania); Kunstgalerie auf dem Rödgen, Wilnsdorf-Kr. Siegen (Germania); 1984 – Galleria "Il Cenacolo", Palermo; 1988 e 1989 - Galleria "Mida", Olbia; 1991 e 1992 – Galleria "Peristilio", Querceta (Lucca); 1993 - Galleria "Al Castello", Milano; 1994 - Galleria "Flory", Montecatini (Pistoia); 1995 – "Antico Castello Secentesco", Rapallo (Genova); 1997 - "Joan Whalen Fine Art Gallery", New York City (Stati Uniti); 1999 – Galleria "Petrarte atelier", Pietrasanta (Lucca); 2000 -"Palazzo Mediceo", Seravezza (Lucca).
Caterina Vergari: "Ho conosciuto Riccardo Bremer dai suoi autoritratti. Schivo e restio nel mostrarsi al pubblico lascia nelle gallerie ritratti di se stesso: sarà per eccessiva modestia o per eccessiva considerazione non lo so. […] Ritratti e autoritratti costituiscono il genere più forte della collezione. Carichi di realismo, di intensità espressiva e di sintesi rigorosa definiscono i caratteri dell’arte di Bremer: concisa, ma armonica, nitida nei contorni, forte nel tratto grafico, cromaticamente piena, ma non accesa nei toni […].
Albano Rossi, in una trasmissione alla RAI – Radiotelevisione Italiana del 23 maggio 1984: "Va subito detto che Bremer vive il cosiddetto mondo dei ‘nuovi pittori della realtà’: quel mondo, cioè, ben caratterizzato dalle presenze di un Sciltian o di un Annigoni – tanto per fare dei riferimenti – nelle cui opere tutto è collocato al posto giusto, regolarmente distribuito, equilibrato, ordinato, scopertamente nitido e definito, ma dove però, sotto, lievita e fermenta quel sedimento impalpabile che è l’intuizione creativa. Tale pittura, anche se apparentemente ferma e sottilmente calibrata, è pur sempre disponibile ad ogni fremito e palpito della emotività. D’altra parte, Riccardo Bremer è convinto che l’elemento di natura, preso nella sua assolutezza plastica, possegga connaturata tanta verità e s’imponga con tanta forza e vigore, da fare a meno di ogni apporto intellettuale o letterario, in quanto di per sé nutrito e vivente nell’autonomia espressiva dell’arte. Tuttavia tale considerazione non deve trarre in inganno: perché il fatto che Bremer non accetti compromissioni cerebralistiche di sorta non è dovuto a riserve mentali né a prevenzioni antidottrinarie: è, piuttosto, ricerca di quella mediazione fra elementi di cultura e di stile, tra realtà accertata e realtà riflessa, punto di contatto tra constatazione ed emozione. Resta da dire che disegno e chiaroscuro entrano di prepotenza nella pittura di Riccardo Bremer, insieme con quei principii di eccezionale resa plastica che il Seicento stabiliva rivoluzionando l’arte classica e che Bremer va riproponendo con risultati tuttavia originali. Si vedano i suoi nudi come i suoi ritratti, i suoi paesaggi come le sue nature morte (quest’ultime condotte con la meticolosità del trompe-l’oeil) e si coglierà, entro il riportarsi raffinato a forme e a modi antichi, intessuti con sapienti alchimie e con una finezza di mestiere che fa parte dei suoi ideali pittorici, uno spirito attuale che la buona conoscenza tecnica non ha frenato, e neppure il gusto per un determinato momento dell’arte del passato. Anzi, sono proprio questi i fattori che l’hanno reso individuale e spiccato.
Pietro C. Marani: "Nei dipinti di Bremer sembra rivivere la tradizione della grande pittura europea del Seicento, dai Carracci a Caravaggio a Vermeer, che approda, attraverso il Romanticismo francese e tedesco, ad una rappresentazione del reale spesso impietosa, talvolta crudele, di grande suggestione e fascino, ben calata nelle angosce del presente: il pennello come un bisturi o una lama di luce (un raggio laser?), che svela le piaghe e i malesseri di un’umanità indifesa e ferita."
Crisostomo Lo Presti: "[…] Ma lui vuole struggersi nel gioco interpretato dall’ironia, in quella ricerca di sé che lo ritrae presuntuoso (o tollerante ?); altero (o umile ?); irriverente (o timido ?) nella serie degli autoritratti: cinetica di un unico fotogramma che si stempera in quell’altro (Maria Anna) vero e riproposto. Ossessivo come un ‘Io’ speculare, nel quale Riccardo sembra doversi riconoscere certo teutonico; partenopeo dubbioso; artista puntuale."
Riccardo Bremer Paintings Sculptures