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21/07/2008 Il gruppo nacque come un'assemblea sociale informale di neolaureati dell'Università di Cambridge (quattro dei membri, fra cui Toby Stephen fratello di Virginia Woolf, si...»
MAESTRANZA VENEZIANA Maestranza veneziana
”Croce di quarzo” (particolare), 1290 circa
Pisa, Museo Nazionale di San Matteo
Cimabue a Pisa
PITTORE BIZANTINO CROCE DI SAN MATTEO ””, 1203
Pisa, Museo Nazionale di San Matteo
Cimabue a Pisa
PITTORE PISANO DOSSALE DI SAN FRANCESCO E STORIE”, ”1250
Pisa, Museo Nazionale di San Matteo
Ma per questa esposizione, che ha trovato spazi nel museo nazionale di San Matteo, viene anche ricomposto il dittico di Cimabue, oggi diviso tra la National Gallery di Londra e la Frick Collection di New York. Per la prima volta inoltre vengono presentate tutte le icone conservate nelle chiese del territorio pisano nonché la monumentale croce di Cleveland, il Dossale di Giunta, prestato dai musei Vaticani, il Dossale di San Verano di Pèccioli, ora nella pinacoteca di Brera. Non solo. Il Duomo di Firenze ha prestato il monumentale Polittico di Giotto.
La mostra presenta complessivamente più di cento opere di pittura, scultura, oreficeria e ceramica. È un panorama eccezionalmente completo della produzione artistica del Duecento Pisano. Di particolare rilevanza sono inoltre i collegamenti con la cattedrale, dove il catino absidale conserva il grandioso mosaico completato da Cimabue nel 1301. A quest’opera aveva lavorato il grande, sebbene ancor oggi poco noto, Francesco da Pisa e in seguito Vincino da Pistoia. Da visitare le chiese dell’immediato interland della città, che conservano cicli a fresco di recente o per l’occasione restaurati: ad esempio l’Annunciazione del tardo Duecento e il grande ciclo con le Storie di San Pietro realizzato da Deodato Orlandi nella Basilica di San Piero a Grado, quello con la Crocifissione e Santi da poco affiorato nella chiesa di San Giovanni a Ghezzano (San Giuliano Terme), quello rinvenuto sulle pareti della chiesa di San Michele in Borgo e quello, per la gran parte riportato alla luce in questi anni, sulle pareti della pieve di Vicopisano; le pressoché inedite pagine di pittura, costituite dagli affreschi staccati da edifici civili ed ecclesiastici conservati nei depositi del Museo Nazionale di San Matteo o ancora in situ all’interno dell’edilizia civile della città, in gran parte facilmente accessibile perché pervenuta in proprietà pubblica.
Tutto questo per dimostrare che fuori dalla visione fiorentinocentrica del Vasari, ma soprattutto fuori da ogni pregiudizio sull’arte bizantina, gli esiti dello scambio tra mondo orientale e mondo occidentale furono tutt’altro che rozzi e che la rinascita delle arti non può prescindere in pittura da questo vitale e impuro momento di contaminazione; né può fare a meno delle elaborazioni di Giunta di Capitino. E’ vero che quando Cennino Cennini scrisse che Giotto rimutò l’arte del dipingere di Greco in Latino e la ridusse al moderno c’era un fondo di verità. Ma la pittura pisana del XIII secolo - ecco la tesi - ha contribuito, sorta di laboratorio di idee e luogo di e contaminazioni espressive, alla traduzione dal greco e alla formazione di una lingua figurativa moderna.
Cenni di Pepo, detto Cimabue, nacque a Firenze nel 1240 circa. Non si hanno notizie certe della sua giovinezza e difficile risulta ricostruire la cronologia delle opere da lui realizzate, ma dalle quali è possibile disegnare un chiaro profilo della personalità di questo artista. Cimabue opera in una corrente artistica ancora legata al classicismo bizantino, elaborando però un suo personale linguaggio nel quale la rappresentazione degli eventi sacri avviene in maniera più vicina la mondo reale. Tra le prime opere da lui realizzate abbiamo il Crocifisso di San Domenico ad Arezzo probabilmente dipinto tra il 1265 e il 1268 e il Crocifisso di Santa Croce a Firenze, entrambi ancora legati alla rappresentazione bizantina delle immagini sacre, nei quali però vi è già un'ntento di rappresentazione drammatica della scena che supera gli schemi bizantini. Nel 1270 circa, dipinse la Maestà che oggi si trova al Louvre, nella quale ancora chiaro appare l'intento di superare l'astrazione formale delle immagini bizantine, anche se la figura della Madonna appare come sospesa più che seduta sul trono, avvolta in panneggio a pieghe sottili. Tra il 1277 e il 1280 lo troviamo ad Assisi dove esegue nella basilica superiore, gli affreschi delle volte e delle pareti del transetto; più precisamente: Evangelisti nella volta della crociera, Storie della Vergine nel coro, Scene dell’Apocalisse, Giudizio e Crocifissione nel braccio sinistro del transetto, Storie di S. Pietro nel braccio destro. Coevi sono l'affresco della Madonna, San Francesco e angeli, che si trova nella Basilica inferiore e il San Francesco che si trova al museo della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Probabilmente datata al 1279 è la Maestà di Santa Trinità che oggi si trova agli Uffizi. La composizione del dipinto è frontale e simmetrica, la figura della Madonna però assume un' aspetto più umano perdendo il valore astratto tipico delle rappresentazioni bizantine. Posteriore a questo dipinto è la Maestà della chiesa dei Servi a Bologna e il mosaico del San Giovanni del Duomo di Pisa eseguito nel 1301. Cimabue morì a Pisa nel 1302.