27/11/2008 Nicolas Schöffer
Nato il 6 settembre 1912 in Kalocsa (Ungheria), ha vissuto a Parigi dal 1936, divenne francese nel 1948 e morì nel suo atelier di Montmartre, Villa des Arts,...»
14/06/2008 Un artista fiorentino che ha saputo assimilare nella sua opera i grandi modelli dell'europa di fine ottocento: l'Impressionismo, il Divisionismo, il Simbolismo, l'Art nouveau. Nato a Firenze imparò dal Cecioni la...»
MORELLI DOMENICO SULTANA Morelli sviluppa un cambiamento formale del suo modo di dipingere a seguito della conoscenza diretta della pittura di colore di Mariano Fortuny, che soggiorna a Portici nel 1874, poco prima di morire. Sono esempio di tale evoluzione le sensuali “odalische napoletane” di rara bellezza, come la raffinata Donna col ventaglio, un ritratto della languida modella Anna Cutolo, o dipinti come il Bagno turco (1874) e La Sultana e le schiave di ritorno dal bagno (1883), dove rimodula la sua tavolozza cromatica alla luce dell’esperienza maturata a contatto con l’arte del pittore catalano.
Nella scelta dei soggetti, come nel suo modo di dipingere, egli si mostra sedotto dall’Oriente, dove “trova più arte e meno artifizio”.
Domenico Morelli e il suo tempo a Napoli
MORELLI DOMENICO CALVARIO
Domenico Morelli e il suo tempo a Napoli
MORELLI DOMENICO GESù RISANA IL PARALITICO ED I FARISEI LO INSULTANO
Domenico Morelli e il suo tempo a Napoli
MORELLI DOMENICO MENESTRELLO
Domenico Morelli e il suo tempo a Napoli
MORELLI DOMENICO IMBALSAMAZIONE
Domenico Morelli e il suo tempo a Napoli
MORELLI DOMENICO PROFUGHI D'AQUILEA
Domenico Morelli e il suo tempo a Napoli
MORELLI DOMENICO NEOFITA
Domenico Morelli e il suo tempo a Napoli
MORELLI DOMENICO LA CACCIATA DEI SARACENI DA SALERNO
Domenico Morelli e il suo tempo a Napoli
MORELLI DOMENICO CORPI DI SANTI MARTIRI TRASPORTATI DAGLI ANGELI
Domenico Morelli e il suo tempo a Napoli
MORELLI DOMENICO VESPRI SICILIANI
Domenico Morelli e il suo tempo a Napoli
MORELLI DOMENICO IL TASSO ED ELEONORA
La mostra è dedicata ad uno dei protagonisti della vita culturale italiana del secolo scorso. Domenico Morelli,(Napoli 1823 - 1901) oltre ad essere un grande innovatore della pittura italiana dell'Ottocento, è caposcuola della pittura napoletana a partire dalla metà del secolo. Studia all'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove è allievo di Giuseppe Mancinelli, innovatore nel campo della pittura di storia che sovverte i modelli neoclassici, recuperando i valori della grande tradizione italiana del passato. A Roma prima del 1848, approfondisce la conoscenza della pittura antica ed entra in contatto con il cenacolo di artisti francesi e tedeschi ivi presenti. Dopo la partecipazione agli eventi insurrezionali del 1848, nonostante abbia vinto il pensionato artistico, è costretto a risiedere a Napoli, per ordine del re, ma riesce ugualmente a compiere tappe d'istruzione a Firenze e Roma. Morelli può essere considerato un artista moderno e un intellettuale che partecipa alla vita culturale dell'Italia del suo tempo: straordinaria risulta, infatti, la ricchezza delle suoi epistolari, pubblicati da Primo Levi (1906) e da Anna Villari (2002 - 2005)
Egli consolida, (Gli Iconoclasti,1855) soprattutto a partire dall'Unità d'Italia, il suo ruolo di protagonista, diventando riferimento per le istituzioni pubbliche e per artisti, collezionisti e mecenati italiani.
La mostra nasce su iniziativa del Comitato Nazionale indetto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel 2001 per le celebrazioni del primo centenario della morte di Domenico Morelli. Negli spazi espositivi di Castel Sant’Elmo sono allestiti circa 100 quadri seguiti da una piccola sezione fotografica.
La mostra si fonda su un nucleo centrale di dipinti conservati in collezioni pubbliche (GNAM di Roma, Museo di Capodimonte – Museo e Certosa di San Martino - Accademia di Belle Arti di Napoli, GAM di Torino, Museo Poldi Pezzoli, Casa di Riposo dei Musicisti di Milano), integrato da altre opere conservate in celebri raccolte storiche dell’Ottocento, che testimoniano i legami tra l’artista e i suoi committenti come i Ruffo della Scaletta, il Barone Tasca, i Borghese del Biviere di Lentini o il Barone Compagna di Corigliano Calabro. Nell’esposizione é testimoniato anche l’interesse per l’arte di Morelli sostenuto dagli esponenti delle classi dirigenti più colte del Novecento, come Treccani, Marzotto o Eugenio Balzan, che fin dai primi anni del secolo intrapresero a collezionare le sue opere. La mostra si propone, quindi, di restituire il senso del confronto tra questo protagonista della cultura italiana dell’Ottocento e l’opera dei più grandi maestri, italiani e stranieri a lui contemporanei, seguendo il suo complesso itinerario pittorico, dagli esordi in Accademia, alla rinnovata concezione in senso moderno del quadro di storia, nelle tematiche ispirate al Medioevo e al Rinascimento, nei suoi passaggi ai temi byroniani, nelle antichità rivisitate attraverso la pittura francese, da Chasserieau a Gérôme, fino all’Oriente sulla scorta delle suggestioni desunte da Mariano Fortuny. La mostra si articola in sei sezioni-campione, che riassumono il suo ricco percorso figurativo, contrassegnato sempre da molteplici interessi culturali. L’intento è porre l’accento la capacità di propagazione di un nuovo linguaggio nel riflesso delle culture dell’Italia unita, da Firenze, a Milano a Genova a Ragusa, attraverso il confronto con vari artisti quali Hayez, Pagliano, Barabino, Sciuti e Vetri per citarne alcuni. Personalità carismatica, Morelli é un indubbio punto di riferimento per molti artisti italiani, soprattutto dall’Unità d’Italia. È consulente delle scelte di Casa Reale nel campo del collezionismo dell’arte moderna, si propone come regista del moderno collezionismo borghese, da Vonwiller ai Maglione Oneto, ai Rotondo. Intrattiene, in particolare con Giuseppe Verdi, dalla metà del secolo, un rapporto di reciproca stima e salda amicizia, realizzando per lui diversi dipinti ispirati al teatro e di soggetto orientale. Nell’ultimo quarto di secolo la sua pittura si va orientando verso i nuovi interessi tematici del Cristo e degli Angeli, per concludersi, proprio a fine secolo, in una maturità di linguaggio formale che prelude al simbolismo, bene evidenziato anche nell’impegno per la scelta dei temi biblici proposti per la nuova facciata del Duomo di Amalfi e per le iconografie della Bibbia di Amsterdam.