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FOTO PRESENTI 20 |
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Mengs Anton Raphael
MENGS A.RAPHAEL AUTORITRATTO.
Dimensioni: cm 89x68.5
Olio su Tela
Ubicazione: Museo Accademia Ligustica-Genova
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Mengs Anton Raphael
MENGS ANTON RAPHAEL GIOVE BACIA GANIMEDE.
Dimensioni: cm 178.7x137
Fresco su --------
Ubicazione: Museo Barberini-Roma
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Mengs Anton Raphael
LA STORIA.FRESCO SU --------
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Mengs Anton Raphael
ANDROMEDA E PERSEO.
Dimensioni: cm 227x153.5
Olio su Tela
Ubicazione: Museo Hermitage-San Pietroburgo
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Mengs Anton Raphael
MARIA CAROLINA D'ASBURGO DI BORBONE, REGINA DI NAPOLI.
Dimensioni: cm 136x100
Olio su Tela
Ubicazione: Museo Palazzo Reale-Madrid
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Mengs Anton Raphael
MARIA ANTONIA WALPURGIS SYMPHOROSA DI BAVIERA.
Dimensioni: cm 155.5x112.5
Olio su Tela
Ubicazione: Museo Staatliche Kunstsammlungen-Dresda
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Mengs Anton Raphael
CARLO III DI BORBONE, RE DI SPAGNA.
Dimensioni: cm 128x97.5
Olio su Tela
Ubicazione: Museo Pitti-Firenze
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Mengs Anton Raphael
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Mengs Anton Raphael
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Mengs Anton Raphael
PAPA CLEMENTE XIII, REZZONICO.GENERE:
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Mengs Anton Raphael
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Mengs Anton Raphael
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Mengs Anton Raphael
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Mengs Anton Raphael
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Mengs Anton Raphael
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Mengs Anton Raphael
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Mengs Anton Raphael
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Mengs Anton Raphael
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Fu lui a condurre a Roma per un triennio (1741-44) il giovane Anton Raphael con le sue sorelle, anch’esse pittrici (una, Teresa Concordia, sposerà poi l’allievo e collaboratore di M Anton von Maron). Di questo soggiorno, reso possibile da una sovvenzione della corte e impiegato essenzialmente, sotto la guida di Marco Benefial, nello studio delle statue del Belvedere e delle Stanze di Raffello (gli esempi «più perfetti, benché i più difficili» dell’arte, come scriverà il suo biografo Gian Nicola d’Azara), sopravvivono scarse testimonianze (cfr. ad esempio il disegno Le arti piangono Raffaello, f.d. 1741: Londra, bm, derivato da un’incisione di Maratta). Tornato per due anni a Dresda, nonostante la giovanissima età M venne nominato pittore di corte: i suoi magistrali ritratti a pastello- Augusto III, Ritratto del padre, Autoritratto e altri, tutti a Dresda (gg) - non cedono ai migliori esempi di Rosalba Carriera e Quentin La Tour. Vi restò solo due anni; nel 1746 era di nuovo a Roma - dopo un itinerario che aveva toccato Venezia, Parma e Bologna - dove restò fino al 1749. Ancora a Dresda per un biennio, durante il quale eseguì, su incarico di Augusto III, Il sogno di Giuseppe e La vittoria della religione cristiana per la Hofkirche (1750), nel 1752 si stabili a Roma (dopo un soggiorno a Venezia nell’inverno del 1751), ufficialmente per dipingere a diretto contatto con i capolavori classici l’Ascensione per l’altar maggiore della Hofkirche, terminata però solo nel 1766, e subito fu accolto nell’Accademia di San Luca. Nel difficile ambiente romano («Non vidi altro che invidia - scrisse egli stesso più tardi - , le scuole divise in sètte, e Roma ridotta in un labirinto, in cui quasi necessariamente dovevo perdermi») M non tardò ad affermarsi ed entrò presto nella considerazione del cardinale Alessandro Albani, che lo segnalò al duca di Northumberland per la sua «galleria» di copie da Raffaello, Guido Reni e Annibale Carraci. A M venne affidata la copia della Scuola d’Atene (finita nel 1755: Londra, vam); gli altri pittori prescelti erano Baioni, Costanzi, Giaquinto, Pozzi e Agostino Masucci. Legato da amicizia profonda con Winckelmann, a Roma dal 1755 e bibliotecario del cardinale Albani, si ispirò alle sue teorie nel celebre Parnaso affrescato nella volta della galleria di Villa Albani (1761; disegno preparatorio a Vienna, Albertina), che rispetto ad opere precedenti - la Danzatrice greca ed il Filosofo per il marchese Croixmare (1755-56, perduti, noti per due grandi e finitissimi disegni preparatori oggi a Karlsruhe, kh), il Giudizio di Paride (1756 ca.: San Pietroburgo, Ermitage), Augusto e Cleopatra (Stourhead, Wiltshire; altra versione, profondamente modificata e di maggior «erudizione antiquaria» nell’ambientazione, a Vienna, Gall. Czernin); la Gloria di sant’Eusebio (1757) per l’omonima chiesa romana, condotta con la collaborazione di Maron e sua prima prova nel campo dell’affresco, ancora nel filone tardo-barocco delle volte dipinte - segna il deciso distacco del suo stile dalla tradizione pittorica cinque-seicentesca in favore di un raffaellismo depurato però da ogni naturalezza. Il carattere «cerebrale» e dottrinario di questo affresco lo impose come «pittorefilosofo », quasi in contrapposizione al «pittore-pittore» Batoni. Nello stesso 1761 M venne chiamato a Madrid da Carlo III, per il quale aveva eseguito (1760) una seconda versione, oggi al Prado, del Ritratto di Ferdinando IV bambino (Napoli, Capodimonte). Negli affreschi del Palazzo Reale di Madrid (Aurora; Apoteosi di Ercole, 1762-70, finiti durante il secondo soggiorno spagnolo dopo il 1774), M abbandonò il «quadro riportato» per attingere nuovamente, lontano dai condizionamenti teorici dell’amico Winckelmann, a un repertorio più libero, guardando al prediletto Correggio, a Sacchi e a Carlo Maratta, ed impostando la veduta di sott’in su, in singolare parallelismo con Domenico Corvi. In Spagna M eseguì numerose opere, tra le quali molti ritratti (ad esempio quelli, bellissimi, di Maria Luisa di Parma e di Carlo III,entrambi a Madrid, Prado); come direttore della Real Accademia di San Fernando svolse un ruolo importante nella formazione di Goya e della generazione più giovane dei pittori spagnoli (Bayeu, Maella, Vicente Lopez). Nel 1762 veniva inoltre pubblicato a Zurigo il suo trattato Gedanken über die Schönheit und über den Geschmack in der Malerei (Riflessioni sulla bellezza e sul gusto nella pittura, edito in Italia per la prima volta a Parma nel 1780 a cura di G. N. d’Azara con il titolo Opere di Antonio Raffaello Mengs primo pittore della Maestà di Carlo III).Nuovamente in Italia dal 1770, poi ancora a Madrid dal1774 (dove affrescò in Palazzo Reale l’Apoteosi di Traiano),infine a Roma dal 1777 alla morte, era ormai riconosciuto come il maggior pittore del suo tempo, il cui prestigio era contrastato dal solo Batoni. Di quest’ultimo decennio della sua attività si ricordano l’Allegoria della Storia (1772) per la camera dei papiri in Vaticano, l’Adorazione dei pastori (Madrid, Prado) e il Persea e Andromeda (San Pietroburgo, Ermitage). Considerato uno dei padri del neoclassicismo, M fu piuttosto il fautore di una «moralizzazione » della pittura secondo principi non nuovi nell’ambito romano (lo studio di Raffaello e delle sculture antiche); lo differenzia dai contemporanei Batoni e Corvi, oltre una minor ricchezza di qualità pittoriche, il carattere dottrinario e «filosofico» della sua opera che tuttavia, nonostante il ruolo che vi svolse l’estetica winckelmanniana, s’inserisce più nel filone del «goût grec» alla Luigi XV che non nella corrente che condurrà al neoclassicismo vero e proprio quale si manifesterà nell’ultimo quarto del secolo. Quale teorico e scrittore d’arte M dovette la sua fama, oltre che ai Gedanken über die Schönheit und über den Geschmack in der Malerei (Zurich 1762,1765,1774,1788; dedicati al Winckelmann), alla raccolta delle Opere (in italiano: Parma 1780, Bassano 1783, Roma 1787; in spagnolo: Madrid 1780 e 1797; in francese: Amsterdam 1781, Ratisbona 1782, Paris 1787; in tedesco: Halle 1787; in inglese: London 1796). M si dimostra critico finissimo e profondo conoscitore non solo dei «tre gran pittori» Raffaello, Correggio e Tiziano, ma, come dimostra soprattutto la Lettera a don Antonio Ponz sui quadri del Palazzo Reale di Madrid (1776), di tutta la moderna tradizione pittorica occidentale.
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