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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Banti Cristiano
MONOGRAFIE » Artisti dalla A alla F

 
   
FOTO PRESENTI 7
 
Contadine
Banti Cristiano
CONTADINE
Confidenze  16x30
Banti Cristiano
CONFIDENZE 16X30
Confidenze 16x30
  Ritorno dalla messa
Banti Cristiano
RITORNO DALLA MESSA
Ritorno dalla messa1865 ca. olio su tela cm. 38x46
In terrazza
Banti Cristiano
IN TERRAZZA
In terrazza
Bimbi al sole
Banti Cristiano
BIMBI AL SOLE
Bimbi al sole
Due contadine toscane
Banti Cristiano
DUE CONTADINE TOSCANE
Due contadine toscane - 1865 ca. Olio su tavola; cm 18x11
Galileo davanti all' inquisizione romana
Banti Cristiano
GALILEO DAVANTI ALL' INQUISIZIONE ROMANA
Galileo davanti all' inquisizione romana (1857).
   
Cristiano Banti A differenza degli altri macchiaioli, era nato da una agiata famiglia borghese e i suoi mezzi materiali erano stati poi ancora arricchiti per le due ville e le proprietà terriere lasciategli in eredità dalla marchesa Vettori. Fra il 1842 e il 1850 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Siena, allievo di Francesco Nenci.
Trasferitosi a Firenze attorno al 1855, entra a far parte del gruppo di artisti che frequentano il Caffè Michelangelo, e stringe amicizia in particolare con Signorini, Cecioni e Cabianca. Più tardi diverrà molto amico del giovane Boldini, che ritrasse lui e i suoi figli in una serie di deliziosi piccoli ritratti, oggi conservati nel lascito Banti alla Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze                                                                                                                                        Negli anni fra il 1855 e il '60 circa Cristiano Banti produsse dipinti nel dominante gusto del Romanticismo storico. Attratto dalle prime ricerche di macchia di Signorini e Cabianca, si converte alla pittura dal vero, e agli inizi del settimo decennio lo troviamo impegnato a lavorare con i due amici nel golfo della Spezia, col Cabianca a Montemurlo e poi a Piantavigne presso Castelfranco di Sopra, infine con Borrani, Signorini e Stanislao Pointeau nei dintorni di Montelupo                                                                                                                  .Nel 1861 assieme a Signorini e Cabianca compie un primo viaggio a Parigi, dove può studiare le opere di Decamps e visitare gli studi di Corot e di Troyon. I dipinti di Banti prediligono soggetti di vita contadina, animati per lo più da figure femminili, e progressivamente, anche per i numerosi contatti con la pittura europea (nel '75 Banti fu nuovamente a Parigi, nel '79 e ancora nell'87 a Londra) tendono a colorarsi di un vago e sentimentale simbolismo, mentre la tecnica pittorica diviene sempre più raffinata, moltiplicando i delicati tocchi del pennello e le finezze grafiche, e avvicinandosi ai modi del Costa e di certa pittura inglese, ma con un sentimento idillico del tutto personale .Non pressato da motivazioni economiche, e assai ipercritico nei riguardi della propria produzione, Banti espose raramente le proprie cose in mostre pubbliche. Fu appassionato collezionista e prezioso mecenate degli amici macchiaioli, ma anche di pittori di differenti orientamenti, come Fontanesi, De Nittis, Avondo e Bertea. Nel 1884 fu nominato professore dell'Accademia di belle Arti di Firenze e membro della commissione incaricata di riordinare gli Uffizi.
                                                                                          




Il Cecioni (nel suo profilo del Banti) parla di un quadro di lui in questi termini : "Le predone" è il titolo di un quadro sul quale il Banti lavora da tre anni circa. Le predone o facildonne, sono quelle donne che si danno far preda per la campagna, attaccandosi a qualunque cosa, alla legna, al grano, all'uva, all'olive, ai polli, ai tacchini anatre e agnelli, alle vanghe, alle zappe, rastrelli, infine a tutto ciò che capita sotto le loro mani. Sono ladre che sperperano abbattono e devastano, per aprirsi la via fra le macchie, le siepi, e i boschi; vanno a rubare con i carretti, e combattono a volte, pel difendere la preda fatta. Sono figure strane, fantastiche, vestite di toppe di mille colori per gli strappi continui che riportano nelle fughe fra le siepi e fra i boschi; camminano sospettose, voltano la testa ogni poco indietro per vedere se sono scoperte.  Questo è il momento scelto dal Banti e reso con grande evidenza. La fattura è insolitamente burrascosa, perché così richiesta dall'argomento; la sua incontentabilità è cagione di continui cambiamenti che ritardano il termine di questo interessantissimo lavoro' (Cecioni, 1905, p. 319-20),
Crediamo che il quadro descritto dal Cecioni sia da riconoscere in : Boscaiole (cai. S. Croce sull'Arno, 1969-70, tav. 44) Boscaiole (ivi,tav 46) Fascinaie ( Borgiotti 1964,tav 204); boscaiole (Cazzullo 1947. tav Xv)
Lo scritto del Cecioni apparve nell' 84 ; se dunque la nostra identificazione è giusta , il quadro fù cominciato dal Banti verso il 1881
Dice di lui Adriano Cecioni " E' alto e forte di statura, faccia che schizza salute da tutte le parti, fronte bassa , naso lungo e a punta, occhi piccoli, chiari e infossati;fuma più di un turco, gli amici per questo lo  chiamano  caminetto."...........ed ancora sulla controversia della macchia" Mentre alla macchia si faceva questa specie di opposizione, il Banti per meglio studiarla e intenderla, si procurò lo specchio nero, per mezzo del quale si vedeva più spiccata e più decisa;" La parte che il Banti ha avuto nel movimento rivoluzionario dell'arte non si limita ai lavori ed ai discorsi,  ma si è estesa fino a farsi una galleria .Quando gli altri infierivano contro gli studi e le ricerche di quegli artisti macchiaiuoli, Il Banti comprava qualche loro lavoro fino a comporre una galleria che conta: 3 quadri di Telemaco Signorini,3 di Giovanni Costa,6 di Serafino De Tivoli,3 di Vincenzo Cabianca,1 di Odoardo Borrani,5 tra quadri e studi di Giuseppe Abbati, 3 di Silvestro Lega,10 di Giovanni Fattori,1 di Giuseppe De Nittis,10 di Giovanni Fattori,8 di Giovanni Boldini, "La sua personalità consiste nel cercare , come suol dirsi, il pel nell'uovo,cioè di fare delle ricerche intime nel colore, nel chiaro scuro, nel rapporto e nel carattere; cerca le parti nella parte , senza pregiudicare la totalità.procede gradatamente dal bianco al nero, e risolve i suoi effetti servendosi di colori che stanno nel mezzo a questi due estremi, inclinando più verso i chiari che verso gli scuri.





 
 
 

 


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