Personalità poliedrica, Molteni, dopo gli studi di disegno a Brera e di restauro a Bologna, intraprese l'attività di pittore ritrattista e restauratore di dipinti antichi. Il suo studio milanese divenne una sorta di cenacolo dove si ritrovavano artisti e intellettuali tra cui Francesco Hayez, Pelagio Pelagi, Giovanni Migliara, Massimo d'Azeglio, Tommaso Grossi.
Conoscitore d'opere antiche ed esperto restauratore, Molteni diventò il consigliere e il conservatore delle raccolte private dei più importanti collezionisti milanesi, tra cui Gian Giacomo Poldi Pezzoli.
L'artista svolse la sua attività di conservatore e restauratore presso la Pinacoteca di Brera, della quale divenne prima Consigliere e poi Conservatore e infine Direttore: tra i suoi maggiori interventi ricordiamo il restauro de "Lo sposalizio della Vergine" di Raffaello (del quale realizzò anche una copia, oggi conservata al Museo Poldi Pezzoli). Fu anche a Londra, dove operò come restauratore alla National Gallery.
Molteni fu anche ritrattista d'enorme successo: effigiò gli esponenti dell'aristocrazia milanese (oltre ai Poldi Pezzoli, i Trivulzio, i Belgiojoso), della politica e della cultura (Gioacchino Rossini, Giuditta Pasta) e Alessandro Manzoni. Quest'ultimo ritratto è esposto accanto a quello di Francesco Hayez, amico dell'artista e suo ideale rivale. Da questo confronto è possibile notare le differenti interpretazioni e sfumature psicologiche attribuite al grande scrittore dai due artisti: mentre Hayez mira ad esaltare la statura morale del personaggio assorto nei suoi pensieri, Molteni pone l'accento sulla dimensione eroica e dichiaratamente romantica, raffigurandolo all'aperto, sullo sfondo della campagna lombarda.
La popolarità di Molteni si diffuse anche all'estero: fu chiamato a Parma per ritrarre Maria Luigia e a Vienna dove lavorò per gli Asburgoò.
L'artista fu apprezzato per la facilità pittorica e la minuziosa attenzione verso i particolari: si specializzò nel ritratto ambientato o borghese che sostituì, nelle preferenze della committenza, quello di stampo classico. Nel ritratto ambientato la descrizione del personaggio è affidata, oltre alla puntuale resa della fisionomia, alla descrizione accurata dell'ambiente, delle vesti e degli oggetti personali che indicano il temperamento, le doti morali, la funzione civile e la condizione sociale del soggetto dipinto: il ritratto viene così ad assumere un significato sociale, in termini d'affermazione e di prestigio.
La crescente attenzione verso i particolari della vita quotidiana, portò Molteni a dedicarsi, a partire dagli anni Quaranta, alla pittura di genere, della quale ci ha lasciato notevoli esempi, tra cui "La Predizione", una scena di genere particolarmente apprezzata per la compresenza di personaggi di diversa estrazione sociale e per la capacità dell'artista di individuare puntualmente la condizione delle due donne attraverso la descrizione attenta del loro aspetto. Le scene di genere, tra cui ricordiamo anche la fortunata serie degli "Spazzacamini", nonostante il sentimentalismo, denotano un intento didascalico consono alle idee espresse al tempo da pensatori come Pietro Selvatico e Carlo Tenca, assertori di una pittura intesa come studio degli affetti, dei costumi e delle abitudini e con intenti moraleggianti.
L'esposizione si articola in nove sezioni, ospitate nei due musei: l'articolazione del percorso mira a ricostruire la personalità di Molteni, contestualizzandola nell'ambiente socio-culturale del tempo e sottolineandone l'importante ruolo svolto in veste di conservatore del patrimonio artistico del capoluogo lombardo.
Le settanta, opere esposte, provengono per la maggior parte da collezioni private e la mostra è un'occasione pressoché unica per poterle ammirare.
L'esposizione è accompagnata da un importante catalogo, curato da Fernando Mazzocca, che presenta oltre ad un profilo dell'artista e della vita culturale milanese, anche un primo elenco ragionato della sua
originale produzione.