Max Liebermann nacque in una famiglia di religione ebraica. Studiò a
Berlino e a
Weimar, poi, attratto dalle innovazioni della pittura francese, dal
1873 al
1878 soggiornò a
Parigi; tornato in
Germania, si stabilì dapprima a
Monaco poi a
Berlino.
In questi anni non fu l'
impressionismo a richiamare la sua attenzione, quanto il
realismo di
Gustave Courbet e di
Jean-François Millet, di cui apprezzò particolarmente il messaggio sociale.
Le sue opere del periodo raffigurano realisticamente contadini e proletari, interni di ospedali, di ospizi e di orfanotrofi, con uno stile incisivo e diretto, in un cromatismo vigoroso.
Queste opere provocarono inizialmente scandalo nella
Germania del tempo; ma grazie alla loro forza pittorica riuscirono infine ad imporsi.
Intorno al
1890 Liebermann comprese l'importanza dell'impressionismo francese e si avvicinò allo stile di
Edouard Manet e di
Edgar Degas, cominciando anche a collezionarne i quadri.
La sua tavolozza si rischiara e aumenta il numero dei colori, anche se la costruzione spaziale resta legata saldamente a strutture naturalistiche.
L'influenza dell'impressionismo è notevole: alla luminosità e alle sfumature dei toni si affiancano la ricerca del movimento e la nuova eleganza della pennellata.
In questi anni i suoi temi preferiti sono scene di vita borghese e ritratti, grazie ai quali a
Berlino divenne famoso: gli anni degli scandali sono finiti e la sua arte, meno innovatrice e socialmente più conformista, si rifà al conformismo ottocentesco.
Nel
1890 divenne membro dell'accademia, ma nel
1899, in polemica con i ristretti orizzonti della pittura del suo paese, fu tra i promotori, insieme a
Lovis Corinth e
Max Slevogt, della
Secessione berlinese, di cui fu a lungo presidente.
Nel
1920 divenne presidente dell'accademia prussiana delle arti.
Nel
1933, con l'ascesa al potere di
Adolf Hitler e con la conseguente politica antisemita, cominciarono le persecuzioni
naziste contro di lui: dopo che gli fu proibito di dipingere e dopo che l'accademia decise di non esporre più quadri di ebrei, fu costretto a dimettersi e fu incluso tra i rappresentanti dell’arte degenerata.
Morì a
Berlino l'
8 febbraio 1935