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FOTO PRESENTI 14 |
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA INCONORAZIONE DELLA VERGINE
1474 circa assisi santa Maria deglo Angeli), e al trittico per Santa Maria degli Angeli ad Assisi - con l'Incoronazione della Vergine al centro, la Stigmatizzazione di san Francesco e San Gerolamo penitente ai lati, e una predella con I1Annunciazione, la Natività e l' Adorazione dei magi
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Della Robbia Andrea
ANDREA DELLA ROBBIA INCONORAZIONE DELLA VERGINE
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA RITRATTO DI GIOVANE DONNA
1465-70 firenzze Museo Nazionale del bargello
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA MADONNA COL BAMBINO TRA I SANTI COSMA E DAMIANO
1466 firenze museo della Misericordia Francesco Sassetti, committente nel 1466 della pala con la Madonna col Bambino fra i santi Cosma e Damiano per la propria cappella nella Badia fìesolana (Firenze, museo della Misericordia), che si presenta innovativa nella struttura di "tavola quadra all'antica" con predella e timpano, finora adottata soltanto nei dipinti. I documenti attestano l'esecuzione di altre opere importanti, purtroppo perdute, come il sepolcro del vescovo di Tournai Guillaume II Fillastre, spedito nel 1469-1470 a Saint-Omer, di cui rimangono alcuni frammenti, e come la "testa" destinata a Federigo Gonzaga nominata in una lettera del 28 giugno 1471, non rintracciata.
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA RITRATTO DI FANCIULLO
1475 ca firenze museo nazionale del Bargello
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA L'ASSUNTA
l'assunta che dona la cintola a San tommaso fra i santi gregorio francesco e Bonavventura 1481
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA CROCIFISSIONE
Crocifissione fra angeli con la madonna, san giovanni, i santi Francesco e Ger
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA GLI EVANGELISTI
Luca . Matteo, Marco e Giovanni 14991 Prato S.Maria delle Carceri
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA INCONTRO TRA SAN FRANCESCO E SAN DAMIANO
1493-1496 Emblematica di questa nuova fase espressiva appare la decorazione del portico dello spedale di San Paolo dei Convalescenti, posto di fronte alla chiesa fiorentina di Santa Maria Novella. La partecipazione robbiana, databile fra il 1493 e il 1496, comprese sette medaglioni con Santi francescani e, sul portale della chiesa, una lunetta ad altorilievo con l'Incontro tra san Francesco e san Domenico, allusivo alla conciliazione fra i due ordini auspicata dal vescovo di Firenze sant'Antonino e, in quegli anni, sostenuta dal Savonarola. L'invetriatura assume in quest'opera una variegata policromia naturalistica che, unita alla caratterizzazione fisionomica attenta e sensibile, conferisce alle immagini un'espressività diretta e immediata e un'intonazione vigorosa e drammatica di efficacia popolare che ben si accorda ai dettami artistici del Savonarola, sostenitore di un'arte al servizio della fede. La lunetta con l'abbraccio affettuoso tra san Francesco e san Domenico sembra così rispecchiare gli intimi sentimenti religiosi di Andrea e dei figli, sensibili alle richieste di una religiosità riformata sostenuta dall'ordine francescano e ora ripresa con accenti apocalittici nelle prediche del domenicano Savo-narola del quale - come ricorda il Vasari - «furono sempre quei Della Robbia molto devoti», al punto da unirsi alle fila dei "piagnoni" come molti altri artisti e intellettuali della cerchia laurenziana.
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA SAN GIOVANNI E SAN SEBASTIANO
San Giovanni e San Sebastiano e paliotto con Cristo in pietà fra la Madonna e San Giovanni Montevarchi museo della collegiata di San lorenzo
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA MADONNA COL BAMBINO E ANGELI
1504 -5
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA MADONNA COL BAMBINO O DEGLI ARCHITETTI
1475 firenze museo nazionale dedl bargello commissionata dall'Arte dei maestri di pietra e legname (Firenze, Museo nazionale del Bargello), riassuntiva delle diverse formule iconografiche da lui proposte nel decennio precedente: il tabernacolo ha infatti forma centinaia, chiuso da una cornice decorata su tre lati da un fregio floreale uscente da vasi biansati e, sul lato inferiore, dai simboli della corporazione committente. Al centro, la Madonna a tre quarti di figura, seduta su un faldistorio secondo l'effigie proposta nei contemporanei rilievi marmorei di Antonio Rossellino e di Mino da Fiesole; il Bambino, stante, è sulla destra della madre - come di consueto nei lavori di Andrea -mentre dall'alto scende la colomba dello Spirito santo inviata dalle mani del Padre eterno ad affermare il mistero dell'Incarnazione, cui assistono volti di sorridenti cherubini aggettanti dall'imbotte. Il pittoricismo di Andrea si rivela nello sfondo del cielo con nubi striate di chiaro, nelle carni tenere accarezzate dalla luce del corpo del Bambino modellato con cura affettuosa, nell'espressione comunicativa, dolce e malinconica di Maria, presaga della triste sorte del figlio.
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA SAN FRANCESCO
1475 circa assisi Santa Maria degli Angeli
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Della Robbia Andrea
DELLA ROBBIA ANDREA NATIVITà
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Andrea Della Robbianacque il 20 ottobre 1435 da monna Antonia e da Marco di Simone, lanaiolo. Dopo la precoce scomparsa della madre (1444) la famiglia si trasferì (1446) nella grande casa di via Guelfa con lo zio Luca, che lì impiantò la sua bottega adottando i sei nipoti quando anche Marco morì prematuramente (1448). Dallo zio, Andrea imparò l'arte della scultura e i segreti della ceramica, in un apprendistato che diventò fruttuosa collaborazione forse non priva di una precoce autonomia se, già nel 1455, egli ricevette la commissione da parte di Bartolomeo Serragli per una Madonna destinata probabilmente alla villa fiesolana di Giovanni di Cosimo de' Medici, finora non identificata.
La mancanza di opere autografe rende difficile caratterizzare l'attività iniziale di Andrea, confusa con quella matura di Luca anche per le precise richieste dei committenti, orientati all'acquisto di repliche di temi e composizioni celebri, particolarmente adatte alla devozione domestica. Gli esordi di Andrea potranno così essere rintracciati in diverse copie eseguite a calco di prototipi celebri di Luca come le Madonne del tipo "dell'Impruneta" o "di Rovezzano", e in alcune interpretazioni di opere dello zio, riconoscibili per "sigle" ricorrenti: la posizione del Bambino sulla destra della madre e la pittura delle iridi di giallo dorato, che ci appaiono firme esplicite del suo intervento. Contemporaneamente, Andrea collaborava con lo zio nelle imprese più complesse e importanti affrontate dalla bottega ed è pertanto ipotizzabile il suo intervento nella ricca decorazione della cappella Pazzi in Santa Croce (1445-1470 circa) e nell'edicole di Santa Maria all'Impruneta, presso Firenze (1445-1468).
Nel 1458 Andrea si immatricolò "intagliatore" all'Arte dei maestri di pietra e legname, consapevole della raggiunta autonomia poteva così rispondere in prima persona alle committenze, sempre più numerose per il successo crescente dell'invetriatura, soppiantando gradualmente lo zio che, di età avanzata, era intento a completare il lavoro alla Sagrestia delle messe del Duomo fiorentino, affidatagli nel 1445 ma a lungo trascuratao e rinviato. Così, sebbene la bottega sia ancora gestita da Luca, che può partecipare ai lavori in fase progettuale o modellando soltanto alcune parti, nel settimo decennio emergono i caratteri autonomi di Andrea, in un gruppo di opere spesso commissionate da importanti personaggi della cerchia medicea, già estimatori di Luca, come Jacopo Pazzi, per cui Andrea sembra eseguire il grande stemma (Firenze, palazzo Serristori) o come Francesco Sassetti, committente nel 1466 della pala con la Madonna col Bambino fra i santi Cosma e Damiano per la propria cappella nella Badia fìesolana (Firenze, museo della Misericordia).
I numerosi lavori eseguiti rendono Andrea, intorno al 1470, protagonista della bottega familiare, ed intanto, ampliava notevolmente la gamma dei soggetti realizzati, così da eseguire lavori per una committenza vasta, religiosa e laica: gruppi statuari; stemmi araldici; tabernacoli eucaristici; ritratti di bambini di nobili famiglie, come quello ora al Bargello; teste all'antica inserite in clipei; rivestimenti per pareti e volte e mattonelle pavimentali, come le ambrogette esagonali per la cappella di Santa Fina nella collegiata di San Gimignano (1475 circa), decorate con un disegno più volte riproposto, desunto da un tappeto orientale presente nelle raccolte medicee; e soprattutto un consistente numero di Madonne col Bambino in bassorilievo, per la devozione privata. Alla classica austerità delle Madonne di Luca, Andrea sostituisce l'affettuosità , sottolinea la vitalità del Bambino e l'affascinante bellezza virginale della Madonna, mostra il riverbero splendente di un cielo mattutino solcato da nubi e animato da angeli e cherubini,. E comunque, in tutte le sue opere, Andrea preferirà una narrazione ricca di pathos, strutture più elaborate e ornate, come le sculture di Antonio Rossellino e del Verrocchio, o le pitture di Filippino Lippi, del Perugino e poi di fra Bartolomeo, in un aggiornamento linguistico e culturale estraneo agli interessi dello zio. Al 1475 risale la prima opera di Andrea documentata con sicurezza, la Madonna col Bambino (o degli architetti) commissionata dall'Arte dei maestri di pietra e legname (Firenze, Museo nazionale del Bargello).
La religiosità affabile e la propensione narrativa e colloquiante presenti nei rilievi di Andrea, volte a ricercare un coinvolgimento emotivo e sentimentale che attraesse ed educasse il devoto spettatore, appariva particolarmente adatta a illustrare gli orientamenti della spiritualità e dell'estetica francescana, e proprio nelle chiese e nei conventi dell'ordine trovarono idonea collocazione numerose opere eseguite dalla bottega robbiana nell'ottavo e nono decennio del Quattrocento, dalla pala con l'Incoronazione della Vergine per la basilica dell'Osservanza a Siena (1474 circa), al gruppo di due statue raffiguranti l'Annunciazione per la stessa sede (1475-1480), all'effigie di San Francesco e al trittico per Santa Maria degli Angeli ad Assisi (con l'Incoronazione della Vergine al centro, la Stigmatizzazione di San Francesco e San Gerolamo penitente ai lati, e una predella con I1Annunciazione, la Natività e l' Adorazione dei magi), ai lavori per la pieve di Santa Fiora sull'Armiata (un trittico che riprende l'iconografia di quello assisiate, un rilievo per il battistero, un pulpito e altri arredi), alla ricca serie di sette tavole invetriate per il monastero della Verna. Delle sette, la più antica è l'Annunciazione della cappella Niccolini nella Chiesa maggiore, in cui Andrea adotta semplificazioni e arcaismi formali. Diverso il tono dell'Adorazione per la cappella Brizi (1479) in cui il naturalismo descrittivo incontra i semplici sentimenti della devozione popolare, sollecitata dalla predicazione francescana. Ancora per la Verna, Andrea esegue per la cappella delle Stimmate, l'imponente Crocifissione fra angeli, con la Madonna, San Giovanni, i Santi Francesco e Gerolamo e, per l'altare maggiore della Chiesa inferiore, la tavola con l'Assunta che dona la cintola a San Tommaso fra i Santi Gregario, Francesco e Bonaventura, in cui si propongono soluzioni formali che torneranno più volte nella produzione della bottega.
Le opere per i periferici siti francescani evidenziano la qualità specifica delle terracotte robbiane di potersi bene adattare in località montane, «umide e fredde», «dove niuna pittura neanche pochissimi anni si sarebbe conservata», a detta del Vasari, così da perdere efficace lettura e venerabilità; rispetto alle sculture marmoree, gli invetriati avevano inoltre il pregio di poter essere facilmente trasportati in pezzi e assemblati sul posto, così da permettere lunghi viaggi, come testimonia l'invio a Militello presso Catania, nel 1487, di una complessa tavola narrativa con la Natività con angeli e nello sfondo I1Annuncio ai pastori, con predella raffigurante la Pietà tra i dodici apostoli; e quello di alcuni anni successivo (1502) in Inghilterra di un Compianto di Cristo composto da ben otto figure purtroppo non rintracciate. Le qualità caratteristiche dell'invetriatura resero ben presto tale tecnica privilegiata anche per l'esecuzione degli stemmi nobiliari presenti sui palazzi pretori della Toscana, produzione divenuta sempre più intensa a partire dagli anni Settanta, tanto che il Vasari potè indicare nella proprietà di resistenza agli agenti atmosferici («non le potesse offendere né acqua né vento») il movente principale dell'invenzione di Luca, che in realtà aveva applicato la nuova tecnica soltanto a interni, quindi con diverso fine espressivo.
Se le opere di Andrea sembravano così rispondere alle istanze della devozione popolare e gli invetriati venivano ad acquistare valenze funzionali per le destinazioni periferiche - in quanto economici, trasportabili e duraturi -, contemporaneamente non perdevano l'originario prestigio presso il ceto eminente della Firenze laurenziana. In questo senso appaiono esemplari gli interventi nel brunelleschiano spedale degli Innocenti, che comprendono l'inserimento (1487) dei dieci medaglioni con Trovatelli in fasce negli oculi in pietra del portico e la lunetta con l'Annunciazione per l'altare della cappella Del Pugliese, a coronamento della pala di Piero di Cosimo (1493). Altrettanto importante è la decorazione per la basilica di Santa Maria delle Carceri a Prato, eretta in forme neobrunelleschiane da Giuliano da Sangallo: nei medaglioni con gli Evangelisti collocati nei pennacchi della cupola, Andrea adotta una nuova complessità formale che rimanda alla pittura coeva di Filippino Lippi. Legate al gusto laurenziano e agli intensi scambi diplomatici e culturali promossi dal Magnifico con Alfonso II d'Aragona furono anche l'esecuzione delle numerose teste clipeate raffiguranti Eroi aragonesi giunte a Napoli nel 1492 per ornare la villa di Poggioreale, la decorazione della cappella Tolosa in Sant'Anna dei Lombardi e i pavimenti invetriati eseguiti per Poggioreale e per Castel Capuano, lavori in gran parte perduti.
A soddisfare le tendenze di un pubblico ricco, interessato a rendere magnifiche le dimore private gareggiando per sfarzo e ornamenti, nell'ultimo ventennio del secolo si intensificò la produzione di ambrogette per rivestimenti di pareti, volte e impiantiti; prodotti cui si aggiunse l'invenzione di nuove tipologie: vasi decorativi di gusto classicistico e canestri con frutta che sembravano alludere alla "dovitia" della casa, lavabo, fonti battesimali, nicchie, mensole, specchiere, si unirono infatti alla consueta produzione di stemmi, cibori, tabernacoli eucaristici e alle sempre più numerose realizzazioni di rilievi con Madonne, spesso replicati a stampo in numerosi esemplari, come la Madonna "di Boccadirio", la Madonna "del cuscino", le piccole Adorazione con l'Eterno fra cherubini e Adorazione "dei gigli", il cui successo è attestato dalle riproposte otto-novecentesche delle manifatture Ginori e Cantagalli.
Si moltipllcarono anche le pale d'altare realizzate da Andrea con la collaborazione della numerosa bottega, in cui agivano almeno cinque dei dodici figli avuti dal matrimonio con Giovanna di ser Lorenzo Paoli, che talvolta usavano assemblare parti calcate da composizioni precedenti o lavorare alle nuove a più mani, in un clima di collaborazione in cui i ruoli si intrecciavano, rendendo assai difficile riconoscere l'entità dei diversi interventi.
Negli anni Novanta il clima di accesa spiritualità alimentato a Firenze dalla presenza carismatica del Savonarola investì anche l'arte dei Della Robbia, da sempre sensibili alle esigenze di un rinnovamento morale e religioso. Il rigore devozionale indusse Andrea a superare la narratività delle precedenti opere e inaugurare l'ultimo decennio del secolo con composizioni rarefatte, semplificate, animate da figure rigide avvolte in vesti castigate e dalle fisionomie stereotipe, analoghe a quelle dipinte dal Perugino e poi da fra Bartolomeo. Emblematica di questa nuova fase espressiva appare la decorazione del portico dello spedale di San Paolo dei Convalescenti, posto di fronte alla chiesa fiorentina di Santa Maria Novella. La partecipazione robbiana, databile fra il 1493 e il 1496, comprese sette medaglioni con Santi francescani e, sul portale della chiesa, una lunetta ad altorilievo con l'Incontro tra san Francesco e san Domenico, allusivo alla conciliazione fra i due ordini auspicata dal vescovo di Firenze sant'Antonino e, in quegli anni, sostenuta dal Savonarola. L'invetriatura assume in quest'opera una variegata policromia naturalistica che, unita alla caratterizzazione fisionomica attenta e sensibile, conferisce alle immagini un'espressività diretta e immediata e un'intonazione vigorosa e drammatica di efficacia popolare che ben si accorda ai dettami artistici del Savonarola, sostenitore di un'arte al servizio della fede. La lunetta con l'abbraccio affettuoso tra san Francesco e san Domenico sembra così rispecchiare gli intimi sentimenti religiosi di Andrea e dei figli.
Emblematica di questa nuova fase espressiva appare la decorazione del portico dello spedale di San Paolo dei Convalescenti, posto di fronte alla chiesa fiorentina di Santa Maria Novella. La partecipazione robbiana, databile fra il 1493 e il 1496, comprese sette medaglioni con Santi francescani e, sul portale della chiesa, una lunetta ad altorilievo con l'Incontro tra san Francesco e san Domenico, allusivo alla conciliazione fra i due ordini auspicata dal vescovo di Firenze sant'Antonino e, in quegli anni, sostenuta dal Savonarola. L'invetriatura assume in quest'opera una variegata policromia naturalistica che, unita alla caratterizzazione fisionomica attenta e sensibile, conferisce alle immagini un'espressività diretta e immediata e un'intonazione vigorosa e drammatica di efficacia popolare che ben si accorda ai dettami artistici del Savonarola, sostenitore di un'arte al servizio della fede. La lunetta con l'abbraccio affettuoso tra san Francesco e san Domenico sembra così rispecchiare gli intimi sentimenti religiosi di Andrea e dei figli.
Testimonianza di questa svolta stilistica è la decorazione della cappella della Reliquia del latte di Maria nella collegiata di San Lorenzo a Montevarchi (1495-1500): in un tempietto simile a quelli realizzati da Luca nella chiesa dell'Impruneta sono ospitati rilievi con figure severe, ricoperte da austeri panneggi di lana pesante, circondati da una decorazione semplificata fin quasi alla povertà compositiva e cromatica. Altrettanto rappresentativa è la pala in San Bernardino all'Aquila, centro dell'Osservanza, nella quale ben ventotto personaggi rappresentano la Resurrezione di Cristo tra santi e l'Incoronazione della Vergine, in una scena gremita e affollata, con figure raggelate nella compostezza formale, facilmente leggibili e comprensibili dal pubblico con la chiarezza didascalica di un'illustrazione xilografica, a suggerire un percorso di elevazione spirituale attraverso i dolori del vivere terreno.
Numerosi sono anche, in questo periodo, i gruppi di Pietà, un tema particolarmente caro alla predicazione savonaroliana per la drammaticità e il coinvolgimento emotivo che suscita: il Cristo morto è disteso sulle ginocchia dell'esangue Maria, sostenuto da san Giovanni e dalla Maddalena, cui talvolta si uniscono altre figure dolenti, secondo una iconografia diffusa anche nella pittura fiorentina coeva, derivata dalle pale del Perugino per la chiesa fiorentina di San Giusto alle Mura (ora agli Uffizi) e per il convento di Santa Chiara (Firenze, Galleria Palatina).
I cambiamenti stilistici di Andrea furono comunque apprezzati dai critici del tempo. All'aprirsi del nuovo secolo, infatti, la bottega di Andrea continuava a ricevere commissioni di notevole prestigio che testimoniano il persistente successo delle suppellettili invetriate sia in ambienti sacri che profani. Tra il 1504 e il 1505 Andrea eseguì la lunetta con Madonna col Bambino e angeli per il portale del duomo di Pistoia e il relativo imbotte rivestito con lacunari a ghirlande. Poco dopo, fra il 1507 e il 1508, realizzò le lunette per i tre portali di Santa Maria della Quercia a Viterbo, importante centro di predicazione della congregazione di San Marco, ai cui principi sembrano improntate l'imponenza rigida e austera e la semplificazione arcaizzante delle figure, che ricordano quelle dipinte contemporaneamente dal domenicano fra Bartolomeo.Analoghi accostamenti alla pittura fiorentina legata al convento savonaroliano si riscontrano nella tavola eseguita nel 1507 per la chiesa di San Francesco a Montalcino (ora nel locale Museo civico).Nei primi due decenni del secolo l'intensa attività della bottega produsse numerose tavole, rilievi e sculture a tutto tondo: l'autografia di queste opere va esaminata e discussa individualmente per la gestione collettiva, prima ricordata, della bottega. Andrea era sempre attivo, ma preferiva partecipare alle commissioni più prestigiose oppure a quelle maggiormente legate alle sue convinzioni religiose. Fra queste, il Presepe collocato nel 1515 nel convento domenicano di Santa Maria Maddalena a Pian del Mugnone: le tre figure rimaste testimoniano il vigore e l'afflato devozionale che sostenevano l'ottuagenario maestro, fedele come in passato agli orientamenti artistici e culturali del convento di San Marco.
Andrea morì a Firenze il 4 agosto 1525 dopo una vita estremamente longeva e operosa, in cui realizzò, a detta del Vasari, «molte, anzi infinite opere»: per sua espressa volontà le esequie vennero officiate nella chiesa di San Marco e la sepoltura posta nella tomba di famiglia in San Pier Maggiore accanto alle spoglie di Luca, zio e maestro e inventore di quella invetriatura da Andrea mutata e accresciuta nei significati e negli intenti espressivi.
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